Dopo il Garante per la Privacy si muove anche quello per la concorrenza che ha avviato un fascicolo a scopo conoscitivo sulle modalità di raccolta e utilizzo dei dati dei propri utenti a fini commerciali, incluse le informazioni generate dall’uso di app di società del gruppo o di terzi. Lo annuncia lo stesso Pitruzzella via tweet
L’Antitrust ha avviato un’istruttoria su Facebook “per presunte pratiche commerciali scorrette” in seguito all’esplosione del caso Cambridge Analytica. Lo annuncia un tweet dell’Autorità citando una intervista a SkyTg24 del presidente Giovanni Pitruzzella. Il social network “avrebbe , in primo luogo, adottato un’informativa priva di immediatezza, chiarezza e completezza, in fase di registrazione alla piattaforma Facebook, con riferimento alle modalità di raccolta e utilizzo dei dati dei propri utenti a fini commerciali, incluse le informazioni generate dall’uso da parte dell’utente Facebook di app di società appartenenti al gruppo e dall’accesso a siti web/app di terzi”, scrive il Garante della Concorrenza e del Mercato. Prosegue: “Facebook avrebbe costretto i propri utenti registrati ad accettare, in via generale e preventiva, il trasferimento e l’uso dei propri dati da/a terzi operatori per tutte le volte che l’utente accederà o utilizzerà siti web e app di terzi”.
“Quando ci iscriviamo a Facebook – spiega Pitruzzella – sulla home page troviamo un messaggio che dice che il servizio è gratuito e lo sarà sempre. Ma il consumatore non è messo in grado di sapere che al contrario cede dei dati, per i quali ci sarà un uso commerciale, come dimostrano anche le recenti vicende”.
“Si tratta – ha proseguito – di problematiche nuove che involgono vari profili: c’è un profilo di tutela della privacy, per cui il regolatore di settore, l’Autorità per la privacy, nazionale e europea, sta intervenendo; c’è un profilo di nuove regole, occorrono regole adeguate ai tempi a cui sta pensando l’Autorità per le Comunicazioni, c’è poi un profilo di tutela del consumatore: noi siamo stati chiamati a intervenire dalle associazioni di tutela del consumatore, e riteniamo che i messaggi devono essere chiari, precisi, non ingannevoli, su cosa le piattaforme come Facebook fanno della nostra identità digitale”.
Secondo l’Autorità, tali comportamenti potrebbero integrare due distinte pratiche commerciali scorrette in violazione degli artt. 20, 21, 22, 24 e 25, del Codice del Consumo, in quanto, da un lato, Facebook non informerebbe adeguatamente e immediatamente, in fase di attivazione dell’account, l’utente dell’attività di raccolta e utilizzo, a fini commerciali, dei dati che egli cede. Dall’altro, Facebook avrebbe esercitato un indebito condizionamento nei confronti dei consumatori registrati, i quali, in cambio dell’utilizzo di Facebook, presterebbero il consenso alla raccolta e all’utilizzo di tutte le informazioni che li riguardano (informazioni del proprio profilo FB, quelle derivanti dall’uso di FB e dalle proprie esperienze su siti e app di terzi), in modo inconsapevole e automatico, tramite un sistema di preselezione del consenso e a mantenere lo status quo per evitare di subire limitazioni nell’utilizzo del servizio in caso di deselezione.
Ieri il Garante della Pricacy aveva fatto sapere di aver chiesto “più informazioni sugli utenti italiani” nell’ambito della propria istruttoria sul caso Cambridge Analytica. Il Garante italiano ha ricevuto le prime informazioni da Facebook, ma intende raccogliere ulteriori elementi per una piena valutazione del caso che ha visto coinvolti migliaia di cittadini italiani. Lo riferisce l’Autorità guidata da Antonello Soro, dopo che è emerso il coinvolgimento di oltre 214 mila italiani nella vicenda. Il Garante riceverà il 24 aprile Stephen Deadman, Deputy Chief Global Privacy Officer di Facebook. La prossima settimana, intanto, i garanti europei riuniti a Bruxelles discuteranno la proposta avanzata dall’autorità italiana di estendere il mandato della task force, costituita a suo tempo per il caso Facebook-Whatsapp, anche alla vicenda Cambridge Analytica.