Come mai tutta questa ossessione per la vostra vita privata? Siete forse degli agenti segreti con licenza di uccidere? Facebook mi controlla i dati o i metadati, oddio, che orrore!
Ma fatemi il piacere, continuate a pubblicare foto delle vostre metapizze, dei vostri metafigli , delle vostre metafrequentazioni, delle vostre insulse metavacanze con sfondo di metatramonti da metacartolina stucchevole, sui mezzi pubblici o in treno. Non fate altro che sbrodolare ad alta voce i vostri attimini, i vostri cinemini, i vostri appuntamentini, avete una vita privata da burletta rancida, avete una interiorità da barzelletta, di che cosa avete paura?
Ritenetelo un onore che qualcuno si interessi ai vostri gusti, Facebook non fa altro che nobilitare il vostro vuoto e lo fa spiandovi. Ma forse vi capisco, vi vergognate, siete consapevoli di avere una vita privata innocua, slavata, insapore, senza spessore, siete quelli che dicono “attimino” e non vi ho mai sentito pronunciare la parola abisso. Certo non basta dire “abisso” per essere profondi, prima di pronunciarlo bisogna averlo conosciuto, prima di respirare bisogna annegare e vivere il paradosso della propria profondità. Parole sprecate, lo so.
Con tutti questi codici segreti e queste password che affollano la vostra vita, avete l’illusione di essere tutti dei piccoli 007 da fermata d’autobus o delle Mata Hari da prendi tre e paghi due al supermercato. Invece siete insulsi, ed è questo che vi brucia.
Cercate di avere una vita degna di essere spiata, analizzata, frugata o trafugata!
Quando vivrete l’abisso e i suoi mostri, quando l’umano splendore delle vostre contraddizioni sarà scintilla di vita e stupore, allora i dati o metadati di Facebook vi faranno solo sorridere, la parola privacy si sarà dissolta al sole, porterete sotto il cielo il vostro mistero in piena luce, il vostro telefonino con i suoi dati violabili sarà solo il residuo spastico di una vita passata, la vita in cui andavate al cinemino e dopo a mangiarvi la pizzina, trafitti da tutti i vostri attimini da pubblicare sui social.
Chi vive nella verità non ha paura di essere spiato, chi vive l’abisso non può essere spiato, diventa inafferrabile, sfuggente ed elettrico come una murena psichica. Invece per ora siete tutti dei tonni in scatola e vi ferite con un grissino o un attimino. Ed è giusto che Facebook vi faccia paura, ve la meritate questa paura d’accatto, è una paura commisurata a quello che siete.
Io sono nato spiato, è il mio cervello che mi controlla da quando respiro, ho uno stalker cerebrale che mi perseguita, nella mia materia grigia ci sono smeraldi di coscienza ferita, mascelle di squalo si aprono continuamente nella mente e creano varchi ossei dove filtra l’ignoto, che cosa volete che possa farmi l’occhio vitreo di Mark Zuckerberg?
Ve lo dico io: il solletico. Fatevi spiare: non avete nulla ma proprio nulla da nascondere. Ed è questa la vostra tragedia.