Il bando per i diritti tv della Serie A di MediaPro è saltato: il primo effetto dell’accordo tra Sky e Mediaset è quello di gettare nel caos il calcio italiano. Nel risiko delle pay-tv ci sono interessi economici che vanno ben oltre il pallone, ma intanto per il nostro campionato si profila uno scenario di incertezza e scontro totale, di cui è impossibile prevedere gli esiti. Di sicuro c’è solo che tutto il sistema-calcio si regge sul miliardo di euro e passa che negli ultimi dieci anni è sempre arrivato dalle televisioni, in un regime di sostanziale duopolio che pur con le sue storture aveva funzionato: ora che i concorrenti da due diventano (o diventeranno presto: la strada pare tracciata) praticamente uno solo, e non si sa più quanti soldi arriveranno e da chi, rischia di saltare tutto il carrozzone.
È questo lo scenario che terrorizza i club di Serie A, e ancor più i dirigenti di MediaPro, la società di Barcellona che si è aggiudicata i diritti del nostro campionato per i prossimi tre anni alla cifra record di 1,05 miliardi a stagione. Gli spagnoli devono rivenderli come intermediari, ed entro martedì avrebbero dovuto pubblicare il bando rivolto agli operatori: non se ne farà più nulla, dopo l’accordo Sky-Mediaset. Il Biscione ospiterà sulle sue frequenze sul digitale terrestre un bouquet dell’offerta sportiva di Sky: il calcio pare escluso (così assicurano le parti al momento, almeno), ma è chiaro che le carte in tavola sono completamente cambiate. I pacchetti preparati dagli spagnoli erano rivolti a tre operatori: uno (Mediaset) quasi non c’è più, l’altro (Sky) è dichiaratamente ostile e ancor meno interessato a svenarsi per un prodotto senza concorrenza, adesso che ha raggiunto un’intesa con i suoi rivali storici. Il bando sarebbe inutile. Tutto congelato, in attesa dell’incontro della verità tra MediaPro e Sky: i vertici dei due colossi si vedranno subito dopo Pasqua (forse addirittura già martedì), ma alla luce degli ultimi sviluppi un accordo pare ancora più lontano.
I calcoli degli spagnoli prevedevano di incassare circa 650-700 milioni da Sky e 200 da Mediaset (il resto dallo streaming) per rientrare dell’investimento. Se a questo punto gli uomini di Murdoch risponderanno picche, a MediaPro non resterà che tornare alla carica con i presidenti della Serie A per fare il canale della Lega (a cui l’Antitrust per altro ha già detto di no). Il loro piano è il seguente: rinunciare all’assegnazione dei diritti come intermediari, per firmare un altro accordo privato in cui la Lega si fa editore del nuovo canale, e MediaPro ne diventa partner industriale, mettendo a disposizione le sue strutture e competenze. L’operazione è spericolata, la strada strettissima (immaginate la corsa contro il tempo per essere pronti ad agosto), il rischio di finire in tribunale praticamente scontato: Sky farebbe ricorso immediato. Ammesso che la Lega commissariata da Giovanni Malagò (dove la fronda pro-Sky capitanata da Juventus e Roma è molto forte) sia d’accordo. In caso contrario cosa faranno gli spagnoli? Hanno già versato 50 milioni di caparra: depositeranno anche la fidejussione milardaria, che serve come il pane alle società di Serie A per farsi anticipare dalle banche i soldi per la prossima stagione?
Nella battaglia diritti tv del pallone la mossa di Sky assomiglia tanto ad uno scacco matto. I sindacati si preoccupano per il futuro di tecnici e operatori che una eventuale fusione metterebbe a repentaglio (“Vigileremo sulla salvaguardia dell’occupazione, in particolare sul versante Mediaset Premium i cui addetti operativi sono oltre 180 lavoratrici e lavoratori a cui su aggiungono i giornalisti”, afferma Pierpaolo Mischi, segretario della Uilcom). I tifosi non sanno ancora dove vedranno il campionato, a 4 mesi dall’inizio della prossima stagione. Ma la più spaventata di tutti è MediaPro: si è comprata la Serie A per un miliardo, e adesso non sa più che farsene.
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