All'ex senatore di Forza Italia, condannato a 7 anni per concorso esterno in associazione mafiosa, ha risposto no, meno di un mese fa, anche la II sezione della corte d’appello di Caltanissetta, rigettando però la richiesta di revisione. Contestualmente era stata respinta anche la richiesta di sospensione dell’esecuzione della pena
Un altro no, l’ennesimo. Anche la Corte europea dei diritti umani ha respinto la richiesta di sospensione della pena, per motivi di salute, presentata da Marcello Dell’Utri, secondo quanto riporta l’Ansa citando fonti della Corte di Strasburgo. All’ex senatore di Forza Italia, condannato a 7 anni per concorso esterno in associazione mafiosa, ha risposto no, meno di un mese fa, anche la II sezione della corte d’appello di Caltanissetta, rigettando però la richiesta di revisione. Contestualmente era stata respinta anche la richiesta di sospensione dell’esecuzione della pena per lo storico braccio destro di Silvio Berlusconi, avanzata nel dicembre scorso dalla procura generale nissena. A chiedere la revisione del processo per l’ex manager di Publitalia erano stati i suoi legali, gli avvocati Francesco Centonze e Tullio Padovani.
Condannato dalla corte di Cassazione nel maggio del 2014 Dell’Utri deve scontare ancora meno di due anni di reclusione. Al momento è in detenzione ospedaliera all’interno del carcere romano di Rebibbia. Nelle scorse settimane gli avvocati dell’ex senatore si erano visti respingere per due volte dal tribunale di sorveglianza di Roma un’istanza di differimento della pena per motivi di salute. “La posizione giuridica di Dell’Utri non è in alcun modo rassicurante: la sentenza in esecuzione ha accertato i suoi rapporti con i vertici di Cosa nostra dai primi anni ’70 al 1992. Allarmante appare la pregressa latitanza in Libano, avvenuta nel 2014, vale a dire poco meno di quattro anni fa, nonostante l’età, la patologia cardiaca e le altre affezioni già all’epoca presenti”, scrivevano i giudici spiegando il loro no alla liberazione. Lo scorso 14 marzo alcuni ex parlamentari di Forza Italia hanno fondato un comitato per la sua libertà.
Intanto i legali hanno presentato una nuova istanza su cui Il tribunale di Sorveglianza di Roma si è riservato di decidere. La difesa ha chiesto di verificare se l’attuale stato detentivo presso il Campus Biomedico lede i diritti umani. Dell’Utri, affetto da più patologie, è ricoverato dal 14 febbraio scorso, piantonato 24 ore su 24 da due agenti e non può incontrare nessuno. “L’ex senatore, che sta scontando una pena a 7 anni per concorso esterno in associazione mafiosa, dovrebbe rientrare a Rebibbia il 20 aprile prossimo – spiegano i difensori Alessandro De Federicis e Simona Filippi -. Attualmente è costretto in una camera del Campus Biomedico, dove non può nemmeno aprire la finestra perché sigillata e deve dormire con la luce in faccia“. Nei giorni scorsi l’ex senatore di Forza Italia ha presentato una denuncia al Csm contro sei magistrati dello stesso tribunale capitolino per violazione disciplinare. L’ex parlamentare chiede al Consiglio superiore della magistratura di valutare il comportamento, a suo parere “superficiale e inerte” assunto dai giudici che hanno deciso in merito alla compatibilità tra la detenzione in carcere e il suo stato di salute e ciò, a suo dire, ha comportato un peggioramento del quadro clinico.
Ma chi è l’uomo al quale è stata negata la libertà? Nelle motivazioni della sentenza definitiva di condanna, i giudici definiscono Dell’Utri come il garante “decisivo” dell’accordo tra Berlusconi e Cosa nostra e “la sistematicità nell’erogazione delle cospicue somme di denaro da Marcello Dell’Utri a Gaetano Cinà sono indicative della ferma volontà di Berlusconi di dare attuazione all’accordo al di là dei mutamenti degli assetti di vertice di Cosa nostra”. E ancora, la Suprema corte – nelle stesse motivazioni depositate nel luglio del 2014 – ricorda che il “perdurante rapporto di Dell’Utri con l’associazione mafiosa anche nel periodo in cui lavorava per Filippo Rapisarda e la sua costante proiezione verso gli interessi dell’amico imprenditore Berlusconi veniva logicamente desunto dai giudici territoriali anche dall’incontro, avvenuto nei primi mesi del 1980, a Parigi, tra l’imputato, Bontade e Teresi, incontro nel corso del quale Dell’Utri chiedeva ai due esponenti mafiosi 20 miliardi di lire per l’acquisto di film per Canale 5“.
La condanna definitiva, però, non è l’unico guaio giudiziario per Dell’Utri. Oggi l’ex senatore è nuovamente indagato dalla procura di Firenze con un’accusa pesantissima: insieme a Berlusconi è sospettato di essere tra i possibili mandanti occulti delle stragi del 1993 a Firenze, Roma eMilano. Sul suo capo, inoltre, pende anche un’altra richiesta di condanna. È quella a 12 anni di reclusione avanzata alcune settimane fa dalla procura di Palermo nel processo sulla cosiddetta Trattativa tra pezzi dello Stato e Cosa nostra in cui l’ex senatore è imputato per minaccia e violenza a corpo politico dello Stato. “Considerate le pendenze per reati molto gravi che potrebbero determinare nuove consistenti pene detentive e tenuto conto del recente tentativo di sottrarsi all’esecuzione penale, non si ritiene di poter escludere il pericolo di fuga, non trovandosi in condizioni fisiche impeditive della deambulazione e del movimento, e non essendo le malattie in fase avanzata e debilitante”, scrivevano i giudici del tribunale di sorveglianza di Roma negando a Dell’Utri la scarcerazione per motivi di salute. Tradotto: l’ex senatore potrebbe essere condannato di nuovo per altri reati, è già stato latitante e non sta poi così male. In pratica, secondo i magistrati capitolini, Dell’Utri può nuovamente fuggire all’estero. Per il momento, però, rimarrà in carcere.