Sedici paesi hanno deciso che decine di funzionari di Mosca dovranno andarsene entro sette giorni. Il Cremlino annuncia di volere rispondere all'azione congiunta e accusa Londra di essere "ipocrita e zeppa di pregiudizi"
Azione coordinata di 14 paesi europei, Canada e Stati Uniti contro Mosca: le ritorsioni diplomatiche a seguito del caso di Sergei Skripal, ex spia russa transfuga nel Regno Unito avvelenata insieme alla figlia Yulia con un agente nervino, si allargano oltre i confini della Gran Bretagna con oltre cento espulsioni di diplomatici del Cremlino. Che annuncia di rispondere alla scelta dei 16 Paesi con misure “speculari di rappresaglia” e aggiunge che Londra ha assunto una posizione “ipocrita e zeppa di pregiudizi”. “L’atto non amichevole da parte di questo gruppo di paesi non rimarrà senza risposta. Reagiremo”, si legge in un comunicato del ministero degli Esteri. “Il Cremlino – ha detto il portavoce di Putin Dmitri Peskov – studierà ora la situazione: il ministero degli Esteri sottoporrà le sue proposte più avanti”.
Se infatti il Regno Unito nelle scorse settimane aveva già deciso l’espulsione di 23 diplomatici, oggi arriva l’attuazione di quanto già deciso dal Consiglio europeo del 22 e 23 marzo scorso: in segno di solidarietà con Londra. Italia, Olanda, Danimarca e Albania hanno deciso di espellere due diplomatici del Cremlino, mentre Germania, Francia, Repubblica ceca e Polonia hanno annunciato l’espulsione di quattro ciascuno. A Varsavia, poi, Marek W., un funzionario pubblico impiegato in uno dei ministeri incaricati degli affari economici, tra cui quello dell’energia è stato arrestato in quanto sospettato di collaborare con i servizi segreti della Federazione Russa. Secondo la National Security Agency l’uomo – si legge sui media – avrebbe mantenuto contatti con i funzionari dei servizi segreti russi, fornendo loro informazioni su investimenti di importanza cruciale per l’interesse della Polonia, in particolare sul dossier North Stream 2.
Fuori dall’Ucraina invece 13 funzionari di Mosca, come riferito dal presidente ucraino Petro Poroshenko, 3 in Lituania, uno in Lettonia, Norvegia e Svezia. Dagli Usa invece Donald Trump ha ordinato l’espulsione di 60 diplomatici di Mosca – di cui 12 dell’Onu e 48 dipendenti dell’ambasciata a Washington – e la chiusura del consolato russo di Seattle, per via della sua vicinanza con una base di sottomarini e con siti industriali di Boeing. La Casa Bianca sottolinea che i provvedimenti sono stati adottati in coordinamento con gli alleati della Nato e i partner Usa nel mondo. E anche il Canada ha deciso di espellere altri 4 funzionari. Tutti gli espulsi in tutti i Paesi hanno una settimana di tempo per andarsene.
E il governo britannico esulta per l’azione congiunta dei 16 Paesi, dal ministro degli Esteri Boris Johnson a quello della Difesa Gavin Williamson. “La straordinaria risposta internazionale dei nostri alleati – ha detto Johnson – rappresenta la più grande espulsione collettiva di agenti dell’intelligence russa nella storia e ci aiuterà a difendere la nostra sicurezza. La Russia non può violare impunemente le norme internazionali”.
Today’s extraordinary international response by our allies stands in history as the largest collective expulsion of Russian intelligence officers ever & will help defend our shared security. Russia cannot break international rules with impunity
— Boris Johnson (@BorisJohnson) March 26, 2018
Tusk: “L’Europa non esclude altre espulsioni” – A chiarire il senso della decisione congiunta in Europa è stato il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk. “Come seguito” di quanto deciso al vertice Ue della settimana scorsa, in risposta all’attacco di Salisbury “oggi già 14 Stati membri hanno deciso di espellere diplomatici russi“, ha spiegato Tusk, aggiungendo che “altre espulsioni non sono da escludere nei prossimi giorni e settimane”. “Restiamo critici nei confronti delle azioni” di Mosca, ma nonostante questo, ha aggiunto, “oggi noi europei, assieme ai russi, piangiamo le vittime del tragico rogo nella Siberia occidentale“, ha aggiunto Tusk, che oggi si trova a Varna (Bulgaria), assieme al presidente della Commissione europea Jean Claude Juncker per un vertice col presidente turco Erdogan. Se Matteo Salvini e Giorgia Meloni sono contrari alla misura, pieno sostegno all’iniziativa congiunta della Ue arriva anche da parte della Danimarca. “Appoggiamo pienamente i nostri amici britannici come fa l’Ue”, ha riferito il ministro degli esteri danese Anders Samuelsen, aggiungendo che la risposta danese è “eccezionale” dal momento che il paese “non ha mai espulso diplomatici russi in precedenza per incidenti in altri paesi”. Il ministro degli Esteri francese, Jean-Yves Le Drian, ha riferito che la Francia ha “notificato oggi alle autorità russe la nostra decisione di espellere dal territorio francese quattro impiegati russi con status diplomatico”.
Sul fronte Usa, invece, l’ambasciatrice americana all’Onu, Nikki Haley ha spiegato che “la decisione del presidente Donald Trump dimostra che le azioni della Russia hanno delle conseguenze. Al di là del comportamento destabilizzante della Russia in tutto il mondo, come la sua partecipazione alle atrocità in Siria e le sue azioni illegali in Ucraina – ha continuato -, ora ha usato un’arma chimica entro i confini di uno dei nostri più stretti alleati”. Haley ha poi sottolineato che “qui a New York, Mosca usa le Nazioni Unite come un rifugio sicuro per attività pericolose all’interno dei nostri confini. Oggi, gli Stati Uniti e molti dei nostri amici stanno inviando un messaggio chiaro, ossia che non tollereremo la loro cattiva condotta”.