Il gip di Catania Nunzio Sarpietro ha accolto la richiesta della procura distrettuale di Catania e ritiene che sussista soltanto quello di immigrazione clandestina
Il reato ipotizzato per la ong ProActiva Open Arms era quello di associazione per delinquere finalizzata all’immigrazione clandestina. Perché secondo l’accusa c’era la volontà di portare via mare i migranti in Italia anche violando legge e accordi internazionali. Ma il gip di Catania Nunzio Sarpietro ha accolto la richiesta della procura distrettuale di Catania: ha confermato il sequestro della nave della ong spagnola, che era arrivata a Pozzallo lo scorso 17 marzo con 215 migranti a bordo, ma si è dichiarato incompetente ritenendo non sussistere il reato di associazione per delinquere ma soltanto quello di immigrazione clandestina a carico di Ana Isabel Montes, capo missione della ong e Marc Reig Creus, comandante dell’imbarcazione.
Venendo meno l’accusa di associazione a delinquere e rimanendo in piedi solo l’accusa di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina ai sensi dell’articolo 1 comma 3 della legge 286/98 la competenza territoriale passa alla Procura di Ragusa. E Catania, a differenza di Ragusa, è procura distrettuale ed è competente per i reati associativi. Il procuratore di Ragusa Fabio D’Anna non ha voluto commentare la decisione del Gip del Tribunale di Catania Nunzio Sarpietro. “Prima fatemi leggere gli atti”, ha detto D’Anna. E’ probabile che a seguire il caso dell’Open Arms sia il sostituto Monica Monego.
“Finalità della ong? Portare i migranti dalla Libia in Italia ad ogni costo” – Il gip di Catania, nel decreto che convalida il sequestro della nave, scrive che gli indagati “hanno manifestato la precisa volontà di portare i migranti solo nel territorio dello Stato Italiano e, in particolare, in Sicilia, disattendendo volutamente tutte le indicazioni e disposizioni impartite dalle autorità superiori, preposte alla direzione delle operazioni di salvataggio”. Per il giudice “l’attività di trasporto dei migranti e cittadini extracomunitari svolta, rappresenta un segmento concretamente decisivo per consentire ai predetti l’illegale ingresso nel territorio dello Stato Italiano”. “I dati fattuali parlano chiaro e dimostrano – prosegue il gip che ha trasmesso il fascicolo a Ragusa per competenza, visto che l’associazione a delinquere che aveva fatto ‘scattare’ la competenza della Procura etnea è venuta meno – come lo stesso comandante della Motonave Open Arms, nonostante le indicazioni impartitegli, non abbia voluto mai prendere contatti con le autorità maltesi in base a una sua autonoma considerazione, che invece occorreva verificare in concreto, circa la indisponibilità delle dette autorità ad accogliere i migranti”.
“In realtà, queste sue considerazioni – aggiunge – e tutta la condotta degli inquisiti tradiscono la loro vera finalità, che è quella di portare i migranti dalla Libia in Italia ad ogni costo; al punto tale che, almeno per quanto risulta dagli atti, non vi è stata alcuna richiesta alle autorità maltesi per effettuare un tentativo di raggiungere in tempi più rapidi un Pos nell’Isola dei Cavalieri, disobbedendo non solo alle disposizioni impartite dallo stesso Stato spagnolo, ma anche dalle autorità italiane“. “Dimostrandosi con ciò – spiega – che per gli indagati solo i porti italiani, e quelli siciliani in particolare, rappresentano l’obiettivo da raggiungere; un approdo, cioè, cui tutti i migranti ambiscono di arrivare, nella quasi certezza che i porti spagnoli e quelli di diversi altri Paesi che si affacciano sul Mediterraneo, non siano così aperti come quelli nostri”.