Non ricordo l’ultima volta in cui ho alzato gli occhi per guardare il cielo notturno, incantato dal corteo di oggetti celesti che, guardandomi a loro volta da così lontano, m’invitavano a riflettere sul significato dello spazio e del tempo. Forse una notte di San Lorenzo, inseguendo una qualche Perseide, destinataria di un segreto desiderio. La Via Lattea, polvere di stelle galattica che contiene il nostro pianeta; Bellatrix della costellazione di Orione, una delle stelle più luminose visibili a occhio nudo; le lune di Giove e gli anelli di Saturno: sono tutti corpi celesti che hanno guidato la storia e plasmato le civiltà.
Peccato che, in tutto il mondo, la gente non veda più le stelle, se non attraverso il filtro delle luci artificiali, così abbaglianti e onnipresenti che lasciano pochissimi spazi di pura oscurità da dove godere una vista non filtrata del cielo di notte.
Si racconta che, nel 1994, quando un terremoto notturno staccò la corrente elettrica a gran parte di Los Angeles, alcune persone furono angosciate dall’aspetto spettrale del “cielo strano” che improvvisamente era piombato su di loro. In realtà, stavano guardando le stelle, forse per la prima volta nella loro vita.
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E qualcuno ha paragonato l’uomo di città a una rana nel pozzo, quella che, di fronte alla tartaruga così pacifica e umile che veniva dal mare, gracidò con violenza e arroganza: «Allora questo tuo mare di cui parli è chiaramente una bugia. Non può esistere nulla di più grande e di migliore di questo pozzo, nulla di diverso. Gente, questa tartaruga è una bugiarda: cacciamola via!».
La scienza si è accorta dell’inquinamento luminoso solo da quando il fenomeno viene catturato in modo esplicito dalle immagini satellitari. Secondo l’atlante terrestre della luminosità artificiale, pubblicato su Science Advances, le immagini satellitari scattate ogni ottobre tra il 2012 e il 2016 mostrano come il pianeta non solo si riscaldi, ma sia anche più luminoso (Fig.2). Gli Stati Uniti sono così abbagliati dalla luce artificiale che i bambini americani non potranno mai vedere la Via Lattea. E in Europa occidentale si vive una realtà non troppo diversa.
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I satelliti mostrano come l’inquinamento luminoso, ormai a livelli di saturazione in Usa ed Europa, sia in realtà un problema globale, giacché cresce vorticosamente in Cina, India e perfino in Africa. La maggior parte del mondo ne è afflitta, giacché l’uomo ha avvolto il pianeta con una nebbia luminosa che preclude alla maggior parte di noi la possibilità di osservare la galassia. E neppure di accorgersi della caduta dei rottami spaziali, prodotti dagli stessi satelliti a fine vita.
L’inquinamento luminoso non è soltanto una fonte di spreco energetico ed economico, ma pone anche problemi di salute pubblica: per esempio, influenza il ritmo circadiano fino ad aumentare il rischio di alcuni tipi di tumore. Inoltre, esso produce svariati effetti ecologici a scala globale; non soltanto il disorientamento dei piccoli di tartaruga marina mitizzato dai media, ma una vasta gamma di conseguenze su tutti i tipi di animali e piante. Senza contare come si possa ritenere infondata la credenza popolare per cui l’intensa illuminazione riduca il crimine e gli incidenti stradali. E non bisogna sottovalutare neanche l’impatto, potenzialmente enorme, sulle culture di tutto il pianeta: «Vaghe stelle dell’Orsa, io non credea/tornare ancor per uso a contemplarvi».
Nel prossimo mese di settembre, Cnr e Università di Pisa organizzano a Capraia un simposio sulla qualità del cielo notturno, un bene prezioso da difendere soprattutto nelle zone costiere. L’incontro, che si svolgerà con la collaborazione della rete europea Loss of the Nigth e del progetto BuiometriaPartecipativa.org, servirà a condividere conoscenze ed esperienze tra professionisti, ricercatori, gestori di parchi e osservatori astronomici, amministratori, realtà associative e studenti, offrendo un contesto per possibili collaborazioni. Si svolgerà in uno scenario di alto interesse ambientale; e in una posizione che gode ancora di un’ottima qualità del cielo notturno.
Renzo Rosso
Idraulico insigne
Scienza - 3 Aprile 2018
Inquinamento luminoso, senza stelle stiamo male anche noi
Non ricordo l’ultima volta in cui ho alzato gli occhi per guardare il cielo notturno, incantato dal corteo di oggetti celesti che, guardandomi a loro volta da così lontano, m’invitavano a riflettere sul significato dello spazio e del tempo. Forse una notte di San Lorenzo, inseguendo una qualche Perseide, destinataria di un segreto desiderio. La Via Lattea, polvere di stelle galattica che contiene il nostro pianeta; Bellatrix della costellazione di Orione, una delle stelle più luminose visibili a occhio nudo; le lune di Giove e gli anelli di Saturno: sono tutti corpi celesti che hanno guidato la storia e plasmato le civiltà.
