C’è stata l’acclamazione, ma la parola rimanda subito all’assemblea dei parlamentari che portò in trionfo il nome di Romano Prodi come candidato alla presidenza della Repubblica. Ma alla fine il Pd ha individuato i suoi capigruppo senza spaccarsi, almeno pubblicamente: alla Camera guiderà il raggruppamento (il terzo dopo M5s e Lega) il ministro uscente Graziano Delrio, braccio destro di Matteo Renzi fin dall’inizio alla scalata del partito nella “squadra dei sindaci” e però abbastanza forte da dimostrarsi indipendente dalle logiche di corrente; al Senato, invece, il gruppo del Pd (quarto dopo M5s, Fi e Lega) sarà Andrea Marcucci, fedelissimo dell’ex segretario, primatista di dichiarazioni a ogni ora in suo sostegno. Tutte le dichiarazioni appaiono più sospiri di sollievo che non esplosioni di euforia. E’ un “segnale di squadra”, rimarca il reggente del partito, Maurizio Martina, per “costruire il rilancio del Pd”, accelera un po’. “Una soluzione autorevole e prestigiosa” commenta Andrea Orlando, limitandosi però al solo Delrio. “Delrio è una figura che unisce, non spacca e garantisce equilibrio” conferma Dario Franceschini.
Di sicuro si possono già dire alcune cose. Innanzitutto, a conti fatti, Matteo Renzi – forte di 32 senatori su 54 e una settantina di deputati su 111 – è uscito tutt’altro che sconfitto da questo passaggio che ha il suo significato anche per i rapporti con gli altri gruppi parlamentari, soprattutto nelle prossime settimane di consultazioni. Un’ultima prova di forza per l’ex leader, forse di resistenza: di fatto la dimostrazione che non si fa niente senza passare da lui. E’ verosimile che la differenza di personalità delle due figure elette a Montecitorio e a Palazzo Madama – più dialogante Delrio, “duro e puro” Marcucci – ha a che vedere anche con i numeri: i renziani al Senato sono più forti e hanno potuto “forzare” puntando sull’eventuale conta finale; alla Camera la scelta del ministro serve a tenere insieme i vari pezzi del gruppo senza strappi. Come si vede, sono tutte scelte più a tutela del partito – che ancora è frastornato dalla inaudita sconfitta elettorale – che non strategiche, con un’idea chiara del futuro prossimo. Se non l’opposizione, appunto, com’è stato ripetuto tante volte.
Anche gli altri partiti hanno eletto i propri capigruppo. Il M5s ha eletto anche formalmente Giulia Grillo alla Camera e Danilo Toninelli al Senato, come da prima indicazione avvenuta giorni fa. La svolta più “radicale” appare così quella di Forza Italia che come annunciato ha eletto come propri capigruppo due ex ministre: Mariastella Gelmini alla Camera e Anna Maria Bernini al Senato. Per la Lega, invece, lo stesso ruolo sarà ricoperto da Giancarlo Giorgetti, vicesegretario del Carroccio. Al Senato è riconfermato il capogruppo della legislatura precedente, Gianmarco Centinaio. Fratelli d’Italia saranno guidati da Fabio Rampelli alla Camera (anche lui uscente) e Stefano Bertacco al Senato, che nella scorsa legislatura era subentrato al posto di Elisabetta Alberti Casellati, all’epoca eletta componente laico del Csm. Nel centrodestra ora la partita principale sarà capire se le delegazioni al Quirinale per le consultazioni saranno unite o separate. “Ne dobbiamo parlare, vedremo nei prossimi giorni”, la butta in corner la Gelmini.
Infine i gruppi misti di entrambe le Camere. Al Senato è confermata, come nella scorsa legislatura, Loredana De Petris – rieletta con Liberi e Uguali, che conta altri 3 senatori -, mentre i suoi vice saranno Riccardo Nencini (Psi, eletto nella coalizione di centrosinistra) e Maurizio Buccarella, eletto con il M5s ma già da espulso per via della questione dei rimborsi. Anche alla Camera il capogruppo del Misto sarà di Liberi e Uguali: è l’ex senatore di Mdp Federico Fornaro. Il suo compito sarà più delicato perché i componenti del Misto a Montecitorio sono 36: 14 di Liberi e Uguali, 5 ex M5s (cioè eletti ed espulsi), 4 di Noi con l’Italia (che contrariamente al Senato non è stata inglobata in Forza Italia), 4 delle Minoranze linguistiche, 3 di +Europa, 2 ciascuno di Insieme e di Civica Popolare ed uno rispettivamente del Movimento degli italiani all’estero e Unione Sudamericana Emigrati Italiani, entrambi eletti ovviamente all’estero.
