Il FQ Millennium di marzo è dedicato alle donne e ai ruoli che occupano nella società e al modo in cui si vedono e sono viste nella società.

Queste analisi offrono uno spunto di riflessione interessante. Certamente uno stereotipo femminile esiste e differisce dallo stereotipo maschile, anche in società avanzate; ma questo stereotipo corrisponde ad una effettiva realtà? Le donne sono effettivamente diverse dagli uomini? Se lo sono, la differenza è dovuta a fattori culturali o è invece legata alla diversa fisiologia?

Sono stati effettuati dagli psicologi sociali molti studi per valutare le effettive differenze psico-cognitive di genere e quasi sempre queste differenze sono risultate minime e molto inferiori alla variabilità interindividuale interna a ciascuno dei generi.

Ad esempio è noto che le donne in media ottengono punteggi leggermente superiori a quelli degli uomini in compiti cognitivi di tipo linguistico, mentre gli uomini vanno leggermente meglio delle donne in compiti di tipo visuo-spaziale. Però i punteggi ottenuti dai due sessi in questi compiti cognitivi molto specializzati si distribuiscono su curve gaussiane molto larghe e ampiamente sovrapposte: è impossibile distinguere un uomo da una donna per il punteggio ottenuto in questo tipo di test e il dato resta a livello di una curiosità accademica.

Gli stereotipi femminile e maschile, sono radicati nella cultura e nel sentire comune, sia tra gli uomini che tra le donne: molti studi confermano che le persone vedono gli uomini e le donne come differenti per atteggiamenti, emozioni, etc. Ad esempio molti vedono alcune professioni come “più adatte” ad un sesso piuttosto che all’altro.

Questi stereotipi sono dimostrabilmente falsi: le prestazioni lavorative quando vengono misurate risultano in genere pressoché indipendenti dal sesso. Ad esempio A. H. Eagly in un articolo pubblicato nel 1995 sulla rivista American Psychologist scrive “La validità empirica di queste asserzioni [gli stereotipi legati al sesso] è stata seriamente indebolita dai risultati di numerose analisi quantitative di ricerche nelle quali sono stati confrontati i comportamenti maschili e femminili”.

Gli uomini e le donne sono molto più simili tra loro di quanto pensano di essere e gli stereotipi di genere sono diffusi ma enormemente esagerati se non del tutto falsi.

Una ricerca molto interessante, che avevo letto anni fa, dimostrava che la maggioranza delle donne intervistate riteneva veri gli stereotipi maschili e femminili comuni, ma riteneva anche di non rientrarvi e di costituire una eccezione. Gli autori, ovviamente, concludevano che una categoria definita secondo parametri soggettivi da soggetti che dovrebbero appartenervi e ritengono invece in maggioranza di non esserne parte è una categoria inesistente.

L’esperienza personale ovviamente non ha valore statistico ma qualunque docente universitario può facilmente testimoniare che oggi le studentesse uguagliano in numero e prestazioni – se addirittura non superano – gli studenti in molti corsi che danno accesso a professioni tradizionalmente percepite come più “maschili”.

Gli stereotipi ovviamente sono duri a morire e in fondo sono rassicuranti: a noi piace pensare che il mondo sia prevedibile e coerente. E poiché gli stessi stereotipi appartengono sia agli uomini che alle donne, è inevitabile che possano risultare di ostacolo a chi sceglie una professione ritenuta non confacente al proprio sesso; ciononostante mi sembra che nel nostro Paese i giovani sono poco influenzati dagli stereotipi.

Se è difficile dire con certezza che non esiste un carattere o temperamento “femminile” distinto da uno “maschile”, è però certo che una effettiva differenza psicologica legata al sesso, se esistente, si è rivelata evanescente e difficile da dimostrare, e come la verginità di Angelica, “forse era ver ma non però credibile”.

L’inchiesta completa di Chiara Brusini su FqMillenniuM

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