Segni di intesa in Parlamento durante l'elezione dell'ufficio di presidenza di Montecitorio. Il Carroccio decide di sostenere il candidato dei 5 stelle, mentre, come risulta a ilfatto.it, Pd e Forza Italia provano l'accordo. In contemporanea, nell'elezione dei vice il dem Rosato ottiene 34 voti in più (e in contemporanea ne perde il leghista Fontana). Di Maio esulta
Se doveva essere un banco di prova per le maggioranze in vista delle trattative di governo, i segnali che arrivano da Montecitorio sono chiari. Nell’elezione dei quattro vicepresidenti e dei tre questori infatti, come risulta a ilfattoquotidiano.it, c’è stato un travaso “concordato” di voti dalla Lega al Movimento 5 stelle sul nome del questore M5s Riccardo Fraccaro (47 voti in più). In contemporanea il candidato Pd Ettore Rosato è stato eletto vicepresidente con 34 voti in più rispetto al numero dei parlamentari dem, mentre il leghista Lorenzo Fontana ne ha persi 39. Un sostegno che si ipotizza sia arrivato da Forza Italia: nelle scorse ore infatti, il Pd e i berlusconiani hanno cercato di accordarsi, sempre secondo quanto risulta a ilfatto.it, perché fosse garantita l’elezione di un questore Pd a Montecitorio. Operazione fallita, anche grazie al travaso dei voti leghisti dal candidato di Fdi a quello dei 5 stelle. Non bisogna dimenticare che non tutto il Carroccio ha votato per il nome M5s (il gruppo leghista conta 125 deputati), ma il messaggio sia a destra che a sinistra è stato mandato: se non si sbloccano le trattative, c’è chi riesce a trovare accordi sui temi. L’elezione di Fraccaro, che diventa così questore anziano, garantisce ai 5 stelle il quasi controllo totale dell’ufficio di presidenza: “Con Fico e Fraccaro sui vitalizi non c’è scampo“, ha esultato Luigi Di Maio. Ma non è il solo successo: Fraccaro era ministro designato ai Rapporti con il Parlamento del governo 5 stelle e così facendo, spiegano, libera una casella nella squadra. Quella stessa casella potrebbe essere offerta ad altre forze politiche, una volta iniziate le consultazioni, come compromesso sui cui lavorare.
Le tensioni che hanno portato la coalizione di centrodestra a spaccarsi, ancora una volta, risalgono alle scorse ore. Solo ieri giovedì 28 marzo, Palazzo Madama ha votato per l’elezione dei membri dell’ufficio di presidenza e in quell’occasione il Pd ha polemizzato per non essere riuscito a portare a casa la poltrona di questore, ma solo quella di vicepresidente. Anche per questo motivo, raccontano fonti parlamentari, c’è stato l’avvicinamento tra Pd e Forza Italia per arrivare all’elezione di un questore dem: i contatti tra le due forze sono registrati da giorni e vanno in parallelo ai movimenti del fronte pro dialogo con i 5 stelle. In contemporanea però, sul voto ha pesato anche la spaccatura del centrodestra, dovuta allo scontro con Fratelli d’Italia che chiedeva una vicepresidenza e che invece ha ottenuto solo la carica di questore.
Sono stati proprio gli avvicinamenti tra Pd e Fi, raccontano, a dare il via al dialogo M5s-Lega per ottenere i voti che garantissero l’elezione di Fraccaro e quindi mettessero al sicuro al battaglia sui vitalizi (di cui lui da sempre è grande promotore). Il deputato ha ottenuto 269 voti in totale, ovvero 47 in più rispetto a quelli dei parlamentari 5 stelle. In contemporanea il forzista Gregorio Fontana si è fermato a 232 (la coalizione conta 261 voti in totale) ed Edmondo Cirielli di Fdi (213). Alla candidata del Pd, Rosa Maria Di Giorgi, sono andate 112 preferenze (e i dem a Montecitorio sono 111). Quindi, nonostante fosse improbabile, nessun travaso è avvenuto dal fronte di sinistra. Ci sono da considerare anche 36 parlamentari nel Misto, di cui 14 esponenti di Leu, ma, come risulta a ilfattoquotidiano.it, l’accordo è stato fatto direttamente con una parte del Carroccio per dare un segnale. I presenti erano 616, con nessun astenuto. I voti dispersi sono stati 15, le schede nulle 4.
Da segnale alcuni movimenti anche nella partita delle vicepresidenze. La più votata è stata la forzista Mara Carfagna (259 preferenze su 261 previste dalla coalizione); segue il leghista Lorenzo Fontana con 222 che perde per strada quindi ben 39 voti che, è la ricostruzione di alcune fonti parlamentari, sono andati in parte al dem Ettore Rosato. Quest’ultimo infatti ha preso 145 voti, pur avendo a disposizione solo 111 preferenze dei deputati Pd. La terza più votata è stata la grillina Maria Edera Spadoni (213 preferenze), che però, da segnalare, perde per strada nove voti dei 5 stelle. I presenti erano 616, con nessun astenuto. I voti dispersi sono stati 15, le schede nulle 4.
Ogni deputato aveva infine a disposizione quattro voti a testa per eleggere gli otto segretari di presidenza. Qui i 5 stelle, che per i vice hanno usato un solo voto per lasciare la seconda vicepresidenza al Pd, hanno deciso di votare solo loro candidati. Così come eletti finali risultano: Francesco Scoma (Fi), che ha ottenuto 250 voti; Silvana Andreina Comaroli (Lega), 246; Marzio Liuni (Lega), 243; Raffaele Volpi (Lega), 228; Azzurra Cancelleri (M5s), 217; Mirella Liuzzi (M5s); 213; Vincenzo Spadafora (M5s), 207; Carlo Sibilia, 199. Non ce l’ha fatta, come da previsioni, la candidata del Pd, Alessia Morani, che ha preso 104 voti. Le schede bianche sono state 23, le nulle 2, le disperse 24. Non essendo stato eletto nessun componente del gruppo Misto, come prescrive il regolamento sarà necessaria una nuova votazione suppletiva per eleggere un deputato segretario, già in calendario per martedì 3 aprile alle 14.
Le manovre vogliono dire tutto e niente. Archiviata la partita degli uffici di presidenza, il pensiero che occuperà le brevissime vacanze di Pasqua è solo quello che riguarda le consultazioni con il Quirinale. Il calendario è pronto ed è stato diffuso oggi, il vero problema, per tutti, sarà quello di arrivarci con programmi solidi e numeri un po’ più concreti. E gli accordi strappati all’ultimo sui voti segreti potrebbero non bastare.