Con Igor Sibaldi, filologo, studioso di religione, scrittore (per chi non lo conoscesse su wikipedia e online trovate un’infinità di fonti), continua la serie delle interviste dell’impossibile. Scritta in forma di conversazione per riportare le sue idee nel modo più fedele possibile all'originale
Vincent: Ho seguito per una settimana un tuo gruppo su Facebook (uno dei tanti nati intorno ai tuoi libri). Ho trovato molti messaggi dolorosi, tormentati, quasi come se si attendessero una salvezza dall’esterno. Tu ti senti un guru? Hai dei seguaci?
Igor: Se guru è uno che vuole fare una scuola, no, non lo sono. Il guru di solito vuole fare “credere” qualcosa, a me “credere” è una parola che ripugna profondamente. Mi interessano invece parole come “conoscere” e “scoprire”. Perciò le cose che dico non danno nessun tipo di certezza: le certezze, l’aver ragione, sono il contrario della scoperta.
Vincent: Cosa provi a insegnare? Tu credi nel potere della parola, nella possibilità di trasmettere qualcosa?
Igor: Che l’occidente ci vede male. È come se avesse una specie di glaucoma. Però di carattere psicologico. Prendiamo i Testi Sacri, per esempio. Nel Vangelo, nel discorso della montagna, Gesù dice: “Sapete che fu detto agli antichi: adempi i tuoi giuramenti; ma io vi dico di non giurare mai”. Un tipico occidentale non vede questo. Cioè può leggerlo quaranta, cinquanta volte, ma non lo vede. Perché? Perché lì c’è un tabù, che è proprio come la macchia di un glaucoma. Chi è che giura nel mondo? I soldati, i ministri, i preti. Se «vi dico di non giurare mai», cade tutto. Perciò non si riesce a fare questa cosa semplicissima: leggere quel che c’è scritto lì.
Vincent: L’essere umano sulla Terra ha uno scopo?
Igor: «Essere umano» non vuole dire granché, l’«essere umano» è il grado zero dell’individualità. E intorno a noi ci sono solo individui, tutti diversi e più o meno complicati. «Essere» è anche un brutto verbo: essere vuol dire essere bloccati in una situazione. Più bello è: «diventare». Così, diciamo che c’è un individuo, che diventa sempre: questo individuo ha tanti scopi, ne conosce alcuni, ma, di solito, quelli migliori no. Quindi il primo scopo di qualsiasi individuo è scoprire che scopi ha oggi, e quali avrà domani. Se è uno che diventa, domani avrà scopi nuovi.
Vincent: Hai parlato prima di Bibbia. Credi che i fatti narrati siano realmente accaduti?
Igor: Già accaduti no. Sono quasi tutti futuri.
Vincent: Addirittura?
Igor: O presenti o futuri. D’altra parte nel primo verso della Bibbia: “In principio Dio creò il cielo e la terra” non è al passato, in ebraico. È un antico tempo verbale, interessantissimo, che significa all’incirca: “creando”. Può anche significare: «alla base di ogni cosa c’è un Dio che sta creando». Sta creando adesso. Oggi, per spiegarlo, richiederebbe una lunga teoria. Ma gli antichi preferivano raccontare, invece di teorizzare. Era sicuri che chi voleva capire, avrebbe capito.
Vincent: Una sorta di storytelling?
Igor: Il termine tecnico è mito, che significa appunto «racconto», in greco. E con questo mito, all’inizio della Bibbia, dicevano: “Dio sta facendo tutta una serie di cose, per creare, tu ascolta, impara, e poi crea anche tu”.
Vincent: Su questo però, Mauro Biglino sostiene un intervento ‘alieno’
Igor: Con Mauro Biglino ci conosciamo e gli voglio bene, però abbiamo due punti di vista differenti. La mia idea è questa: quello che c’è scritto sulla Bibbia va capito, quando sarà capito comincerà ad avvenire. Vale per la creazione, per Adamo ed Eva, per Noè, Abramo e così via, fino a Gesù.
Vincent: Gesù è esistito? Biglino sostiene che se è esistito era un rabbi messianista, comunque di stampo giudaico.
