Mentre si discute sul Reddito di cittadinanza proposto dal M5s e la Lega lancia il suo reddito di avviamento al lavoro, il presidente Inps Tito Boeri ricorda che una misura universale contro la povertà già esiste: è il Reddito di inclusione (Rei) partito a gennaio, fino a 485 euro per le famiglie con più di 5 persone e un Isee non superiore a 6mila euro. Ma l’economista, durante la presentazione dell’Osservatorio statistico sul Rei, ha pure colto l’occasione per aggiornare le stime sul costo della misura proposta dal Movimento, pari a 780 euro al mese per chi non ha altri redditi: non più i 15 miliardi calcolati dall’Istat e i 29 miliardi stimati dall’Inps tre anni fa e confermati in un contributo pubblicato su lavoce.info, bensì “tra i 35 ed i 38 miliardi di euro“, “una cifra molto consistente”.
Uno sgambetto, secondo i grillini. Tanto più che allo stesso convegno c’era anche il premier uscente Paolo Gentiloni il quale ha auspicato che il futuro governo non “butti a mare il lavoro fatto dal nostro esecutivo, visto che funziona”, aggiungendo che “non possiamo permetterci una fiera delle velleità che ci porterebbe fuori strada. I capigruppo del Movimento 5 Stelle a Camera e Senato Giulia Grillo e Danilo Toninelli rispondono a stretto giro. “Basta bugie sul reddito di cittadinanza. L’Istat ha calcolato in 14,9 miliardi di euro la spesa annua, più 2 miliardi d’investimento il primo anno per riformare i Centri per l’Impiego”.
In effetti l’istituto di statistica nel Rapporto annuale 2014 ha stimato il costo della misura in 15,5 miliardi di euro annui, stima aggiornata nel giugno 2016 a 14,84 miliardi. Nel 2015 Boeri, in audizione alla commissione Lavoro del Senato sul ddl sul reddito di cittadinanza a prima firma Nunzia Catalfo, aveva invece parlato di “circa 30 miliardi”. Nel gennaio di quest’anno gli economisti Massimo Baldini e Francesco Daveri, su lavoce.info, hanno spiegato perché la stima Istat era sottostimata: l’istituto di statistica aggiunge al reddito che le famiglie percepiscono ogni mese il valore teorico dell’affitto dell’abitazione di proprietà. Come se ogni nucleo che possiede la casa dove abita la sesse in affitto incassando la pigione. Questo finisce per gonfiare artificialmente i loro introiti mensili e ridurre il numero di nuclei che avrebbero diritto al reddito di cittadinanza. Correggendo questa “illusione ottica”, applicare alla lettera l’attuale testo della proposta di legge dei 5 Stelle costerebbe 28,7 miliardi, argomentavano Baldini e Daveri.
L’Italia “sul contrasto alla povertà ha recuperato un ritardo di 70 anni rispetto ad altri Paesi”, ha affermato Boeri durante la presentazione, pur ammettendo che il Rei “è ai primi passi, ancora sottofinanziato” visto che a disposizione, quest’anno, ci sono solo 1,8 miliardi.Da luglio prossimo “la platea dei beneficiari salirà a 2,5 milioni di persone cioè circa 700mila famiglie“. Stando ai dati presentati mercoledì, nel primo trimestre 2018 i beneficiari di tutte misure di contrasto alla povertà (il Rei ma anche il suo antesignano Sostegno di inclusione attiva e le misure regionali integrative) sono stati quasi 900mila, il 50% della platea potenziale. Sette su 10 risiedono al Sud: Campania in testa, seguita da Sicilia e Calabria. Gli italiani in povertà assoluta, secondo l’Istat, sono però 4,7 milioni, mentre i cittadini in condizioni di deprivazione sono 10,5 milioni, il numero più alto nei Paesi Ue.
L’importo medio mensile del Rei è stato pari a 297 euro, anche se risulta variabile a livello territoriale con un range, annota l’Inps, che va da 225 euro per i beneficiari della Val d’Aosta a 328 euro per la Campania. Complessivamente le regioni di Sud hanno un valore medio del beneficio più alto di quello del Nord (+20%) e del Centro (+14%). L’importo medio varia sensibilmente per numero di componenti il nucleo familiare passando dai 117 euro per i nuclei monoparentali ai 429 euro per i nuclei con 6 o più persone. Rispetto alla composizione delle famiglie beneficiarie l’Inps registra come siano 57mila i nuclei familiari con minori, che rappresentano il 52% dei nuclei beneficiari e coprono il 69% delle persone interessate. Sono invece 21.500 i nuclei con disabili: il 20% dei nuclei beneficiari, in cui risiede il 20% delle persone interessate.
“E’ uno strumento da difendere perché è attivo e funzionale”, ha chiosato Gentiloni. “Non mettiamo in campo una misura passiva che fronteggia solo condizioni di difficoltà sociale ma mettiamo in moto un meccanismo positivo e inclusivo”. A fianco del sostegno monetario infatti c’è, sulla carta, “un percorso per la famiglia con l’obiettivo di farla uscire dalla povertà”. Come del resto previsto anche nel ddl sul reddito di cittadinanza. Il Paese “si troverà nelle prossime settimane davanti ad un bivio“, ha aggiunto il premier in carica solo per gli affari correnti. “Se è vero che c’è moltissima strada da fare e l’elettorato l’ha registrato, penso che la strada imboccata sia quella giusta. Il Paese non può permettersi una fiera delle velleità che ci porterebbe fuori strada”, ha concluso Gentiloni.
Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori, ha sottolineato che “i dati di oggi attestano che finora la misura di contrasto alla povertà ha raggiunto appena il 15,5% delle famiglie in povertà assoluta, pari ad 1 milione e 619 mila famiglie, ed il 18,3% degli individui poveri, pari a 4 milioni e 742 mila. Senza contare che l’importo medio mensile, pari a 297 euro, è talmente basso che non è nemmeno sufficiente per far uscire i beneficiari dalla soglia della povertà assoluta” prosegue Dona. “Per questo chiediamo al prossimo Governo di triplicare gli stanziamenti”.