Non commentano ufficialmente ma è questa la reazione dei vertici pentastellati alla proposta fatta dal segretario della Lega e subito accettata dall'ex premier e Meloni: salire insieme al Colle per il secondo giro di consultazioni. L'ipotesi che circola tra i 5 stelle, infatti, è che la mossa del leader del Carroccio sia legata soprattutto a un'intesa raggiunta da Forza Italia con Matteo Renzi
Il centrodestra andrà con un’unica delegazione al secondo giro di consultazioni al Quirinale? E allora Matteo Salvini deve scegliere tra il cambiamento e il riportare indietro l’Italia con Silvio Berlusconi. Non commentano ufficialmente ma è questa la reazione dei vertici del Movimento 5 stelle, secondo l’agenzia Ansa, alla proposta fatta dal segretario della Lega agli altri leader del centrodestra: salire insieme al Colle la prossima settimana.
Un’offerta subito accettata da Giorgia Meloni e Silvio Berlusconi ma che secondo i vertici del Movimento mette Salvini e tutto il centrodestra all’angolo. “L’unico governo possibile è quello del centrodestra insieme con il M5s“, ha detto il leader della Lega, mentre Luigi Di Maio era sul treno verso Ivrea, dove domani l’associazione Gianroberto Casaleggio terrà la seconda edizione di Sum-Capire il futuro.
Dopo aver incontrato il presidente della Repubblica era stato lo stesso capo politico del M5s a definire il centrodestra spaccato. “Non riconosciamo una coalizione di centrodestra, perché non solo si sono presentati alle elezioni con tre candidati premier ma perché si sono preparati alle consultazioni separati. E una di queste forze non riconosce il M5s, perciò ci rivolgiamo alla Lega”, aveva detto Di Maio. Passano meno di 24 ore ed ecco la risposta della Lega: al prossimo giro il centrodestra andrà unito da Sergio Mattarella.
Nessun commento ufficiale è arrivato dal Di Maio sull’annuncio di Salvini, che ha comunque raccolto una reazione dura da parte dei vertici del Movimento. L’ipotesi che circola tra i 5 stelle, infatti, è che la mossa del segretario della Lega sia legata soprattutto a un’intesa raggiunta da Berlusconi con Matteo Renzi. Il leader del Carroccio, in pratica, salirà al Quirinale con Berlusconi e Meloni sapendo che l’ex premier porta in dote i voti del Pd necessari ad avere la maggioranza in Parlamento. E a quel punto a finire nell’angolo sarebbero gli stessi pentastellati. Almeno per il momento: è probabile, infatti, che un governo a larghe intese faccia aumentare ulteriormente il consenso dei pentastellati. Per la verità, però, anche dopo l’annuncio della delegazione unica per il Quirinale, tra Forza Italia e Lega i sospetti sono incrociati. I berlusconiani temono che Salvini abbia già un accordo di massima con i 5 stelle, mentre i leghisti pensano che i forzisti tirino la corda per andare a corteggiare l’ala destra del Pd.
Già l’ala destra del Pd. Proprio i dem in giornata hanno chiuso all’offerta di Di Maio, rilanciata dal capogruppo all Senato Danilo Toninelli che si è rivolto direttamente al reggente Maurizio Martina: “Con lui – ha detto – abbiamo dialogato nella costituzione dei presidenti di Camera e Senato e degli uffici di presidenza. A lui chiediamo un atto di responsabilità. Perché è un’opportunità che gli stiamo dando”. Un invito al quale però ha anche aggiunto: “Il Pd ha la responsabilità del fallimento delle politiche degli ultimi cinque anni e di aver approvato una legge elettorale che ha portato a questo stato di caos”. Ed è proprio questo punto che ha provocato la risposta di Martina: “Leggo che il capogruppo al Senato del Movimento 5 stelle ritiene il Pd responsabile del fallimento delle politiche di questi anni. È chiaro che queste parole dimostrano l’impossibilità di un confronto con noi“. E ancora: “Finiscano con i tatticismi esasperati, con la logica ambigua dei due forni come se non contassero nulla i programmi e la coerenza ideale, e dicano chiaro se sono in grado di assumersi una qualche responsabilità verso il Paese”. Insomma la strategia dei due forni di Di Maio, cioè il dialogo sia con i dem che con la Lega, vive un momento di stasi.