IO C’È di Alessandro Aronadio, con Edoardo Leo, Margherita Buy, Giuseppe Battiston. Italia 2018. Durata: 100’. Voto 3/5 (AMP)
Specchio delle mie brame chi è il divino del reame? La battuta non esiste nel nuovo film di Aronadio ma sarebbe plausibile. L’Io c’è, difatti, esiste in quanto specchiato e la disarmante semplicità dello “Ionismo” – la religione inventata di sana pianta da tal Massimo Alberti (Edoardo Leo) – è racchiusa proprio in questa verità: non esiste altro dio al di fuori di te. E se hai uno specchio a disposizione lo puoi pure dimostrare. È indubbio che il cineasta palermitano alla sua opera terza abbia una capacità immaginifica strabiliante, tanto da aver reso soggetto e “film compiuto” un testo così ovvio da risultare veramente intelligente. Al centro è un furbetto del quartierino romano che, incapace di preservare l’immenso patrimonio di famiglia alla morte del padre, deve trovare un modo per evadere le tasse di un immobile magnifico quanto oneroso in cui ha ricavato un lussuoso b&b. La soluzione arriva dal sacro convitto dirimpettaio: un “resort” gestito da suore e in quanto tale luogo di culto, esentasse. Ma per trasformare il proprio inferno in “paradiso fiscale” deve compiere qualcosa di miracoloso: inventarsi una religione. Altro non può raccontarsi di questo brillante plot, più riuscito nelle intenzioni di fondo che non negli esiti cinematografici, ma pur sempre con trovate spassose e momenti a dir poco “solenni”. La strizzata d’occhio è tutta alla grande tradizione della commedia all’italiana di cui l’arte d’arrangiarsi è sempre stata – e continua ad essere – la protagonista assoluta. Dunque il territorio di riferimento raccoglie suggestioni da Monicelli a Risi, da Comencini a Steno e in quei “mostri” o quei “maestri” (The Master denoartri…) ci siamo dentro un po’ tutti, inutile barare.