Servivano 33 voti per approvare il Documento di programmazione economico e finanziaria 2018-2020 e il governo del centrodestra ha fallito l'obiettivo, fermandosi a quota 32. In giornata il governatore aveva dovuto registrare le dimissioni dell'assessore ai Beni culturali Vittorio Sgarbi, il secondo a lasciare in due mesi dopo Vincenzo Figuccia
Trentadue voti su 65. Ne servivano 33 per approvare il Documento di programmazione economico e finanziaria 2018-2020 e il governo di Nello Musumeci ha fallito l’obiettivo. L’aula è stata subito sospesa ed è stata convocata la conferenza dei capigruppo. Pd e M5s hanno votato contro. “Se il presidente crede di non essere in grado di governare questa Regione, si dimetta – il commento del capogruppo del Pd Giuseppe Lupo – anche alla luce della bocciatura del Defr, il presidente valuti serenamente la situazione: non fa bene alla Sicilia avere un governatore che un giorno sì e uno no, ripete di non avere una maggioranza”.
“Se pensate che mi voglia consegnare ostaggio di qualcuno, scordatevelo – aveva detto il presidente della Regione eletto dal centrodestra, rivolgendosi all’aula – se serve un confronto facciamolo qui in aula alla luce del sole, ma se qualcuno pensa che io prima di entrare in aula debba passare dal capo-corrente di turno per avere il suo voto, scordatevelo. Non avrei alcuna difficoltà a restituire la parola ai siciliani. Non intendo perdere la mia dignità“.
“È stato un dibattito in parte serio e in parte fortemente demagogico, è il segnale evidente di un’aria di inquietudine in quest’aula – ha detto Musumeci – pensare che il peso della responsabilità debba cadere solo sul presidente e sul governo, è un atteggiamento del tutto sbagliato”. Musumeci aggiunge: “Ho rispetto per il ruolo delle opposizioni, ma qui non si può giocare al ‘tanto peggio tanto meglio’, qui ognuno di noi è chiamato a dare risposte”. E la risposta è arrivata.
L’aria a palazzo dei Normanni è inquieta da tempo. Lunedì l’assemblea si era dovuta confrontare con la norma “cancella soprintendenze” e oggi il governatore ha dovuto registrare le dimissioni del secondo assessore in due mesi, dopo quelle di Vincenzo Figuccia. “Consegno oggi la lettera al mio capo di gabinetto, non voglio avere alcun rapporto con Musumeci che è un gran maleducato”, ha annunciato Vittorio Sgarbi, responsabile dei Beni culturali. “Ogni rapporto politico e umano con Musumeci è interrotto definitivamente, non ho intenzione di parlare con lui dopo che non ha risposto al mio invito”.
Sgarbi ha mostrato ai cronisti i messaggi che ha inviato dal suo telefonino al presidente della Regione per invitarlo all’incontro con i finanziatori interessati al progetto del tempio G: tre sms ai quali Musumeci non ha risposto. Nell’ultimo sms Sgarbi ha scritto a Musumeci: “La tua maleducazione resterà nella mia memoria”. Poche ore dopo, tuttavia, il critico ha fatto il suo ingresso a sorpresa in sala d’Ercole e si è seduto nei banchi del governo, accanto all’assessore al Turismo Sandro Pappalardo, prima di scambiare uno sguardo con Musumeci, seduto due poltrone più in là.
“E’ la conseguenza delle scelte fatte – commenta Giancarlo Cancelleri, leader dell’opposizione a Palazzo dei Normanni – con la spartizione delle poltrone tra i partiti della coalizione. Il risultato? Alcuni assessori come Mariella Ippolito (con delega alla Famiglia, ndr) che non ha capito le emergenze che ruotano attorno al suo assessorato, a partire dai disabili“. Per il leader a Cinque Stelle “si naviga a vista e questo determina un immobilismo e una paralisi che la Sicilia non si può permettere. Si facciano i documenti contabili con tre o quattro priorità come i fondi per i disabili e quelli per i Comuni, si lavori a una legge elettorale frutto di un lavoro condiviso in Parlamento e poi si torni al voto entro l’anno”.