Politica
Pd, Delrio e Marcucci capigruppo: il partito “si arrocca” (e Renzi la spunta). Forza Italia sceglie Gelmini e Bernini
Martina tira un sospiro di sollievo: l'elezione avvenuta per acclamazione. Svolta a favore di due donne dentro il partito di Berlusconi. De Petris e Fornaro (Liberi e Uguali) guideranno i due gruppi misti
C’è stata l’acclamazione, ma la parola rimanda subito all’assemblea dei parlamentari che portò in trionfo il nome di Romano Prodi come candidato alla presidenza della Repubblica. Ma alla fine il Pd ha individuato i suoi capigruppo senza spaccarsi, almeno pubblicamente: alla Camera guiderà il raggruppamento (il terzo dopo M5s e Lega) il ministro uscente Graziano Delrio, braccio destro di Matteo Renzi fin dall’inizio alla scalata del partito nella “squadra dei sindaci” e però abbastanza forte da dimostrarsi indipendente dalle logiche di corrente; al Senato, invece, il gruppo del Pd (quarto dopo M5s, Fi e Lega) sarà Andrea Marcucci, fedelissimo dell’ex segretario, primatista di dichiarazioni a ogni ora in suo sostegno. Tutte le dichiarazioni appaiono più sospiri di sollievo che non esplosioni di euforia. E’ un “segnale di squadra”, rimarca il reggente del partito, Maurizio Martina, per “costruire il rilancio del Pd”, accelera un po’. “Una soluzione autorevole e prestigiosa” commenta Andrea Orlando, limitandosi però al solo Delrio. “Delrio è una figura che unisce, non spacca e garantisce equilibrio” conferma Dario Franceschini.
Di sicuro si possono già dire alcune cose. Innanzitutto, a conti fatti, Matteo Renzi – forte di 32 senatori su 54 e una settantina di deputati su 111 – è uscito tutt’altro che sconfitto da questo passaggio che ha il suo significato anche per i rapporti con gli altri gruppi parlamentari, soprattutto nelle prossime settimane di consultazioni. Un’ultima prova di forza per l’ex leader, forse di resistenza: di fatto la dimostrazione che non si fa niente senza passare da lui. E’ verosimile che la differenza di personalità delle due figure elette a Montecitorio e a Palazzo Madama – più dialogante Delrio, “duro e puro” Marcucci – ha a che vedere anche con i numeri: i renziani al Senato sono più forti e hanno potuto “forzare” puntando sull’eventuale conta finale; alla Camera la scelta del ministro serve a tenere insieme i vari pezzi del gruppo senza strappi. Come si vede, sono tutte scelte più a tutela del partito – che ancora è frastornato dalla inaudita sconfitta elettorale – che non strategiche, con un’idea chiara del futuro prossimo. Se non l’opposizione, appunto, com’è stato ripetuto tante volte.
Anche gli altri partiti hanno eletto i propri capigruppo. Il M5s ha eletto anche formalmente Giulia Grillo alla Camera e Danilo Toninelli al Senato, come da prima indicazione avvenuta giorni fa. La svolta più “radicale” appare così quella di Forza Italia che come annunciato ha eletto come propri capigruppo due ex ministre: Mariastella Gelmini alla Camera e Anna Maria Bernini al Senato. Per la Lega, invece, lo stesso ruolo sarà ricoperto da Giancarlo Giorgetti, vicesegretario del Carroccio. Al Senato è riconfermato il capogruppo della legislatura precedente, Gianmarco Centinaio. Fratelli d’Italia saranno guidati da Fabio Rampelli alla Camera (anche lui uscente) e Stefano Bertacco al Senato, che nella scorsa legislatura era subentrato al posto di Elisabetta Alberti Casellati, all’epoca eletta componente laico del Csm. Nel centrodestra ora la partita principale sarà capire se le delegazioni al Quirinale per le consultazioni saranno unite o separate. “Ne dobbiamo parlare, vedremo nei prossimi giorni”, la butta in corner la Gelmini.
Infine i gruppi misti di entrambe le Camere. Al Senato è confermata, come nella scorsa legislatura, Loredana De Petris – rieletta con Liberi e Uguali, che conta altri 3 senatori -, mentre i suoi vice saranno Riccardo Nencini (Psi, eletto nella coalizione di centrosinistra) e Maurizio Buccarella, eletto con il M5s ma già da espulso per via della questione dei rimborsi. Anche alla Camera il capogruppo del Misto sarà di Liberi e Uguali: è l’ex senatore di Mdp Federico Fornaro. Il suo compito sarà più delicato perché i componenti del Misto a Montecitorio sono 36: 14 di Liberi e Uguali, 5 ex M5s (cioè eletti ed espulsi), 4 di Noi con l’Italia (che contrariamente al Senato non è stata inglobata in Forza Italia), 4 delle Minoranze linguistiche, 3 di +Europa, 2 ciascuno di Insieme e di Civica Popolare ed uno rispettivamente del Movimento degli italiani all’estero e Unione Sudamericana Emigrati Italiani, entrambi eletti ovviamente all’estero.
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Sana'a, 15 mar. (Adnkronos) - Gli attacchi aerei non scoraggeranno i ribelli yemeniti, i quali risponderanno agli Stati Uniti. Lo ha scritto sui social Nasruddin Amer, vice capo dell'ufficio stampa degli Houthi, aggiungendo che "Sana'a rimarrà lo scudo e il sostegno di Gaza e non la abbandonerà, indipendentemente dalle sfide".
