In piena tempesta hi-tech per il caso Facebook la musica in streaming sbarca a Waal Street: il colosso svedese Spotify debutta oggi sul floor della Borsa di New York, lanciando una nuova sfida alla rivale Apple Music. Il tutto in un momento molto difficile per i titoli tecnologici, reduci da giornate critiche sui mercati dopo lo scandalo sulla raccolta dei dati di Facebook. La casa guidata da Daniel Ek sarà quotata al New York Stock Exchange (Nyse) con il logo Spot (Spotify Technology), e potrebbe essere il maggiore debutto tecnologico del 2018, visto che si spera di superare i 25 miliardi di dollari di capitalizzazione. Tra il primo gennaio e il 22 febbraio le azioni sono state scambiate privatamente a un prezzo fino ai 132,50 dollari, ma secondo il Wall Street Journal la settimana scorsa tale prezzo è salito sino a 137,50 dollari.
Spotify si quoterà non con la tradizionale Ipo (initial public offering) ma con il meccanismo della ‘quotazione diretta’ per determinare il prezzo iniziale delle azioni. Addio dunque al tradizionale road show che solitamente accompagna una Ipo, con l’ambizione dell’azienda di democratizzare l’accesso in Borsa, rendendolo più trasparente. L’evento sarà online e il prezzo di esordio sarà fissato dal mercato in base alla domanda e all’offerta. La domanda di offerta pubblica avanzata alla Sec ammonta a un miliardo di dollari. Si tratta di una scelta rischiosa, ma che punta sul nome e sui numeri di Spotify: la piattaforma lanciata a Stoccolma nel 2008 ha rivoluzionato le abitudini sulla musica, contando attualmente 159 milioni di utenti al mese in oltre 60 Paesi, e 71 milioni di abbonati che pagano per accedere a tutte le prerogative della app. E chissà che il numero non possa crescere dopo la guerra agli scrocconi avviata negli ultimi mesi. Mentre l’azienda ha sborsato circa dieci miliardi di dollari di diritti ad artisti, etichette musicali ed editori.
Sono cifre che rappresentano circa il doppio – secondo Spotify – di quelle del più diretto concorrente, Apple Music. Dal 2015 al 2017 c’è stato un vero e proprio boom dell’azienda passata – come si legge nella documentazione presentata alla Sec – da 1,9 miliardi di euro di ricavi a 4,09 miliardi di euro, con un tasso annuo di crescita del 45%. Tuttavia nel 2015, nonostante al momento Spotify non abbia rivali in grado di contrastare il suo dominio, le perdite nette erano di 230 milioni e nel 2016 di 1,23 miliardi di euro. Mentre l’anno scorso l’azienda ha chiuso con un rosso di 324 milioni di euro.