Dopo giorni e giorni di attente analisi e osservazioni, ho finalmente compreso la finissima strategia politica di Matteo Renzi e dunque del Pd: il rosicamento. Chi ancora fa appelli per un accordo tra M5S e Pd, e sapete che io non li ho mai fatti, spera l’impossibile. E non è il caso.

A oggi il Pd è ancora pressoché interamente renziano e non può esserci accordo tra grillini e renziani: sono due mondi inconciliabili. Credo poi che, se fosse chiesto alla base del Pd (ammesso che una “base” ancora esista) se vuole o no un accordo con Di Maio, la maggioranza direbbe no. Chi ancora vota Pd è in larga parte renziano, mentre chi era possibilista nei confronti dei 5 Stelle si è già spostato e ormai li vota (infatti sono passati dal 40 abbondante al 18 stitico in neanche quattro anni). Sarebbe certo giusto chiedere agli iscritti cosa fare, ma ritengo che – in maniera del tutto lecita, s’intende – risponderebbero così: “Con i grillini neanche morti”. E’ tempo di capire che l’equazione “Pd=partito di sinistra” non ha senso da un bel pezzo, essendo ormai il Pd un partito personalistico e padronale, gestito da un reuccio che non ne indovina mezza ma che non ha oppositori interni.

Torniamo però alla finissima strategia politica elaborata da Renzi, sempre bravissimo a non imparare nulla dai propri (continui) errori e dalle proprie (infinite) sconfitte. Dopo avere distrutto in quattro anni un partito, Renzi e i renziani hanno partorito un’altra strategia puntualmente infantile e sconsiderata: “Tanto meglio tanto peggio”. Oppure, se preferite: “Lasciamoli schiantare”.

Dopo una Waterloo di dimensioni bibliche, l’unica cosa che questi geni contemporanei hanno saputo partorire è stato il rosicamento. La reazione rancorosa di chi ha perso e se ne sta in un angolo, sperando che un meteorite cada sul campo e che a quel punto Dio gli dia la vittoria a tavolino. Infatti son lì che tifano perché Luigi Di Maio vada con Matteo Salvini e magari pure con Berlusconi, per poter poi dire che anche i grillini ci hanno la rogna e che Nicola Morra in un’altra vita è stato Goring.

Chissà cosa ha mai fatto l’Italia per meritarsi questo morbo goffo-renziano che fa danni tanto quando vince (quasi mai) quanto quando perde (quasi sempre). Certo, sarebbe ora che questi benedetti “non-renziani del Pd”, entità ormai metafisica e trascendente, battessero un colpo: ma non lo battono mica. E la mestizia, nel frattempo, esonda.

I renziani hanno perso tutto e ancora danno la colpa agli elettori, alla sfiga e alla congiura: che maturità politica accecante. Si sono autoconsegnati all’irrilevanza e ne godono pure. Starsene in disparte come bambini mocciosi e sperare nel disastro altrui – e incidentalmente del paese – è tanto infantile quanto politicamente folle. Un Aventino dei poveri, anzi dei poveracci, che non fa che regalare altro consenso a M5S e centrodestra, che è poi quel che in fondo ha (quasi) sempre fatto il Pd. Riuscendo persino a peggiorare di giorno in giorno, fino a questo parossismo di boria&nulla chiamato renzismo.

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