I giudici hanno votato sei a cinque dopo un'udienza di dieci ore. Dall'Italia appello pro-Lula affinché possa correre alle prossime elezioni. Tra i firmatari Romano Prodi, Massimo D'Alema e Susanna Camusso
L’ex presidente del Brasile Luiz Inacio Lula da Silva dovrà andare in carcere. È quanto ha deciso il Tribunale supremo federale del Paese dopo un’udienza fiume di oltre dieci ore. A pesare sulla risoluzione sfavorevole per il leader del Partito dei lavoratori, condannato a 12 anni per corruzione passiva e riciclaggio, è stato il voto della magistrata Rosa Weber.
Lula si era rivolto alla più alta corte del Brasile per fare richiesta di habeas corpus, cioè di sospensione della pena fino alla conclusione di tutti i gradi di giudizio. La risposta dei giudici è stata negativa, per sei voti contro cinque. Una decisione che rende ancora più lontana la possibilità che Lula possa correre alle prossime elezioni presidenziali che si terranno in ottobre. I suoi legali avranno ora tempo fino al 10 aprile per fare ricorso.
Immediata la reazione dei simpatizzanti dell’ex presidente: “È incredibile questo voto di Rosa Weber”, ha scritto su Twitter Lindbergh Farias, deputato del Partito dei lavoratori. “La pressione esercitata da Globo (il più grande gruppo di comunicazione del Sud America, ndr) che ha usato perfino i militari per ricattare il Tribunale supremo federale, ha funzionato alla grande”. Un appello è arrivato anche dall’Italia: “Siamo persone che a vario titolo hanno conosciuto l’esperienza del governo Lula e abbiamo potuto apprezzare i cambiamenti impressi in quegli anni, soprattutto sul piano sociale”, hanno dichiarato i firmatari, fra cui ci sono Romano Prodi, Massimo D’Alema e Susanna Camusso. “Vogliamo oggi esprimere una grande preoccupazione ed un vero e proprio allarme – si legge nell’appello – per il rischio che la competizione elettorale democratica in un grande Paese come il Brasile venga distorta e avvelenata da azioni giudiziarie che potrebbero impedire impropriamente ad uno dei protagonisti di prendervi parte liberamente”.
Luiz Inacio Lula da Silva, 72 anni, è stato condannato a 12 anni di carcere per i delitti di corruzione passiva e riciclaggio per i lavori su un lussuoso appartamento con vista mare, realizzati da un’impresa di costruzioni in cambio di favori per l’ottenimento di appalti. Accuse dalle quali si è sempre difeso, parlando di una “sentenza politica” messa in atto per impedirgli il terzo mandato. Lula, ex operaio metalmeccanico, è stato presidente del Brasile dal 2003 al 2010, per poi passare il testimone all’ex ministra del suo governo Dilma Roussef, successivamente destituita per impeachment nell’agosto del 2016.