di Luca Tufano
In questi giorni si fa un gran parlare attorno a due iniziative del Movimento 5 stelle, una riconducibile al movimento nel suo insieme, ovvero l’elezione dei presidenti delle Camere, e una seconda relativa al neoeletto presidente della Camera, Roberto Fico.
Aver dato, responsabilmente, i propri voti per eleggere il Presidente del Senato, dopo aver evitato che un condannato – Paolo Romani – fosse eletto in quella carica, fa del 5 stelle il partito dell’inciucio, del Grillusconi, con espressioni ginecologiche ardite come quella di Maurizio Martina, secondo il quale il M5S, avendo votato la Maria Elisabetta Alberti Casellati, avrebbe “perso la verginità”. Coloro che oggi puntano il dito con particolare veemenza contro Luigi Di Maio sono gli stessi che, qualora il M5S si fosse opposto ad altri nomi, avrebbero gridato ai quattro venti che il Movimento era il solito partito dello sfascio, del tanto peggio tanto meglio, dell’irresponsabilità etc.
I mercati ci guardano, c’è il Def, l’Europa non aspetta e tante altre espressioni, assai care ai “responsabili”, sono di colpo svanite, mentre si sottolinea la rapidità “sospetta” con cui si sono eletti questi due presidenti, alludendo poi polemicamente a innominabili accordi di governo. Per la serie: qualsiasi cosa fai, sbagli. Ovviamente se sei un 5Stelle.
Ma sanno fare anche di meglio. L’onorevole Roberto Fico rinuncia all’indennità prevista per il suo ruolo, si sposta con mezzi pubblici per recarsi sul nuovo posto di lavoro, e lo fa sapere urbi et orbi. Ora, è evidente che vi sia una buona dose di propaganda in tutto questo, e che alcune fotografie che lo ritraggono sui bus siano uno strumento in tal senso. Ma la notizia, in un Paese in cui quasi tutti arraffano il più possibile all’interno delle istituzioni, dovrebbe essere un’altra. Ovvero che l’onorevole Fico, primo nella storia della Repubblica italiana che io ricordi, ha rinunciato totalmente ai privilegi previsti dal suo incarico di Presidente della Camera. Ma, anche in questo caso, per coprire di ridicolo e cercare maldestramente di nascondere la vera notizia, si invadono i giornali e i social di commenti puerili di “rosiconi” che sottolineano che Fico oggi prende l’autobus ma nel 2017 preferiva il taxi (che sempre un mezzo pubblico è). Come se l’elemento significativo fosse questo e non la discontinuità, certamente ostentata, con costumi politici diametralmente opposti. Tutto legittimo, per carità, auto blu, indennità etc, ma qui siamo di fronte ad un altro tipo di messaggio che in un Paese come il nostro dovrebbe balzare all’occhio immediatamente.
Non solo. Qui siamo di fronte alla desueta e “démodé” coerenza, cioè a quella cosa che ti fa parlare in un modo e poi agire di conseguenza, ovvero l’opposto dell’ipocrisia e del doppiopesismo a cui ci hanno abituato i politici, non a caso indicati come “casta”. Fico ha fatto una cosa lineare quanto controcorrente: ha annunciato nel suo discorso di insediamento un taglio dei costi della Camera e poi ha agito di conseguenza, riducendo le spese di diretta competenza. Questo è il fatto, la notizia. Propaganda? Anche, indubbiamente. Ma direi propaganda meritata visto che, se questo atteggiamento durerà per tutto il corso del suo mandato, Fico condurrà una vita decisamente più austera di quella che il suo incarico gli avrebbe consentito di condurre legittimamente.
Dalle parti del Pd sono tutti così intenti a ironizzare sul presidente “francescano” che va in giro con l’autobus, che nemmeno si rendono conto, tanto sono inebetiti dalle convenzioni della politica, che così facendo si comportano come i principali megafoni della propaganda 5S. Un po’ come quando in campagna elettorale, credendo di calare un asso contro Di Maio, fecero in modo che ogni italiano sapesse dei 23,4 milioni di euro versati al fondo microcredito dai 5S che si erano tagliati metà dello stipendio.
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