Igor: La penso in tutt’altro modo. I Vangeli, non sono un libro ebraico. Sono un libro ellenistico. È un libro scritto in greco, pensato in greco, nel secondo secolo dopo Cristo, quando la Chiesa si stava già formando. Il giudaismo, nei Vangeli, è in gran parte un artificio letterario. Il conflitto era proprio con la Chiesa di Roma.
Vincent: Naturalmente quando dici Vangeli includi anche quelli apocrifi.
Igor: Nei Vangeli, Pietro fa una figura orribile. È una persona ottusa, una «pietra», appunto, e un traditore. Ma Pietro, nel II secolo, era già il simbolo della Chiesa di Roma. E il Gesù dei Vangeli, canonici e apocrifi, è un personaggio ellenistico nato nella mente di alcuni grandi scrittori, gli evangelisti, di orizzonti molto più vasti: secondo Matteo, era cresciuto in Egitto; secondo Giovanni, avrebbe avuto grande successo in Grecia. L’Egitto e la Grecia sono la sua vera patria spirituale.
Vincent: Cioè Gesù non è nato nell’anno zero?
Igor: Di un Gesù che possa essere nato nell’anno zero, non si sa niente. Il Gesù che conosciamo è solo quello che leggiamo nei Vangeli.
Vincent: Quindi anche tu, come Biglino dici: forse erano due Gesù.
Igor: O molti più. Tanti profeti a cui gli evangelisti si ispirarono. Del resto, lo dice anche il Vangelo. A un certo punto Gesù e i malfattori sono sulla croce; e Gesù dice a uno dei due: “Sai, già stasera faranno confusione tra me e te. Quelli che ci stanno guardando non si ricorderanno più se io stavo al centro, se tu eri di lato. Così sarai anche tu in cielo con me, per loro. Così, di me si è perso tutto, chiunque io sia stato si perderà tutto, nella mente di questi che ci stanno guardando”. È un passo molto tragico.
Vincent: Gesù è risorto?
Igor: Gesù si fa risorgere. Dice: “Io muoio, ma mi raccomando: non mi mollate, almeno voi. Io continuo a vivere se mi fate risorgere. Vi ho spiegato come si fa (e lo spiega bene, nei Vangeli): fatelo, perché io devo continuare ad agire”. E lì si entra in un territorio bellissimo, di duemilacinquecento anni più antico di Gesù. Risale a Iside e Osiride. Anche per questo Matteo narra che Gesù era cresciuto in Egitto.
Vincent: Tu dici che il Papa non parla di religione
Igor: Dice delle opinioni, abbastanza adolescenziali tra l’altro, su quello che è giusto e quello che non è giusto, di carattere sociale, economico ed antropologico. Come un ragazzino di 14/15 anni, che legge il giornale e brontola. Farebbe meglio a leggere anche i libri sacri, oltre ai giornali. E non mi sembra che li legga molto. Ha fatto quella polemica sul Padre Nostro, in cui si è dimostrato di una superficialità spaventosa. L’ignoranza della lingua greca si vede in un altro passo del Padre nostro, che i cristiani traducono «dacci oggi il nostro pane quotidiano» quando in greco è «dacci oggi il nostro pane dell’aldilà»
Vincent: Lui dice che è sbagliato perché Dio non ci può ‘indurre’ in tentazione.
Igor: Gli sembra sbagliato solo perché lui è cattolico. Dio non fa altro che indurre in tentazione. Tutto ciò che il «Padre» dice secondo i Vangeli è una tentazione, per la nostra società. Dicevamo del giurare: non è una tentazione quella? E poi dice anche: non ti preoccupare del domani. Qualsiasi bancario direbbe “Ma io lavoro da sempre per il domani! Mi stai tentando a cambiare idea!” E così via, il Vangelo è strapieno di tentazioni del genere. E quel verso del Padre nostro significa (ed è chiarissimo): “non farci sembrare che quello che dici tu è una tentazione, facci sembrare che le vere tentazioni che rovinano la vita sono il modo di pensare della gente normale” (sorridendo).
(foto da www.igorsibaldi.com)