L’inclusione lavorativa in Italia è un miraggio per i disabili. Per fare un confronto, secondo l’Osservatorio nazionale della salute solo il 18% delle persone con disabilità tra i 45 e 64 anni è occupata contro il 58,7% della popolazione generale per la stessa fascia di età. Un disabile laureato è inoltre costretto ad affrontare molti più ostacoli per trovare un lavoro rispetto a un coetaneo con pari titolo di studio.
Così l’esito del primo bando “unico” del Terzo Settore rappresenta qualcosa di inedito per la realtà italiana. Tra 78 progetti selezionati dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali per il concorso nazionale previsto dalla riforma del Terzo Settore, uscito lo scorso novembre, si è aggiudicato infatti il primo posto un progetto presentato dall’Unione italiana lotta alla distrofia muscolare (Uildm). Si chiama Plus ed è finalizzato all’inclusione socio-lavorativa di 80 persone con disabilità in 16 regioni italiane. “Il fatto che la nostra associazione si occupi di lavoro è un ulteriore impegno rispetto al concetto della valorizzazione delle persone con disabilità, da considerare risorse e non un peso per la società. Il lavoro rappresenta un pezzo importante della nostra vita e lo consideriamo, oltre ad un diritto come dice la nostra Costituzione, anche un dovere civico per contribuire al benessere della collettività”, spiega a Ilfattoquotidiano.it il presidente della Uildm Marco Rasconi. “La nostra idea – aggiunge il 39enne con atrofia muscolare spinale – intende migliorare la qualità di vita dei disabili favorendone l’inserimento professionale, sociale e territoriale. Offriamo a ciascuno di loro un percorso specializzato di orientamento, formazione e job coaching”. Con questo progetto, sottolinea Rasconi, si vuole “promuovere le pari opportunità e contribuire alla riduzione delle disuguaglianze affinché assumere una persona con disabilità non rappresenti solo un obbligo di legge, troppo spesso neanche rispettato”.
Il progetto Plus riceverà dal Ministero del lavoro un finanziamento di 579.600 euro per attivare borse di formazione lavoro, con una durata di 18 mesi, in 16 regioni rivolgendosi a cinque persone con disabilità in età lavorativa per ciascuna regione. Prevede due attività principali: nella prima i partecipanti seguiranno un corso di formazione professionale della durata di 40 ore attraverso cui verranno loro offerti gli strumenti necessari per promuovere l’autonomia personale e sociale e acquisire una modalità lavorativa e relazionale adeguata. Seguirà un’attività di tirocinio della durata di 30 ore seguito dall’inserimento lavorativo della durata di almeno sei mesi presso un’impresa, una cooperativa, un’organizzazione o un ente pubblico che avrà dato adesione. Per ciascun beneficiario sarà rilevato il grado di capacità, autonomia e attitudine personale al fine di creare un curriculum vitae e individuare la sede e il tipo di tirocinio più opportuni.
La seconda attività prevede la creazione di uno sportello di accoglienza e ascolto gestito autonomamente dai disabili con l’obiettivo proprio di fornire assistenza all’inserimento nel mondo del lavoro. Lo sportello offrirà anche consulenza in ambito lavorativo. I partner del progetto Plus sono Movimento Difesa del Cittadino, Associazione Atlantis 27 e Associazione Nazionale di Azione Sociale Puglia.
In Italia si stima che siano circa 4 milioni e 360 mila le persone che hanno una disabilità, poco più del 7% della popolazione. Per l’Osservatorio nazionale della salute risulta occupato il 23% degli uomini con disabilità (contro il 71,2% degli uomini normodotati) e solo il 14% delle donne (rispetto al 46,7% delle donne senza una disabilità). “Siamo consapevoli, e lo denunciamo da tempo, che ancora oggi troppi disabili non hanno le stesse possibilità di trovare un impiego rispetto a tutti gli altri, ma auspichiamo che a partire anche da questa premiazione qualcosa cambi finalmente in positivo. Ci auguriamo – aggiunge Rasconi – che lo Stato si accorga di noi come strumento per creare valore aggiunto e non come qualcosa di negativo per il suo bilancio. E’ una ingiustizia che un disabile in grado di lavorare, con specifiche competenze e che vuole esercitare una professione non riesca a trovare un posto di lavoro idoneo per problemi legati alla burocrazia farraginosa e troppo complessa, ad una cattiva gestione degli inserimenti lavorativi, oltre ai pesanti tagli delle risorse pubbliche destinate ai centri per l’impiego. Tutto questo deve finire e speriamo che il nuovo governo, a prescindere dai partiti che lo formeranno, metta al centro anche la difesa dei più deboli”.