Il 4 aprile ricorreva il 50° anniversario della morte di Martin Luther King. Non credo di avere le conoscenze giuste per ricordarlo nel modo che sarebbe appropriato per la sua figura morale e storica ma non volevo che tale ricorrenza passasse inosservata su questo blog. Sento il bisogno di lasciare un segno nel mio piccolo, di essere – come ci insegnò King – “la migliore saggina nella valle” che mi è possibile (sì, lo so che quella poesia non è attribuibile con certezza a lui).
In tanti lo avranno ricordato come un eroe, in tanti si saranno riempiti la bocca usando le sue parole per portare acqua al proprio mulino ma la verità è che se fosse stato ancora vivo avrebbe ricevuto critiche feroci da tutte le parti. Da quelli che avrebbero visto la sua non violenza come una forma di vigliaccheria o di “borghesismo”, da quelli che gli avrebbero contestato l’ignoranza in certe materie su cui quindi non avrebbe avuto titolo per parlare, da quelli che lo avrebbero arrestato, chissà, per istigazione a delinquere. Perché questo è quello che successe quando era in vita.
Perché chiunque avanzi l’esigenza di mettere in discussione le priorità di questo mondo e di lottare continuando ad amare il proprio nemico non è ben gradito da una società insofferente, rabbiosa, votata all’individualismo più estremo. È per questo che i leader di tutto il mondo sembrano essersi dimenticati parole come “solidarietà“, “uguaglianza“, “amore“, “disobbedienza civile“, a vantaggio delle più vendibili “competitività“, “difesa“, “prima noi“.
E allora, per una volta, ricordiamole le parole di Martin Luther King. Ricordiamo la sua visione di un mondo che, oggi, appare sempre più lontano ma al quale non si può fare a meno di aspirare.
“La maledizione della povertà non ha giustificazione nella nostra epoca. È venuto per noi il momento di civilizzarci tramite un’abolizione totale, diretta e immediata della povertà”.
“La vera misericordia è più che gettare una moneta a un mendicante; è arrivare a capire che un edificio che produce mendicanti ha bisogno di ristrutturazioni“.
“Ai nostri più accaniti oppositori noi diciamo: Noi faremo fronte alla vostra capacità di infliggere sofferenze con la nostra capacità di sopportare le sofferenze; andremo incontro alla vostra forza fisica con la nostra forza d’animo. Fateci quello che volete e noi continueremo ad amarvi.
Noi non possiamo in buona coscienza, obbedire alle vostre leggi ingiuste, perché la non cooperazione col male è un obbligo morale non meno della cooperazione col bene.
Metteteci in prigione e noi vi ameremo ancora. Lanciate bombe sulle nostre case e minacciate i nostri figli e noi vi ameremo ancora. Mandate i vostri incappucciati sicari nelle nostre case nella notte, batteteci e lasciateci mezzi morti e noi vi ameremo ancora. Ma siate sicuri che noi vi vinceremo con la nostra capacità di soffrire.
Un giorno noi conquisteremo la libertà, ma non solo per noi stessi: faremo talmente appello al vostro cuore e alla vostra coscienza che alla lunga conquisteremo voi e la nostra vittoria sarà una duplice vittoria.
L’amore è il potere più duraturo che vi sia al mondo”.