di Gius Molly
Si corre domani, nel giorno di Pasqua, la 102° edizione della Ronde Van Vlaanderen, il Giro delle Fiandre, da molti appassionati ritenuta la più bella gara in linea dell’intera stagione ciclistica. Sì, perché a differenza di altre corse, che col tempo si sono fatte molto meno selettive, il Fiandre è, come Roubaix e Lombardia, una corsa molto selettiva in cui la volata di un folto gruppo è una possibilità che si avvicina allo zero.
Cosa rende così affascinante questa corsa? Tre fattori, essenzialmente. Per prima cosa la natura delle strade, che come spesso capita in terra di Fiandra sono strette e talvolta caratterizzate dalla presenza di pavé che le rende particolarmente impegnative. Inoltre la presenza dei famosi muri, vale a dire delle ascese brevi ma estremamente impegnative, con pendenze che in qualche caso arrivano a superare il 20% (nella seconda parte del tracciato i muri si susseguono a ripetizione, senza lasciare ai corridori il tempo di rifiatare). Infine l’impressionante cornice di pubblico che accompagna la corsa, un vero e proprio evento nazionale in una terra in cui la bicicletta solleva passioni non inferiori a quelle del calcio.
La gara di domani porrà la parola fine al ciclo di bellissime corse delle Fiandre, benché la Roubaix che seguirà, interamente svolta su suolo francese, abbia caratteristiche che la rendono in qualche modo il degno epilogo delle classiche fiamminghe. Per quanto gli italiani abbiano qualità che li rendono più adatti alle corse delle Ardenne, un grande italiano, Fiorenzo Magni, figura nel novero dei tre volte campioni del Fiandre (nessuno ha mai vinto di più). Ad affiancare il prode Fiorenzo, non a caso ribattezzato il leone delle Fiandre, ci sono nomi tipo Fabian Cancellara, Tom Boonen e Johan Museeuw (Eddy Merckx si fermò a due successi).
Quest’anno ci sarà la novità di Vincenzo Nibali, che a mio parere avrebbe tutte le qualità per fare bene sulle tortuose strade delle Fiandre. Le chance del recente vincitore della Sanremo sono però piuttosto ridotte, primo perché questa sarà la prima partecipazione, secondo perché (giustamente) lo squalo non intende mettere a repentaglio l’intera stagione correndo rischi su un tracciato sul quale le cadute sono più frequenti che altrove. Tra gli altri italiani Matteo Trentin e Gianni Moscon sono quelli che godono di maggior credito, anche se il secondo ha un compagno di squadra piuttosto scomodo come Michał Kwiatkowski.
La gara partirà per il quarto anno da Anversa e si concluderà ad Oudenaarde dopo 266 chilometri. Tra i 18 muri figura il leggendario Kapelmuur (un vero spettacolo, con gli ultimi metri su pavé talmente duri che talvolta i corridori scendono di bici e scollinano a piedi), che però viene affrontato a 95 km dal traguardo, e la tripla ascesa del vecchio Kwaremont (2,2 km su lastricato con pendenza variabile dal 4 al 11,5%) che la seconda e la terza volta viene seguito a stretto giro dal breve (360 m) ma durissimo Paterberg (pendenza media 13%) che l’ultima volta viene scalato dopo 250 km e può letteralmente tagliare le gambe.
I favoriti? Prima di tutto va menzionato il campione uscente Philippe Gilbert, che l’anno scorso fu autore di una memorabile impresa e che milita nella formidabile Quick Step (Terpstra ha vinto non più di dieci giorni fa ad Harelbeke e Lampaert ha bissato tre giorni fa il successo dell’anno precedente nella Dwars door Vlanderen), poi il campione del mondo Peter Sagan, (che qui ha vinto nel 2016) e Greg Van Avermaet, cui manca questa perla per impreziosire la serie di successi degli ultimi anni. Molto accreditati sono anche Tiesj Benoot (recente vincitore delle strade bianche), Kwiatkowski, Naesen, Van Marcke e Stybar (anche lui della corazzata Quick-Step). Se non siete di partenza e se riuscirete a sopravvivere alle fatiche del pranzo pasquale, non perdete l’appuntamento con questa corsa ricca di storia, fascino e gloria (e tanta fatica per i protagonisti).
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