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Russiagate, emessa la prima condanna: 30 giorni di prigione e 20mila dollari di multa per l’avvocato Alex van der Zwaan

L'uomo era accusato di aver mentito agli investigatori federali sui suoi rapporti con Rick Gates, ex manager della campagna presidenziale di Donald Trump. Le indagini del procuratore speciale Robert Mueller entrano ora in una nuova fase

Trenta giorni di prigione e 20mila dollari di multa. La prima condanna nell’ambito dell’inchiesta sul Russiagate è per l’avvocato olandese Alex van der Zwaan, colpevole di aver mentito agli investigatori federali sui suoi rapporti con Rick Gates, ex collaboratore di Donald Trump.

Come riportato dal network americano Abc, prima che venisse pronunciata la sentenza van der Zwaan ha ammesso nuovamente i propri errori: “Quello che ho fatto è sbagliato”. L’avvocato, che lavora in un noto studio legale di New York, era accusato di aver mentito all’Fbi e di non aver fornito i documenti richiesti dal procuratore speciale Robert Mueller.

L’inchiesta sui legami tra la campagna presidenziale di Donald Trump e la Russia è ora a un punto di svolta. A ottobre 2017 Paul Manafort, l’ex manager della campagna elettorale del tycoon, e l’uomo d’affari Rick Gates si sono consegnati all’Fbi con le accuse di riciclaggio e frode fiscale nell’ambito della loro attività di lobbisti del governo ucraino. Il primo dicembre è toccato all’ex consigliere per la sicurezza nazionale Michael Flynn, accusato dal procuratore Mueller di avere fornito all’Fbi delle “dichiarazioni false, fittizie e fraudolente” riguardanti le sue conversazioni con l’ex ambasciatore russo a Washington Sergei Kislyak. Un passaggio che ha visto coinvolto per la prima volta un membro dell’amministrazione Trump. Nel febbraio 2018 è stata la volta di 13 cittadini russi legati al Cremlino, incriminati per aver “coscientemente e intenzionalmente cospirato per truffare gli Stati Uniti con il proposito di interferire con i processi politici ed elettorali americani”.

Una sequela di scandali, arresti e rilanci a mezzo stampa che hanno indebolito la posizione della stessa amministrazione Trump. Soltanto poche settimane fa, alla notizia diffusa dal Wall Street Journal secondo cui l’ex numero due dell’Fbi Andrew McCabe avrebbe girato al super-procuratore i suoi documenti e i suoi appunti sulle interazioni con il capo della Casa Bianca, lo stesso Donald Trump aveva twittato così: “L’indagine di Mueller non avrebbe mai dovuto iniziare. Si è basata su attività fraudolente e falsi dossier pagati da Hillary e dai democratici. Caccia alle streghe”.