La Lega ha il suo primo parlamentare indagato. E viene dalla Sicilia. È Alessandro Pagano, coordinatore del Carroccio sul versante occidentale dell’isola, coinvolto in un’inchiesta per voto di scambio e attentato ai diritti politici del cittadino. Accusa che – insieme a quella di attentato ai diritti politici del cittadino – ha portato all’arresto anche di altre due persone: l’ex consigliere regionale ed ex sindaco di Monreale, Salvino Caputo, avvocato penalista e commissario straordinario per la provincia di Palermo del movimento Noi con Salvini, la costola siciliana della Lega. E suo fratello Mario, candidato non eletto alle ultime elezioni regionali sempre con il partito di Matteo Salvini. Non è stato rieletto, ma è il fondatore della costola siciliana della Lega Angelo Attaguile: anche lui- secondo l’edizione palermitana di Repubblica – è indagato nell’inchiesta della procura di Termini Imerese. È coordinatore del Carroccio in Sicilia orientale, deputato uscente non rieletto alle ultime politiche.
I fratelli Caputo e la candidatura col trucco –I fratelli Caputo sono finiti ai domiciliari: per la procura di Termini Imerese chiedevano voti in cambio di posti di lavoro. Ma non solo. Perché a finire sotto la lente d’ingrandimento degli inquirenti è soprattutto la campagna elettorale per le regionali siciliane del 2017. “L’avvocato Salvino Caputo viene scelto come candidato per una delle liste per la competizione regionale, la lista Noi Con Salvini. Ci sono tutta una serie intercettazioni telefoniche nelle quali emerge che Salvino Caputo sarà candidato in questa lista. Ad un certo punto gli viene comunicato che i dirigenti politici hanno deciso di non candidarlo per due ragioni: prima di tutto perché ha riportato una condanna, e questo secondo i dirigenti non consente la sua eleggibilità, il secondo motivo è che la commissione Bindi lo ha considerato un soggetto che non ha requisiti morali per essere candidato”, ha spiega il procuratore capo di Termini Imerese, Ambrogio Cartosio, nel corso della conferenza stampa. “Si architetta una situazione – spiega sempre il magistrato – nella quale candidato è Mario Caputo, suo fratello ma si farà credere che il candidato è Salvino Caputo. Questo non può avvenire a Palermo e Monreale, ma lo si farà credere nelle Madonie. Così si confezionano volantini e manifesti senza foto e con il solo nome Caputo”.
“Soggetti adusi al voto di scambio” – Una situazionde da Mattia Pascal quella della candidatura di Mario Caputo, spacciato per il fratello Salvini. E infatti nei volantini il candidato veniva indicato come “Mario Caputo detto Salvino”: da qui la contestazione di attentato ai diritti politici del cittadino. “Salvino Caputo – ha detto il procuratore Cartosio – era soggetto aduso ad un’attività sicuramente contra legem il voto di scambio, attività che esercitava in modo sistematico. L’esigenza cautelare per attentato ai diritti politici del cittadino è stata necessaria per impedire la commissione di reati della stessa natura. Viene contestato a Salvino Caputo anche il voto di scambio. La misura cautelare è stata emessa per attentato ai diritti politici del cittadino. Per voto di scambio è indagato”.
Venti indagati, indagine nata da un esposto – I carabinieri hanno arrestato anche Benito Vercio, 62 anni, indicato dagli investigatori come “procacciatore di voti nel termitano”. Nel corso delle indagini, l’ufficio inquirente guidato da Ambrogio Cartosio avrebbe accertato dodici episodi di compravendita di voti in cambio di promesse di posti di lavoro o altre utilità. L’inchiesta, nata da un esposto anonimo dell’aprile del 2017, coinvolge venti indagati: nell’inchiesta sono coinvolti l’assessore comunale alla Pubblica istruzione di Termini Imerese, Loredana Bellavia e il consigliere comunale Michele Galioto , entrambi esponenti del Carroccio. E poi dipendenti comunali come Agostino Rio, bibliotecario già arrestato nei mesi scorsi con l’accusa di assenteismo.
Il deputato Pagano e le intecettazioni – A fare rumore, però, è soprattutto l’indagine a carico di Pagano: per lui la procura chiederà l’autorizzazione a utilizzare le intercettazioni. “Non abbiamo ancora ricevuto nulla ma a fronte di una richiesta di autorizzazione di intercettazioni accidentali daremo subito il consenso all’utilizzo”, dice l’avvocato Nino Caleca, legale del parlamentare. “Ha sempre operato – ha aggiunto – in difesa della correttezza e della legalità”. Eletto nel 2013 con il Pdl, poi passato nel Nuovo Centrodestra di Angelino Alfano, Pagano ha aderito alla Lega nel 2016 per poi tornare a Montecitorio sotto il simbolo di Alberto da Giussano.
Caputo, il primo politico tagliato dalla Severino – L’ex deputato regionale Caputo, invece, nel 2013 era stato costretto a lasciare l’Ars dopo che nei suoi confronti era diventata definitiva una condanna a un anno e cinque mesi per tentato abuso d’ufficio. Secondo i giudici, da sindaco di Monreale cercò di fare annullare alcune multe che i vigili urbani avevano contestato all’allora arcivescovo Salvatore Cassisa e ad alcuni suoi ex assessori quando era sindaco di Monreale. L’ex parlamentare – anche lui proveniente dal Pdl e in precedenza da An e dal Movimento sociale – fu il primo politico in Italia a dover lasciare il proprio incarico in conseguenza della legge Severino.
Giorgetti: “Commesso qualche errore al Sud” – “La magistratura faccia il suo lavoro, se ci sono delle colpe si condanni pesantemente ma non credo che in Sicilia siano gli unici sospettati per questo reato”, dice Giancarlo Giorgetti, capogruppo della Lega alla Camera, che ha commentato gli arresti dicendosi “deluso e amareggiato”. Alla domanda se la Lega abbia imbarcato al Sud troppi esponenti della vecchia politica locale, il capogruppo risponde “è possibile che in alcune zone sia stato commesso qualche errore, in un percorso di crescita in zone problematiche. Ma la Lega che compra voti in Sicilia mi sembra una ricostruzione fantasiosa”.
L’accusa: “Io fatto fuori dal partito per loro” – “Un anno fa venni sostituito proprio da Salvino Caputo alla guida del movimento per volontà di Alessandro Pagano, che mi scaricò in malo modo”, attacca invece Francesco Vozza, ex responsabile palermitano della Carroccio che contestò a lungo la nomina di Caputo voluta dal coordinatore della Sicilia Occidentale di Noi con Salvini. “Temo che sia giunta l’ora di dire le cose per come stanno: Pagano ha ucciso un’intera classe dirigente emergente per sostituirla con condannati, riciclati e persone che in generale non c’entrano nulla col progetto di Matteo Salvini“, dice Vozza. “Pertanto (e credo di poter parlare a nome di tantissimi militanti), da oggi non accetteremo più la leadership dell’onorevole Pagano – ha aggiunto l’esponente leghista – La Sicilia non merita questo schifo e come Lega avremmo dovuto importare il modello Zaia, non certo questa vergogna che porta proprio il nome di Pagano”.
L’inchiesta per voto di scambio non è il primo guaio per i leghisti di Sicilia. Tony Rizzotto, primo esponente del Carroccio eletto all’Assemblea regionale, era già finito nel registro degli indagati con l’accusa di appropriazione indebita aggravata ai danni dei dipendenti dell’Isfordd, l’istituto di formazione per disagiati e disadattati sociali, che fino a luglio era presieduto proprio da Rizzotto, che era anche il legale rappresentante.