L’ULTIMO VIAGGIO di Nick Baker Monteys, con Jürgen Prochnow, Petra Schmidt-Schaller, Tambet Tuisk. Germania 2017. Durata: 107’. Voto 3/5 (AMP)
Un anziano signore di Berlino resta vedovo e subito dopo il funerale della moglie decide di partire per Kiev, incurante del parere contrario di figlia e nipote. Quest’ultima, spinta dalla madre, sale sul treno col nonno e con lui si avventura in un viaggio che andrà ben oltre quello “fisico”. L’opera seconda del berlinese ma “cittadino del mondo” Baker Monteys è un road movie a tutto tondo, e in tal senso, può considerarsi congegnato ad hoc per sfrondare le potenzialità tanto del cinema quanto dell’essere umano nel suo desiderio di conquistare le profondità della Storia mentre indaga la propria identità. Gli eventi “propriamente” storici che L’ultimo viaggio (girato fra la Germania e l’Ucraina) attraversa sono infatti duplici (la Seconda guerra mondiale e l’attuale guerra fra Ucraina e Russia) e mettono in parallelo due tempi più simili fra loro di quanto non sembrino. A collegare i fili fra differenze e similitudini sono proprio i personaggi, atomi galleggianti di un destino che subiscono e verso il quale possono solamente mostrarsi docili, seppur nella piena capacità di comprenderlo. È a tal punto che donne e uomini risolvono la malasorte riconoscendo nella priorità dell’amore l’unico ponte fra confini culturali, politici, linguistici. Lontano dall’essere un grande film, resta un notevole ritratto di una contingenza spazio/temporale poco frequentata dal cinema – almeno da quello che arriva in Italia – capace di sintonizzarsi su una ricerca d’identità e dunque delle proprie radici profonde ampliate all’universalità. Coraggioso, ben recitato, emozionante.
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