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Gaza, riprendono scontri lungo la Striscia. Soldati israeliani sparano: “Almeno nove palestinesi uccisi, 25 feriti gravi”

Nuova giornata della "Grande marcia del ritorno" organizzata da Hamas: circa 20mila persone, secondo un portavoce militare israeliano, si sono radunate lungo la barriera al confine. Altre vittime e oltre 200 persone colpite dai proiettili, secondo quanto riporta il ministero della Salute palestinese

Nuova giornata di proteste e nuove vittime lungo la barriera che divide la striscia di Gaza dal territorio di Israele nella “Grande marcia del ritorno” organizzata da Hamas: secondo il ministero della Salute locale, almeno nove palestinesi sono stati uccisi dagli spari dell’esercito israeliano. Al confine da una settimana è in atto la protesta di massa contro le autorità di Gerusalemme: venerdì scorso la prima giornata della Marcia aveva registrato l’uccisione di 21 persone da parte delle forze armate israeliane. Come una settimana fa, i dimostranti hanno cominciato a lanciare sassi, pneumatici incendiati e “ordigni esplosivi”, secondo i militari, contro la barriera. Israele ha risposto con i cecchini, pronti a sparare a chi tenta di avvicinarsi alla linea di confine. Tra le vittime sono stati riconosciuti un 38enne colpito dal fuoco dei soldati a est di Khan Yunis e un 17enne morto vicino a Rafah. Lo stesso ministero della Salute di Hamas parla di oltre mille feriti, di cui 293 colpiti dai proiettili: 25 di loro sono in condizioni critiche.  

Hamas ha annunciato inoltre che una delle vittime è Majdi Shabat, membro dell’ala militare del gruppo Izzadin Kassem. Il presidente palestinese Abu Mazen ha condannato “le uccisioni e la repressione svolte dalle forze di occupazione israeliane a fronte di una manifestazione di massa pacifica”. Mentre Israele – che ha addossato ad Hamas la responsabilità dei morti per aver mandato 20mila dimostranti al confine – ha denunciato lanci di pietre, ordigni esplosivi, molotov e “molteplici” tentativi di infiltrazioni nello Stato ebraico oltre la barriera difensiva, dietro la quale ci sono i kibbutz, in un’area dichiarata ‘zona militare chiusa’. E’ stata la partecipazione più massiccia, dopo la Marcia di venerdì scorso quando ci furono 30mila persone, nell’ambito delle sei settimane di proteste indette per rivendicare il diritto al ritorno nelle terre da cui i palestinesi furono espulsi e che si trovano in territorio israeliano. Proteste che culmineranno il 15 maggio in coincidenza con la “Giornata della Naqba“.

Centinaia di copertoni sono stati dati alle fiamme e alte colonne di fumo si sono levate per tutto il giorno nei cinque punti teatro degli scontri per nascondere la visuale ai tiratori scelti israeliani. Il grosso degli incidenti si è verificato dal primo pomeriggio, alla fine delle preghiere del venerdì nelle moschee, ma già dalla mattina era cominciato l’afflusso ai reticolati ed erano stati appiccati i primi fuochi ai copertoni. Alcuni dei principali dirigenti di Hamas si sono uniti ai dimostranti per schierarsi in prima linea presso il confine: tra questi Mahmud al-Zahar e il capo della sicurezza nella Striscia, il generale Tawfiq Abu Naim. Il capo di Hamas a Gaza, Yahya Sinwar, ha detto che i palestinesi che partecipavano alla Marcia del ritorno seguivano “le orme di Yasser Arafat contro l’occupazione”.

 

Come più volte annunciato dall’esercito e dalla leadership della difesa israeliana prima della manifestazione palestinese, lungo tutta la barriera difensiva, sono schierati tiratori scelti – ed anche tank secondo alcuni media – con il compito di impedire l’avvicinarsi ai reticolati dei dimostranti o eventuali irruzioni in territorio ebraico. I dimostranti hanno lanciato sassi e pneumatici incendiati, mentre i soldati alla barriera di separazione hanno esploso gas lacrimogeni e sparato con munizioni vere. Lo hanno testimoniato giornalisti di AFP sul posto. I siti israeliani riferiscono anche di specchi usati per oscurare la visione dei soldati israeliani e di catapulte preparate alla barriera di confine dai palestinesi.

Abu Mazen in un comunicato della presidenza – riferito dalla Wafa – ha chiesto alla Ue, all’Onu e alla Lega Araba “di fermare questa brutale uccisione volontaria dell’esercito di occupazione a fronte di innocenti e indifesi che sono andati in una marcia pacifica per difendere il loro diritto di vivere”. “Chi ha provocato le vittime è chi ha inviato quelle persone al confine. Hamas è responsabile dei morti”, ha dichiarato il portavoce militare israeliano, Ronen Manelis. “Hamas – ha aggiunto – ha trascinato la Striscia verso una giornata di violenti disordini. Il nostro esercito ha compiuto appieno la propria missione. Non abbiamo avuto perdite, non si sono verificate infiltrazioni sul confine e la nostra sovranità non è stata infranta”.