Al momento il rientro della stazione spaziale cinese Tiangong 1, in caduta libera verso la Terra, è previsto alle ore 2.39 della notte italiana del 2 aprile. Questo è quanto ha comunicato il capo del Dipartimento della Protezione civile, Angelo Borrelli. Tiangong 1 non cadrà su America settentrionale e centrale né su gran parte dell’Australia: sono queste le prime aree escluse dai possibili luoghi sui quali potrà avvenire il rientro della stazione spaziale, insieme a parte della Nuova Zelanda e al Madagascar. Comincia così a restringersi la vasta area di rischio compresa compresa fra 43 gradi di latitudine Sud e 43 gradi di latitudine Nord. Secondo gli esperti, il nuovo scenario riduce allo 0,1% di probabilità, il rischio di un eventuale impatto sull’Italia. “Di qui alle prossime ore avremo la possibilità di escludere che il territorio italiano venga colpito da frammenti della stazione spaziale cinese”, ha spiegato Borrelli.
I modelli elaborati sulla base dei dati raccolti da oltre 12 agenzie spaziali ed enti di ricerca di tutto il mondo indicano che la stazione spaziale, dopo il rientro nell’atmosfera, potrebbe tornare a passare sopra l’Italia negli ultimi due passaggi ancora possibili: il primo intorno alle ore 4.50 a sud della Sicilia e l’altro alle ore 6.30 circa su Sardegna e Italia centro-meridionale. Tiangong 1 continua a scendere molto lentamente a causa delle condizioni estremamente tranquille dell’atmosfera, molto rarefatta, come indicano i dati dello Joint Space Operations Center del Comando Strategico degli Stati Uniti. L’impatto con l’atmosfera, previsto inizialmente per l’alba di Pasqua, è quindi slittato.
Per quanto riguarda l’Italia, la probabilità che il rientro nell’atmosfera della stazione spaziale cinese avvenga nei nostri cieli continua a essere molto basso, pari allo 0,1%, come hanno reso noto anche gli esperti dell’Agenzia spaziale italiana che fanno parte del tavolo tecnico tavolo di coordinamento tra Protezione civile, Enac, Enav, Aeronautica Militare e Difesa.
Le indicazioni per la popolazione – L’Agenzia spaziale italiana rileva infine che “sulla base delle informazioni attualmente rese disponibili dalla comunità scientifica è possibile fornire alcune indicazioni utili alla popolazione affinché adotti responsabilmente comportamenti di auto protezione”: poiché è poco probabile che i frammenti causino il crollo di edifici, è più sicuro stare in luoghi chiusi e nei piani bassi, lontano da finestre e porte vetrate, sotto le volte dei piani inferiori e nei vani delle porte inserite nei muri portanti o vicino alle colonne. Poiché alcuni frammenti di grandi dimensioni potrebbero sopravvivere all’impatto e contenere idrazina, si consiglia di non toccarli, di tenersi alla distanza di almeno 20 metri e di segnalarne immediatamente la presenza alle autorità.