In un'intervista alla Bild, la neo-ministra dell'ambiente tedesca punta il dito contro le case automobilistiche: "imporre tasse o divieti di circolazione significherebbe punire le persone sbagliate. Sta ai produttori provvedere a sostituzioni tecniche a proprie spese". La risposta, indiretta, viene dal numero uno di Daimler, Dieter Zetsche: "siamo favorevoli a a ciò che è tecnicamente sensato e finanziariamente responsabile”
“Chi guida un diesel ha comprato la sua auto pensando che fosse compatibile dal punto di vista dell’impatto ambientale. Tasse sul diesel o divieti di circolazione sarebbero la strada sbagliata da intraprendere”: così la neo-ministra tedesca dell’ambiente, la socialdemocratica Svenja Schulze, sul tema dieselgate.
L’onda lunga dello scandalo emissioni non si è ancora abbassata e le parole della Schulze – per certi versi quasi scontate – sono un chiaro messaggio rivolto all’industria tedesca dell’auto a non abbassare la guardia, perché non saranno fatti sconti su quanto accaduto.
In un’intervista rilasciata al quotidiano Bild, la ministra ha specificato che le conseguenze del dieselgate saranno a carico dei produttori che hanno violato la fiducia di istituzioni e pubblico. La Schulze è altresì convinta che un incremento della tassazione sui diesel e i divieti di circolazione per le auto alimentate a gasolio, “punirebbero le persone sbagliate”.
“I produttori hanno la responsabilità di avere, in parte, imbrogliato e di aver venduto auto con valori di emissioni di gas nocivi estremamente dannosi” ha chiarito la ministra Schulze e “per questo sono loro a dover provvedere a sostituzioni tecniche a proprie spese”. E, anche qui, siamo sul lapalissiano.
La soluzione a lungo termine per abbattere l’inquinamento? L’elettromobilità, ma a prezzi accessibili: “viaggiare con le auto elettriche deve essere abbordabile come viaggiare sulle auto a motore”, ha ribadito la Schulze. “I tedeschi vanno in giro per il mondo con il naso alzato pensando di fare tutto bene, ma non è così. Nella protezione dell’ambiente non siamo i migliori”. E quest’ultima è, veramente, degna dei 92 minuti di applausi del più famoso dei ragionieri.
I moniti della Schulze, tuttavia, sembrano apparentemente stridere con le ultime dichiarazioni di Dieter Zetsche, numero uno del gruppo Daimler (di cui fanno parte Mercedes e Smart): “Più auto elettriche fanno bene al bilancio delle emissioni di CO2 ma non altrettanto al bilancio del nostro gruppo”. Un modo per dire “stiamo investendo molto, ma ci vuole tempo”, anche perché, ad onor del vero, Daimler è fra i colossi dell’auto lanciati nel percorso di elettrificazione.
Tuttavia, tutta l’industria tedesca è convinta che il diesel abbia ancora molto da dire e sia ancora “parte della soluzione al problema ambientale”, come aveva specificato poche settimane fa Matthias Müller, l’ad di gruppo Volkswagen. Un principio in cui crede anche Zetsche, che però ammette come i “produttori di auto siano responsabili di conciliare la mobilità privata con la salubrità dell’aria e del clima”.
Daimler, ha continuato Zetsche, “è favorevole a ciò che è tecnicamente sensato e finanziariamente responsabile”: in altri termini, anche la via delle zero-emissioni – e tutti i passi tecnici che serviranno per arrivarci, come ibrido e plug-in-, deve fare i conti… con i conti. Con quei bilanci che sono alla base di ogni investimento industriale. Ed i conti, nonché la necessità di farli quadrare, hanno precedenza anche sulla tutela dell’ambiente.