Mi permetto di caldeggiare a tutti la visione di una pellicola che esce in Itala in questi giorni. Anche chi non ha mai letto un sol rigo di Carlo Marx e Federico Engels, vada al cinematografo a vedere il film Il giovane Marx.
Si tratta di una pellicola che ricostruisce con perizia e acribia, sia pur perfettibili, la vita e il Denkweg, il “cammino di pensiero”, del giovane Marx: la genesi del suo pensiero dinamitardo e le perigliose vicende che caratterizzano la sua esistenza, sregolata ed essa stessa vocazionalmente ribelle.
Può essere una buona maniera per approssimarsi a questo gigante del pensiero filosofico e politico moderno: per poi leggerne le opere e, in tal guisa, decodificare la società odierna, che non ha cessato di essere infetta dalle patologie a suo tempo denunziate e combattute da Marx. Come anche ho provato a mostrare nel mio libro Bentornato Marx!, dopo il 1989 v’è più che mai bisogno di Marx: della sua critica glaciale del fanatismo classista dell’economia e dell’alienazione che mortifica il genere umano, della reificazione che tutto riduce a merce e del folle mito della crescita infinita.
Dalla visione della pellicola, allora, ciascuno potrà capire come occorra ripartire da Marx e, dunque, affrancarsi dalla presa mortifera delle sinistre che l’hanno tradito nella lettera e nello spirito. L’ho detto e lo ridico: se le sinistre smettono di interessarsi a Marx, occorre smettere di interessarsi alle sinistre. Per ripartire da Marx. Fateci caso. Curiosamente, nel lessico del PD e delle sinistre libertarie market-friendly e al servizio del capitale si parla ormai solo di migranti, femministe, omosessuali, transgender, femminicidi, veganesimo: mai che vengano anche solo pronunziate le parole “operai”, “sfruttati”, “classe dominata”, “lotta contro il capitale”. Insomma, un oblio completo di Marx, delle sue categorie, delle sue passioni e dei suoi progetti.