Un centinaio di diplomatici russi espulsi da Usa, Europa e Canada. Ben due dall’Italia. Sono addirittura 14 gli Stati membri della Ue ad aver preso per adesso il provvedimento “come seguito” di quel che si è deciso al vertice Ue della settimana scorsa. Il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk ha asserito che “altre espulsioni non sono da escludere nei prossimi giorni e settimane”. Che dire? Incommentabile, si sarebbe a tutta prima indotti a pensare.

La vergogna di questa situazione – tragica, ma non seria – sta tutta nel fatto che, more solito, la talassocrazia neoleviatanica del dollaro comanda e le sue servili colonie cadavericamente obbediscono. E la monarchia del dollaro, lo sappiamo, ha già da sempre deciso che la Russia di Vladimir Putin è un nemico: lo ha stabilito da ben prima della vicenda della spia. E ora, da anni, cerca il casus belli. Putin dittatore, la spia, i brogli elettorali, il mancato rispetto dei diritti umani, et similia. Mille invenzioni dell’Occidente a guida statunitense per attaccare, presto o tardi, la Russia di Putin. La cui colpa è da ravvisarsi nell’essere uno Stato sovrano e non disposto a piegare dinanzi al nuovo ordine mondiale del Washington consensus. Putin, a differenza dei suoi due ridicoli predecessori, ha detto no: e rinnova ogni giorno questo no agli Usa, che vorrebbero annientare la Russia, farne una colonia tra le tante, dissolvere lo spazio post-sovietico e rioccuparlo. Ci provano con rivoluzioni colorate e fenomeni da baraccone (Pussy Riots, Femen, ecc.), con colpi di Stato paranazisti (Ucraina, 2014) e con la peggior propaganda. Ma, per ora, la Russia eroicamente resiste. E speriamo vivamente che seguiti a farlo, di modo che sia garantito quel multipolarismo che già Immanuel Kant in “Per la pace perpetua” indicava come di gran lunga preferibile al dominio di un’unica “monarchia universale”.

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