Entrambi i leader tirano in ballo, direttamente o indirettamente, il Partito democratico. Che però - almeno a sentire il presidente uscente Orfini - si è tirato fuori: "
Si sentono, si vedranno, si accusano. Il Truman show del rapporto tra Matteo Salvini e Luigi Di Maio si arricchisce di un nuovo capitolo, anche questo pubblico: il botta e risposta sui numeri per fare un governo. Anzi, “sul numero”, al singolare. Perché sia il leader pentastellato che quello del Carroccio insistono sul 50, ovvero i voti che mancherebbero al centrodestra per avere una maggioranza di governo. La sintesi della complicatissima partita per la formazione di una maggioranza è uno scambio di “auguri” al vetriolo. A dare il via a botta e risposta tra i due candidati premier, lontani dal clima pacifico delle telefonate costanti della scorsa settimana per la trattativa sulle presidenze delle Camere, è stato il segretario leghista questa mattina dalle colonne del Corriere: “Il Pd ha perso, sarebbe davvero bizzarro che una forza che si vuole rivoluzionaria si facesse stampellare dagli sconfitti. Se Di Maio vuole governare col Pd, auguri”. Un concetto ribadito – con numeri a corredo – nel pomeriggio: “Ma da solo Di Maio dove va…Voglio vederlo trovare 90 voti in giro, che dalla sera alla mattina si convincono. E poi 50 voti sono molti meno di 90″ ha detto Salvini, parlando con i giornalisti in Transatlantico in Senato. Non si è fatta attendere la replica del leader 5 Stelle. Su Twitter, con toni e numeri identici e tanto di auguri finali: “Salvini dice che gli bastano 50 voti. Vuole fare il governo con i 50 voti del Pd di Renzi in accordo con Berlusconi? Auguri!”.
Tra i due litiganti, il Pd – almeno ufficialmente – si tira fuori. Le parole sono del presidente uscente Matteo Orfini, il mezzo è sempre il social network (ancora Twitter), il tono beffardo: “Ragazzi, scusate se interrompo il vostro affettuoso corteggiamento… – scherza l’esponente dem – Ma coi voti del Pd non farete alcun governo perché i nostri parlamentari staranno all’opposizione. Buon proseguimento”. Una posizione, quella di Orfini, che ricalca la linea ribadita in giornata dal reggente del partito Maurizio Martina. “Noi piano B dei 5 Stelle? Ma quando mai – ha detto l’ex ministro dell’Agricoltura – Basta con questi piano B, C, D: come Pd siamo concentrati sul rilancio del partito e della nostra proposta politica. Per il resto, è confermato ciò che abbiamo stabilito ogni volta che abbiamo riunito i nostri organi dirigenti: siamo all’opposizione“. Un concetto ribadito anche dal neo capogruppo dem alla Camera Graziano Delrio: “I voti del Pd non sono a disposizione. Decidiamo noi” ha detto l’ex ministro riferendosi alla diatriba a distanza tra Salvini e Di Maio. In un’intervista a Democratica, il capogruppo del Pd al Senato Andrea Marcucci ha detto di essere convinto che “Salvini e Di Maio alla fine troveranno un accordo, quando avranno risolto la primaria collocazione delle poltrone da attribuire. Gli elettori ci hanno mandato all’opposizione – ha aggiunto – ed inoltre il programma giallo–verde è totalmente in antitesi con il nostro. Non vedo alcun spazio di ‘trattativa’ con il Pd”.