Quando tre anni fa Silvio Berlusconi ottenne la liberazione anticipata dal giudice di Sorveglianza di Milano il leader di Forza Italia già sapeva che avrebbe potuto puntare a chiedere la riabilitazione già a partire dal 9 marzo 2018 (leggi l’articolo) ovvero a tre anni dall’espiazione della pena per il caso Mediaset, scontata in affidamento ai servizi sociali. Uscito depotenziato, rispetto ai risultati degli alleati della Lega di Matteo Salvini e degli avversari del M5s alle ultime elezioni, l’ex Cavaliere potrà vincere una nuova partita se gli venisse concessa la riabilitazione che cancellerebbe anche gli effetti della legge Severino che prevede l’incandidabilità. Sei anni, quelli previsti dalla norma, che nel caso dell’ex premier, condannato in via definitiva per frode fiscale il 1 agosto 2013, scadranno nel 2019. Ma una sentenza di riabilitazione, proprio in base all’articolo 15 della legge Severino, farebbe estingue l’incandidabilità. E così un paio di settimane fa, precisamente il 12 marzo scorso come riporta il Corriere della Sera, l’istanza è stata depositata in cancelleria dagli avvocati Franco Coppi e Niccolò Ghedini. Il giudice potrebbe prendersi circa due mesi, questi sono i tempi in media, per decidere. L’udienza in camera di consiglio dovrebbe tenersi nei prossimi mesi, e quasi certamente entro luglio.
Molto meno dei tempi previsti dalla Corte europea dei diritti dell’Uomo cui Berlusconi si è rivolto e che ha tenuto un’unica udienza il 22 novembre scorso. In quella sede i giudici hanno chiesto lumi sulle “discrepanze” tra il trattamento ricevuto dal Senato da Augusto Minzolini – salvato dai parlamentari di Palazzo Madama – e quello ricevuto dall’allora senatore Berlusconi, decaduto. Una decisione quella sull’ex direttore del Tg1 che fece esultare Niccolò Ghedini, storico avvocato di Berlusconi e rieletto al Senato, che al fattoquotidiano.it disse: “Fatti identici trattati in maniera diversa”. Già pensado alle toghe di Straburgo. In un verdetto favorevole della Cedu l’ex presidente del Consiglio ha sperato fino a pochi giorni prima dele elezioni e a gennaio questa speranza gli aveva fatto anche dichiarare che in caso di riabilitazione lui sarebbe stato il premier e il leader del Carroccio sarebbe andato al Viminale. In caso di stallo dopo le consultazioni al Quirinale che inizieranno il prossimo 4 aprile e in assenza della formazione di un governo chissà che Berlusconi non possa presentarsi a eventuali elezioni in autunno. Anche se appare davvero complicato andare oltre quel 14% racimolato lo scoros 4 marzo.
Prima però dovrà o essere riabilitato a Milano o da Stasburgo. Ma mentre i secondi non devono tener conto di eventuali inchieste, procedimenti e processi in corso, il giudice della Sorveglianza dovrà valutare se “il condannato abbia dato prove effettive e costanti di buona condotta“. Berlusconi è ancora indagato o imputato in vari processi, ha incassato un’altra prescrizione (dopo quella per il caso Mills) nel procedimento per la compravendita dei senatori. Tutti fatti precedenti all’8 marzo 2015, tranne che in alcuni filoni del Ruby ter a Milano dove è accusato corruzione in atti giudiziari fino a novembre 2016. L’ultimo rinvio a giudizio per il leader di Fi è arrivato solo quattro giorni fa e l’ultima indagine della procura di Firenze è sulle stragi di mafia. Certo è che non ci sono, oltre il verdetto per frode fiscale, condanne in via definitiva ed alcune sentenze della Cassazione sottolineano che i processi pendenti non possono essere presi in considerazione per valutare la buona condotta. In linea teorica non sono ostativi alla riabilitazione. Senza dimenticare che la Costituzione recita che si è innocenti fino al terzo grado di giudizio.