Mauro Donato, il fotoreporter rinchiuso nelle carceri della Serbiaè finalmente tornato a casa.

Il suo primo pensiero lo ha dedicato a chi è ancora privo della libertà e ai migranti rinchiusi, anche in quel Paese, dentro centri di accoglienza divenuti galera per chi scappa da guerre, fame e terrore.

Mauro e Andrea Vignali, giornalisti coraggiosi e ricchi di passione civile, stavano seguendo la rotta dei migranti e documentando sofferenze e angherie. Per questa ragione sono stati fermati e accusati di aver rapinato tre esuli afghani. Un’accusa ignobile per chi ha dedicato la vita agli ultimi e ai disperati della terra, quasi uno sfregio per colpirne credibilità e onorabilità.

Per fortuna di Mauro e Andrea, i tre hanno smentito ogni cosa, anteponendo la verità a qualsiasi altra valutazione di opportunità e di convenienza. Andrea Vignali è stato subito liberato, Mauro invece è restato in carcere senza neppure conoscere le ragioni dell’arresto.

La sua liberazione  è dovuta alla tenacia dei familiari, degli amici, dell’avvocato Alessandra Ballerini  che difende anche la famiglia Regeni – di Luigi Manconi, testardo e coerente difensore dei diritti e delle libertà e dei funzionari della Farnesina, impegnati in un lavoro tanto silenzioso quanto fruttuoso.

Ora che Mauro Donato è tornato a casa sarà il caso di non dimenticare chi continua a percorrere e a soffrire lungo quelle rotte della disperazione. Il modo migliore per farlo sarà quello di riprendere le sue fotografie, ingrandirle, farle vedere e tornare con altre “luci” a illuminare quei luoghi e quei volti che i potenti di ogni colore e di ogni nazionalità vorrebbe oscurare e forse sopprimere.

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