Un piccolo caso che accende una volta in più i riflettori su un grande problema: quello dei rapporti banca-cliente, dei tassi usurari, dei controlli e della tutela dei consumatori
Un piccolo caso che accende una volta in più i riflettori su un grande problema: quello dei rapporti banca-cliente, dei tassi usurari, dei controlli e della tutela dei consumatori. La banca in questione è la ex Bcc di Castenaso, ora Bcc Felsinea, di cui ilfattoquotidiano.it si è occupato nelle scorse settimane ricevendo poi nuove segnalazioni da parte di altri clienti. Uno di questi, titolare di conto corrente e di mutuo ipotecario, si è rivolto alla società Anatos per analizzare i rapporti intercorsi negli anni con l’istituto e sono emerse diverse criticità segnalate prontamente alla direzione generale della banca stessa e alla Banca d’Italia. Oltre a contestare la metodologia utilizzata per il calcolo dell’effettivo interesse applicato sul conto che sarebbe ampiamente superiore al tasso soglia, Anatos ha rilevato alcune anomalie sostanziali nel contratto di mutuo. La prima, purtroppo molto comune in Italia, è l’assenza del piano d’ammortamento che non solo non sarebbe stato consegnato al cliente in fase di proposta del mutuo in violazione del codice di condotta europeo sottoscritto dall’Abi e dalle stesse Bcc, ma non risulta nemmeno allegato all’atto notarile. La seconda anomalia, anch’essa purtroppo piuttosto comune, riguarda il tasso di mora previsto dal contratto (Tan + 3%, nel caso di questo contratto 8,60%) che si collocava direttamente al di sopra del tasso soglia usura con riferimento alle tabelle Bankitalia relative sia ai mutui a tasso variabile, sia a quelli a tasso fisso.
Il contratto in questione – un mutuo a tasso misto – apre poi la grande (e controversa) questione dell’usura “sopravvenuta”: nel primo periodo (2009-2010) il prestito si configurava come un normale mutuo a tasso fisso ma già pochi mesi dopo la stipula, l’interesse richiesto risultava essere superiore al tasso soglia e il cliente – senza nemmeno saperlo – si è ritrovato a pagare per un anno e mezzo un tasso usurario. Posto che la Bcc Felsinea (ex Castenaso) si è dichiarata più che disponibile a un incontro con il cliente per chiarire le questioni sollevate, l’ufficio legale della banca fa notare che sulla questione dell’usura “sopravvenuta” si è recentemente pronunciata la Cassazione (sentenza del 19 ottobre 2017 delle Sezioni Unite) giudicandola inammissibile: “Allorché il tasso degli interessi concordato tra mutuante e mutuatario superi, nel corso dello svolgimento del rapporto, la soglia dell’usura come determinata in base alle disposizioni della L. n. 108 del 1996, non si verifica la nullità o l’inefficacia della clausola contrattuale di determinazione del tasso degli interessi stipulata anteriormente all’entrata in vigore della predetta legge, o della clausola stipulata successivamente per un tasso non eccedente tale soglia quale risultante al momento della stipula; né la pretesa del mutuante di riscuotere gli interessi secondo il tasso validamente concordato può essere qualificata, per il solo fatto del sopraggiunto superamento di tale soglia, contraria al dovere di buona fede nell’esecuzione del contratto”.
Parole che sembrano mettere una pietra tombale su una questione che invece – soprattutto sotto il profilo politico oltre che giurisprudenziale – resta apertissima. E intanto il tema dell’usura bancaria (non solo di quella eventualmente “sopravvenuta”) attualmente viene sollevato dai singoli che – trovandosi in situazioni di difficoltà economiche – fanno analizzare la documentazione bancaria e scoprono così di aver pagato, magari per anni, tassi usurari e per far valere le proprie ragioni sono costretti ad adire le vie legali, sostenendone le spese. Alla fine di un iter che spesso dura parecchi anni e che presenta molte incognite, talvolta è possibile arrivare a ottenere ragione e ricevere un risarcimento: è capitato ad esempio pochi giorni fa a Padova, dove Mps è stata condannata per aver praticato tassi usurari tra il 1996 e il 2014 (cioè per 18 anni) a un albergatore di Abano assistito da Confedercontribuenti Veneto.
Non si tratta di un caso isolato, ma le denunce sono poche, anche perché la maggior parte delle persone spesso non si accorge nemmeno di essere soggetta a usura e non è previsto alcun meccanismo di rimborso automatico, qualora che nel corso di un raro controllo emerga il fatto. La logica è sempre quella premoderna del “chi ha avuto ha avuto, chi ha dato ha dato” ed è una logica che non aiuta certo a costruire un clima di fiducia attorno alle banche e al sistema finanziario in generale. Sconcertanti da questo punto di vista anche le risposte che vengono date da Banca d’Italia a coloro che si rivolgono alla vigilanza per denunciare determinati fenomeni: “Si fa presente che, rispetto alle singole posizioni contrattuali, non rientra fra le competenze di questo Istituto la risoluzione di eventuali controversie essendo la verifica dell’usurarietà dei tassi applicati e le conseguenti valutazioni di carattere civile e/o penale, rimesse esclusivamente al vaglio dell’Autorità giudiziaria”.
In sostanza, sull’usura bancaria il cliente-consumatore si ritrova solo, senza tutela alcuna. Molti lasciano perdere pur di non sobbarcarsi ulteriori spese, ma ogni anno, tra mutui, finanziamenti personali, scoperti di conto corrente, carte di credito etc. banche e società finanziarie incassano somme enormi frutto di usura. Da parte della politica lasciare le cose come stanno significa dare l’ennesima bastonata ai consumatori e l’ennesimo aiuto di Stato alle banche, dopo peraltro una vergognosa gestione delle crisi che ha comportato la distruzione dei risparmi per molte famiglie e miliardi di euro di costi a carico dei contribuenti. Sale quindi l’attesa non tanto per il rinnovo di un’inutile Commissione parlamentare d’inchiesta, quanto perché la questione banche venga affrontata da subito e con serietà arrivando a una riforma profonda del sistema anche sotto il profilo dei risarcimenti (ad esempio estendendo anche al campo finanziario la confisca obbligatoria “per equivalente” che trova già applicazione nella normativa sui beni “dual use” e che prevede appunto la confisca immediata dei beni di cui il reo ha disponibilità per un valore corrispondente al prezzo o al profitto del reato) oltre che attraverso un rafforzamento delle tutele dei consumatori-clienti che preveda anche il risarcimento automatico e obbligatorio nel caso in cui banche o altre istituzioni finanziarie abbiano fatto ricorso (anche per mero errore) a pratiche illegittime.