Peccato che, in tutto il mondo, la gente non veda più le stelle, se non attraverso il filtro delle luci artificiali, così abbaglianti e onnipresenti che lasciano pochissimi spazi di pura oscurità da dove godere una vista non filtrata del cielo di notte.
Si racconta che, nel 1994, quando un terremoto notturno staccò la corrente elettrica a gran parte di Los Angeles, alcune persone furono angosciate dall’aspetto spettrale del “cielo strano” che improvvisamente era piombato su di loro. In realtà, stavano guardando le stelle, forse per la prima volta nella loro vita.
E qualcuno ha paragonato l’uomo di città a una rana nel pozzo, quella che, di fronte alla tartaruga così pacifica e umile che veniva dal mare, gracidò con violenza e arroganza: «Allora questo tuo mare di cui parli è chiaramente una bugia. Non può esistere nulla di più grande e di migliore di questo pozzo, nulla di diverso. Gente, questa tartaruga è una bugiarda: cacciamola via!».
La scienza si è accorta dell’inquinamento luminoso solo da quando il fenomeno viene catturato in modo esplicito dalle immagini satellitari. Secondo l’atlante terrestre della luminosità artificiale, pubblicato su Science Advances, le immagini satellitari scattate ogni ottobre tra il 2012 e il 2016 mostrano come il pianeta non solo si riscaldi, ma sia anche più luminoso (Fig.2). Gli Stati Uniti sono così abbagliati dalla luce artificiale che i bambini americani non potranno mai vedere la Via Lattea. E in Europa occidentale si vive una realtà non troppo diversa.
I satelliti mostrano come l’inquinamento luminoso, ormai a livelli di saturazione in Usa ed Europa, sia in realtà un problema globale, giacché cresce vorticosamente in Cina, India e perfino in Africa. La maggior parte del mondo ne è afflitta, giacché l’uomo ha avvolto il pianeta con una nebbia luminosa che preclude alla maggior parte di noi la possibilità di osservare la galassia. E neppure di accorgersi della caduta dei rottami spaziali, prodotti dagli stessi satelliti a fine vita.
L’inquinamento luminoso non è soltanto una fonte di spreco energetico ed economico, ma pone anche problemi di salute pubblica: per esempio, influenza il ritmo circadiano fino ad aumentare il rischio di alcuni tipi di tumore. Inoltre, esso produce svariati effetti ecologici a scala globale; non soltanto il disorientamento dei piccoli di tartaruga marina mitizzato dai media, ma una vasta gamma di conseguenze su tutti i tipi di animali e piante. Senza contare come si possa ritenere infondata la credenza popolare per cui l’intensa illuminazione riduca il crimine e gli incidenti stradali. E non bisogna sottovalutare neanche l’impatto, potenzialmente enorme, sulle culture di tutto il pianeta: «Vaghe stelle dell’Orsa, io non credea/tornare ancor per uso a contemplarvi».
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Acquista su AmazonNel prossimo mese di settembre, Cnr e Università di Pisa organizzano a Capraia un simposio sulla qualità del cielo notturno, un bene prezioso da difendere soprattutto nelle zone costiere. L’incontro, che si svolgerà con la collaborazione della rete europea Loss of the Nigth e del progetto BuiometriaPartecipativa.org, servirà a condividere conoscenze ed esperienze tra professionisti, ricercatori, gestori di parchi e osservatori astronomici, amministratori, realtà associative e studenti, offrendo un contesto per possibili collaborazioni. Si svolgerà in uno scenario di alto interesse ambientale; e in una posizione che gode ancora di un’ottima qualità del cielo notturno.
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Ecco la stella singola più lontana mai vista, telescopio Hubble “aiutato” da effetto previsto da Albert Einstein
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La Paz, 17 feb. (Adnkronos/Afp) - Almeno 30 persone sono morte a causa di un incidente che ha coinvolto un autobus passeggeri, precipitato in un burrone profondo 800 metri nella città di Yocalla, nel sud della Bolivia. Lo ha riferito la polizia locale.
Tel Aviv, 17 feb. (Adnkronos) - Secondo quanto riportato dall'emittente statale israeliana Kan, citando diverse fonti, il capo dello Shin Bet, Ronen Bar, non fa più parte del team incaricato delle trattative per la liberazione degli ostaggi. Fonti a conoscenza dei dettagli affermano che Bar potrebbe unirsi a una delegazione in futuro se si svolgeranno i negoziati sulla fase due.
Roma, 17 feb. (Adnkronos) - Prosegue la protesta di Azione alla Camera sul decreto Milleproroghe: il capogruppo Matteo Richetti e la vicecapogruppo Elena Bonetti lasciano i lavori in corso nelle commissioni congiunte Affari Costituzionali e Bilancio. “Dopo il tempo sprecato dal governo nella discussione al Senato alla ricerca di una composizione delle divisioni interne, il testo del decreto è stato trasferito alla Camera solo questa mattina e approderà in Aula nella giornata domani. Alle Commissioni riunite – dichiarano Richetti e Bonetti – non restano che poche ore di esame notturno, una scelta che rende inutile ogni confronto di merito sulle misure contenute nel provvedimento e offende profondamente la funzione parlamentare e la dignità dei deputati membri. Se il governo intende ridurci a figuranti, abbia almeno la decenza di assumersene la responsabilità davanti al Paese. Noi non li aiuteremo”. Azione aveva già espresso nella mattinata la propria contrarietà al ripetuto ricorso alla fiducia, rendendo noto di non aver presentato, per questa ragione, emendamenti al decreto Milleproroghe.
