Il fratello di Novembrin è stato rintracciato mercoledì sera e ha confessato il delitto dopo essere stato portato in caserma. Era in auto con la sorella. Alla base dell'agguato ragioni sentimentali
C’è un tradimento consumatosi in famiglia alla base della sparatoria avvenuta attorno mercoledì pomeriggio a Caravaggio, nel Bergamasco. I quattro colpi di pistola che hanno ammazzato Carlo Novembrini e la sua compagna Maria Rosa Fortini all’interno della sala slot Gold Cherry sono stati esplosi dal fratello minore dell’uomo, Maurizio Novembrini, convinto di aver scoperto una relazione passata tra sua ex moglie e il 51enne ex detenuto al 41-bis.
Il fratello di Novembrini è stato fermato mercoledì sera assieme alla sorella e ha confessato dopo essere stato portato in caserma. Le telecamere di videosorveglianza lo avevano ripreso all’arrivo nella sala slot, durante l’esecuzione “con metodo mafioso” e mentre si allontanava con una Panda bianca con a bordo la donna – al momento estranea alle accuse – assieme alla quale è fuggito lungo l’ex statale Padana Superiore prima di essere intercettato dai carabinieri.
L’uomo rimasto ucciso, originario di Gela, a quanto si apprende da fonti giudiziarie, era stato in carcere al 41 bis, sarebbe stato legato in passato al clan Madonia e il suo rapporto con la donna durava da circa 4 anni. Le indagini, coordinate dal sostituto procuratore di Bergamo, Gianluigi Dettori, hanno già permesso di recuperare l’arma del delitto – una pistola con matricola abrasa – e di stabilire che Novembrini, dopo aver sparato al fratello e alla donna, si sarebbe sincerato di averlo veramente ucciso avvicinandosi al corpo con modalità da esecuzione mafiosa per il colpo di grazia.
“Una morte annunciata, per via dei dissidi tra i fratelli e un rapporto conflittuale che si protraeva da tempo”, ha spiegato il colonnello Paolo Storoni, comandante provinciale di Bergamo dei carabinieri. I militari hanno riferito di un clima “tesissimo” in famiglia. Nella quale, tra l’altro, i carabinieri non hanno trovato alcun appoggio né collaborazione per le indagini, in un clima definito di “omertà”.