"Questa aggressione non passerà senza una risposta e le nostre forze armate yemenite sono pienamente pronte ad affrontare l'escalation con l'escalation", ha affermato l'ufficio politico dei ribelli in una dichiarazione alla televisione Al-Masirah.
In un'altra dichiarazione citata da Ynet, un funzionario Houthi si è rivolto direttamente a Trump e a Netanyahu, che "stanno scavando tombe per i sionisti. Iniziate a preoccuparvi per le vostre teste".
Damasco, 15 mar. (Adnkronos) - L'esplosione avvenuta nella città costiera siriana di Latakia ha ucciso almeno otto persone. Lo ha riferito l'agenzia di stampa statale Sana, secondo cui, tra le vittime della detonazione di un ordigno inesploso, avvenuta in un negozio all'interno di un edificio di quattro piani, ci sono tre bambini e una donna. "Quattordici civili sono rimasti feriti, tra cui quattro bambini", ha aggiunto l'agenzia.
Sana'a, 15 mar. (Adnkronos) - Almeno nove civili sono stati uccisi e nove feriti negli attacchi statunitensi su Sanaa, nello Yemen. Lo ha dichiarato un portavoce del ministero della Salute guidato dagli Houthi su X.
Washington, 15 mar. (Adnkronos) - "Sono lieto di informarvi che il generale Keith Kellogg è stato nominato inviato speciale in Ucraina. Il generale Kellogg, un esperto militare molto stimato, tratterà direttamente con il presidente Zelensky e la leadership ucraina. Li conosce bene e hanno un ottimo rapporto di lavoro. Congratulazioni al generale Kellogg!". Lo ha annunciato su Truth il presidente degli Stati Uniti Donald Trump.
Washington, 15 mar. (Adnkronos) - "Oggi ho ordinato all'esercito degli Stati Uniti di lanciare un'azione militare decisa e potente contro i terroristi Houthi nello Yemen. Hanno condotto una campagna implacabile di pirateria, violenza e terrorismo contro navi, aerei e droni americani e di altri paesi". Lo ha annunciato il presidente americano Donald Trump su Truth. Senza risparmiare una stoccata all'ex inquilino della Casa Bianca, il tycoon aggiunge nel suo post che "la risposta di Joe Biden è stata pateticamente debole, quindi gli Houthi sfrenati hanno continuato ad andare avanti".
"È passato più di un anno - prosegue Trump - da quando una nave commerciale battente bandiera statunitense ha navigato in sicurezza attraverso il Canale di Suez, il Mar Rosso o il Golfo di Aden. L'ultima nave da guerra americana ad attraversare il Mar Rosso, quattro mesi fa, è stata attaccata dagli Houthi più di una decina di volte. Finanziati dall'Iran, i criminali Houthi hanno lanciato missili contro gli aerei statunitensi e hanno preso di mira le nostre truppe e i nostri alleati. Questi assalti implacabili sono costati agli Stati Uniti e all'economia mondiale molti miliardi di dollari, mettendo allo stesso tempo a rischio vite innocenti".
"L'attacco degli Houthi alle navi americane non sarà tollerato - conclude Trump - Utilizzeremo una forza letale schiacciante finché non avremo raggiunto il nostro obiettivo. Gli Houthi hanno soffocato le spedizioni in una delle più importanti vie marittime del mondo, bloccando vaste fasce del commercio globale e attaccando il principio fondamentale della libertà di navigazione da cui dipendono il commercio e gli scambi internazionali. I nostri coraggiosi Warfighters stanno in questo momento portando avanti attacchi aerei contro le basi, i leader e le difese missilistiche dei terroristi per proteggere le risorse navali, aeree e di spedizione americane e per ripristinare la libertà di navigazione. Nessuna forza terroristica impedirà alle navi commerciali e navali americane di navigare liberamente sulle vie d'acqua del mondo".
Whasington, 15 mar. (Adnkronos) - Funzionari statunitensi hanno affermato che gli attacchi aerei contro l'arsenale degli Houthi, gran parte del quale è sepolto in profondità nel sottosuolo, potrebbero durare diversi giorni, intensificandosi in portata e scala a seconda della reazione dei militanti. Lo scrive il New York Times. Le agenzie di intelligence statunitensi hanno lottato in passato per identificare e localizzare i sistemi d'arma degli Houthi, che i ribelli producono in fabbriche sotterranee e contrabbandano dall'Iran.
Washington, 15 mar. (Adnkronos) - Funzionari statunitensi hanno detto al New York Times che il bombardamento su larga scala contro decine di obiettivi nello Yemen controllato dagli Houthi - l'azione militare più significativa del secondo mandato di Donald Trump - ha anche lo scopo di inviare un segnale di avvertimento all'Iran. Il presidente americano - scrive il quotidiano Usa- vuole mediare un accordo con Teheran per impedirgli di acquisire un'arma nucleare, ma ha lasciato aperta la possibilità di un'azione militare se gli iraniani respingono i negoziati.