Beirut, 17 feb. (Adnkronos) - Il governo libanese ha annunciato di aver approvato una risoluzione secondo cui soltanto lo Stato potrà possedere armi. La risoluzione chiede di fatto il disarmo di Hezbollah e include l'impegno a rispettare la risoluzione 1701 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite.
Roma, 17 feb. (Adnkronos) - Ha ribadito le perplessità sul formato del vertice di Parigi, sull'invio di truppe europee in Ucraina e la necessità di percorrere strade che prevedano il coinvolgimento degli Stati Uniti. Queste le linee, a quanto si apprende, dell'intervento della premier Giorgia Meloni oggi al summit a Parigi convocato da Emmanuel Macron alla presenza del britannico Keir Starmer, del premier olandese, Dick Schoof, del cancelliere tedesco Olaf Scholz, del capo del governo polacco Donald Tusk e del primo ministro spagnolo Pedro Sanchez. All'Eliseo anche il segretario generale della Nato, Mark Rutte e i vertici Ue, Antonio Costa e Ursula von der Leyen.
Meloni, a quanto si apprende, ha sottolineato di aver voluto essere presente per non rinunciare a portare il punto di vista dell’Italia, ma di avere espresso le sue perplessità riguardo un formato che, a suo giudizio, esclude molti Paesi, a partire da quelle più esposti al rischio di estensione del conflitto, anziché includere, come sarebbe opportuno fare in una fase storica come questa. Anche perché, avrebbe rimarcato la premier, la guerra in Ucraina l’abbiamo pagata tutti.
Per l'Italia le questioni centrali rimangono le garanzie di sicurezza per l’Ucraina, perché senza queste ogni negoziato rischia di fallire. Quindi Meloni avrebbe rimarcato l'utilità di un confronto tra le varie ipotesi in campo, osservando come quella che prevede il dispiegamento di soldati europei in Ucraina appaia come la più complessa e forse la meno efficace. Una strada su cui l'Italia avrebbe mostrato le sue perplessità al tavolo.
Secondo Meloni, a quanto viene riferito, andrebbero esplorate altre strade che prevedano il coinvolgimento anche degli Stati Uniti, perché è nel contesto euro-atlantico che si fonda la sicurezza europea e americana. La premier avrebbe definito una sferzata sul ruolo dell'Europa quella lanciata dall'amministrazione Usa ma ricordando che prima di questa analoghe considerazioni sono state già state fatte da importanti personalità europee. È una sfida, avrebbe quindi sottolineato, per essere più concreti e concentrarsi sulle cose davvero importanti, come la necessità di difendere la nostra sicurezza a 360 gradi, i nostri confini, i nostri cittadini, il nostro sistema produttivo.
Secondo la presidente del Consiglio sono i cittadini europei a chiederlo: non dobbiamo chiederci cosa gli americani possono fare per noi, ma cosa noi dobbiamo fare per noi stessi.
Meloni avrebbe quindi rimarcato come il formato del summit all'Eliseo non vada considerato come un formato anti-Trump. Tutt’altro. Gli Stati Uniti lavorano a giungere ad una pace in Ucraina e noi dobbiamo fare la nostra parte, la sollecitazione della premier italiana. Meloni infine, sempre a quanto si apprende, avrebbe manifestato condivisione per il senso della parole del Vice Presidente degli Stati Uniti Vance, ricordando di aver espresso concetti simili in precedenza. Ancora prima di garantire la sicurezza in Europa, avrebbe sottolineato Meloni, è necessario sapere che cosa stiamo difendendo.
Parigi, 17 feb. (Adnkronos/Afp) - "La Russia minaccia tutta l'Europa". Lo ha detto la premier danese Mette Frederiksen dopo i colloqui di emergenza a Parigi sul cambiamento di politica degli Stati Uniti sulla guerra in Ucraina.
La guerra in Ucraina riguarda i "sogni imperialisti di Mosca, di costruire una Russia più forte e più grande, e non credo che si fermeranno in Ucraina", ha detto ai giornalisti, mettendo in guardia gli Stati Uniti dai tentativi di concordare un cessate il fuoco "rapido" che darebbe alla Russia la possibilità di "mobilitarsi di nuovo, attaccare l'Ucraina o un altro paese in Europa".
Parigi, 17 feb. (Adnkronos) - "Oggi a Parigi abbiamo ribadito che l'Ucraina merita la pace attraverso la forza. Una pace rispettosa della sua indipendenza, sovranità, integrità territoriale, con forti garanzie di sicurezza. L'Europa si fa carico della sua intera quota di assistenza militare all'Ucraina. Allo stesso tempo abbiamo bisogno di un rafforzamento della difesa in Europa". Lo ha scritto su X la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen.