Due mesi dopo quelle dichiarazioni particolarmente provocatorie del patron di Striscia la Notizia, la procura di Roma ha aperto un fascicolo in seguito alla querela per diffamazione fatta partire dal cantautore romano. Le dichiarazioni di Ricci fecero discutere durante il Festival di Sanremo
“Claudio Baglioni? Di fondo non penso sia uno disonesto… del resto non è capace: il botulino gli intoppa i ragionamenti nel cervello”. Antonio Ricci, il patron di Striscia la notizia, non ha mai amato Claudio Baglioni (e, probabilmente, viceversa). Ma ora, due mesi dopo quelle dichiarazioni particolarmente provocatorie, la procura di Roma ha aperto un fascicolo in seguito alla denuncia per diffamazione fatta partire dal cantautore romano. Toccherà alla supervisione del pubblico ministero Rosalia Affinito fare chiarezza su una vicenda che da prettamente mediatica è diventata giudiziaria.
“Non lo reggo da sempre, da quando ero ragazzo – aveva ribadito Ricci al Corriere della Sera alla vigilia della partenza del Festival di Sanremo, proprio condotto e diretto da Baglioni -. Sono cresciuto nel ‘68, gli anni della protesta, gli anni di Tenco e Paoli, di Guccini e De André… poi arriva questa melensa creatura dalla maglietta fina che canta passerotto non andare via. Baglioni era il cantante preferito dei fascisti, dei La Russa e Gasparri. Non lo sopporto. In uno spettacolo dissi anche che gli avrei tirato una molotov. Ora se gli dai fuoco si sparge odore acre di plastica che semina diossina in tutto il Paese”, il suo pensiero. La risposta di quest’ultimo, allora, non dette troppo spago alle provocazioni: “Rispondere? Lo farei, ma ho cose più importanti da fare nei prossimi giorni”, disse durante una delle prime conferenze stampa del Festival.
I fan di Baglioni, comunque, pretesero le scuse da parte di Ricci. Mai arrivate: “Penso piuttosto che l’autore di un verso osceno come ‘accoccolati ad ascoltare il mare’ debba chiedere lui perdono all’intera Italia, patria di santi, navigatori e poeti. Io proprio non ce la faccio ad accoccolarmi con voi, neppure con una pistola puntata alla tempia. Piuttosto la morte che l’accoccolamento”, aveva risposto di nuovo l’autore ligure, non mettendo affatto da parte l’ascia di guerra.