Confermati i 16 capi di imputazione: Park forniva aiuti politici e informazioni segrete ai grandi gruppi industriali del Paese, tra cui anche Samsung. In cambio questi versavano soldi a fondazioni create e gestite dalla sua ex confidente. Un anno fa lo scandalo politico sollevato dalla vicenda aveva portato all'impeachment
Sedici reati confermati per un totale di 24 anni di carcere. È la sentenza relativa allo scandalo politico che un anno fa portò all’impeachment dell’ex presidente sudcoreana Park Geun-hye. Questa mattina in diretta televisiva il Tribunale di Seul ha dichiarato la 66enne colpevole di sedici capi di imputazione tra i quali abuso di potere, corruzione e diffusione di segreti di Stato e condannato la Park a pagare una multa di 18 miliardi di won (quasi 14 milioni di euro). L’ex presidente, in prigione da oltre un anno, non ha partecipato all’udienza a causa di una malattia. L’accusa aveva chiesto 30 anni di reclusione, ma vista l’età della donna questa sentenza equivale di fatto a una carcerazione a vita.
Figlia dell’ex presidente Park Chung-hee, asceso al potere nel 1961 con un colpo di Stato e poi assassinato nel 1979, Park Geun-hye fu eletta nel 2013. Negli anni al potere aveva creato una vera e propria macchina di mazzette: in cambio di informazioni e favori, la Park riceveva soldi dai grandi gruppi industriali del Paese. In pochi anni sarebbero stati raccolti circa 66 milioni di euro, coinvolgendo anche grandi gruppi industriali come Samsung e il gigante del commercio Lotte. Per questa vicenda l’erede designato di Samsung, Jay Y. Lee, era stato condannato a cinque anni di carcere, poi ridotti a due e mezzo in appello con pena sospesa.
Le tangenti venivano fatte passare come versamenti a una serie di fondazioni ‘senza scopo di lucro’ fondate e gestite direttamente da una figura chiave dell’inchiesta, la mentore e amica della presidente Choi Soon-sil. A questa ‘sciamana’ la Park avrebbe passato informazioni riservate di vario tipo, da quelle sulle politiche economiche adottate nel paese alle complicate relazioni con la Corea del Nord.
Choi, figlia di una sorta di santone che esercitò una forte influenza sul padre della Park, a febbraio era stata condannata a 20 anni di carcere per abuso di potere, corruzione e coinvolgimento negli affari di stato ed è in attesa del riesame d’appello. La Park ha sempre negato le accuse e ha chiesto scusa per essersi fatta influenzare da Choi, ma il suo tentativo di prendere le distanze dall’ex confidente non ha avuto successo.