Mark Zuckerberg si compra intere pagine di giornale per scusarsi e rassicurare gli utenti di Facebook. Chi si è commosso per il beau geste, freni le lacrime e pensi che le vistose e costose inserzioni pubblicitarie sono state pagate con i soldi guadagnati mettendo a frutto le informazioni che abbiamo direttamente o indirettamente riversato su quel social network.

La vicenda, apparentemente conclusa (e solo perché sui fogli dell’informazione nuovi eventi hanno conquistato titoli e occhielli), in realtà sta cominciando proprio ora a rivelare elementi ogni giorno più gustosi.

L’ultima storia a saltar fuori riguarda la conferma che Facebook raccoglie e conserva i meta dati dei “log” (il registro di bordo…) delle chiamate e dei messaggi di testo di milioni di utenti che adoperano dispositivi (smatphone e tablet) con sistema operativo Androids. Se chi usa iPhone si stropiccia le mani per la soddisfazione di essersela scampata in virtù del software di base iOS, c’è da ammettere che questa nuova constatazione non è rassicurante.

Un tizio, preoccupato per il brutto affare di Cambridge Analytica, ha deciso di approfondire la questione andando a scaricare i dati che Facebook aveva stoccato sul suo conto. Un’operazione facile, proprio alla portata di tutti, che richiede solo una manciata di clic e un pochino di pazienza (chi fosse curioso e si volesse cimentare, può cominciare proprio da qui).

Questo ragazzo neozelandese, al secolo Dylan McKainz, ha appreso tra l’altro che Facebook aveva registrato data, ora, durata e interlocutore delle chiamate telefoniche da lui effettuate negli ultimi anni. Il giovanotto ha generosamente reso partecipi della sua sventura tutti i cibernauti, pubblicando su Twitter uno stralcio dell’elenco delle telefonate intercorse tra lui e il compagno della madre.

Gli uffici di Facebook domenica si sono affrettati a pubblicare un post sulle pagine della loro “newsroom.fb.com”, precisando che il social network non fa nulla che non sia stato autorizzato dall’utente. L’acquisizione dell’elenco delle chiamate e degli sms non avviene senza il consenso dell’interessato, ma è da mettere in diretta relazione con le impostazioni che l’utente ha fissato per utilizzare le applicazioni Messenger e Facebook Lite sugli apparati Android.

Chi leggendo queste poche righe si è già fatto venire il mal di pancia e non vede l’ora di andare a verificare la propria situazione, guardi di buon occhio le intenzioni di Facebook. Il comunicato stampa dell’azienda che gestisce il colossale social network, infatti, sottolinea che “questa funzione ti aiuta a trovare e stare connesso con le persone a cui tieni di più e ti consente di avere le migliori esperienze adoperando Facebook”.

L’affettuoso slancio dell’azienda nei nostri confronti sarebbe tale da far sì che la registrazione dei dati in questione venga impostata per default. Infatti – a dispetto della dichiarazione di Facebook secondo la quale “le persone devono espressamente accordare il proprio consenso all’utilizzo di questa funzione” – il mio ex collega (era anche lui ufficiale, ma della Marina) Sean Gallagher, reporter del magazine online Ars Technica, avrebbe osservato che l’utente non veniva avvisato dell’automatismo né riceveva alcuna informazione a proposito di quel che stava per toccare in sorte.

Come andrà a finire e cos’altro salterà fuori? La risposta è nel vento canterebbe Bob Dylan, ma forse è più adatta la strofa di Lucio Battisti “lo scopriremo solo vivendo”.

Vorrei continuare a trattare l’argomento ma mi accorgo che già state pensando ad altro e avete una gran fretta di dare un’occhiata al vostro account Facebook.

Effettivamente anche io vorrei dare una controllatina

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