Ad un mese dalle elezioni sono riuscito, finalmente, a dedicare l’intera mattinata a girare tra i banchi del mercato e ad ascoltare. In realtà non ho mai smesso di ascoltare dato che sono persuaso dall’idea che se si vuole essere portavoce prima di tutto bisogna saper ascoltare. Diffido da quei politici o presunti tali che parlano al popolo e non lo ascoltano.
La voce che ho sentito unanime è stata quella di formare un governo. In particolare un ambulante mi ha riferito quasi con le lacrime agli occhi: “Sono 50 anni che sono per strada, credimi la povertà è tanta… in molti mi dicono che non ce la fanno più ad andare avanti”. Queste sue parole, forse riferite anche a se stesso, sono la sintesi che ho tratto. Un campione rappresentativo che palesa il crescente spread tra le esigenze del popolo e i giochi di palazzo.
Le sue parole mi hanno fatto ripiombare al primo giorno in cui sono entrato nella splendida aula del Senato. Avere all’improvviso e tutti insieme a pochi metri personaggi come Mario Monti, Umberto Bossi, Paolo Romani, per non parlare di Matteo Renzi (lui, senatore che voleva cancellare il Senato) mi ha fatto ritornare all’età di 10 anni quando i miei genitori mi portarono allo Zoo Safari. Incontrare da vicino e libere fiere pericolose che avevo visto solo in TV come la tigre, il leone, lo scimpanzé, fu un’emozione surreale che rammento ancora, come è stato surreale, 35 anni dopo, a Palazzo Madama.
Confido ai miei lettori che per le prime ore ho avuto una forte sensazione di disagio, sapere che alcuni di quei personaggi, hanno azzannato il nostro Paese mi ha creato un malessere che è durato per tutta la seduta diretta dal vetusto Giorgio Napolitano.
Il dramma odierno è proprio il crescente spread tra i partiti politici e le reali necessità e aspettative dei cittadini. La forza e il successo del Movimento Cinque Stelle è proprio aver saputo avvicinare e far partecipare i cittadini alla politica e l’ha fatto con coerenza. La rinuncia ai vitalizi, il taglio agli stipendi sono segnali chiari che manifestano da che parte stiamo. Non ci potrà essere vero cambiamento finché non si ripristinano i rapporti di forza tra politica e finanza, oramai la prima è del tutto succube della seconda. Il poco rimpianto Cossiga aveva ben sintetizzato l’odierno peso del potere ricordando che un tempo, quando si incontravano in un ristorante un politico e un banchiere il secondo andava a ossequiare il primo, al contrario a partire dagli ultimi anni è il politico che va al tavolo del banchiere ad omaggiarlo. Oggi i politici sono attori utili e funzionali a chi ha scritto il copione del pensiero unico. Un copione che va stracciato e riscritto.
La vigente legge elettorale voluta dai partiti per imprigionare il M5S obbliga al dialogo tra le varie forze politiche. La posizione negletta di troppi eletti del Pd, ancora sottomessi all’atteggiamento puerile di Renzi, palesa come questo partito sia distante dai bisogni reali dei cittadini che chiedono fatti. Per strategia si calpestano le necessità dei più. Il centrodestra è un mini puzzle di partiti slegati tra loro, la dimostrazione è che, alle consultazioni, al Quirinale sono andati separatamente.
Per anni, al M5S è stato rimproverato il no di Vito Crimi e Roberta Lombardi a un appoggio incondizionato al governo di Pier Luigi Bersani. Oggi, quotidiani come La Repubblica dinanzi a proposte chiare e pragmatiche di Luigi Di Maio non stimolano gli eletti del Pd a un confronto. La volontà popolare è stata palese: nonostante le tante inesattezze raccontate, 11 milioni hanno scelto il M5S e Luigi Di Maio come premier. Ipotizzare altro nome a mio avviso sarebbe l’ennesimo tradimento agli elettori.
Il M5S è stato ingiustamente tacciato di non essere una forza politica responsabile. Ora si propone un accordo, un dialogo chiaro su temi e tempi per aiutare il Paese. L’unico pregiudizio è sull’incandidabile ex cavaliere Silvio Berlusconi, un mentitore seriale, un condannato per frode fiscale, prescritto 9 volte la cui ventennale attività politica è stata rivolta essenzialmente a tutelare le proprie aziende. Lanciargli, come è sempre stato fatto in questi anni, un salvagente per salvarlo dal suo annegamento politico è inaccettabile.
Senza il M5S non c’è governo che tenga. È il momento di inaugurare la Terza Repubblica, dove davvero il popolo è sovrano. Si tratta di un processo irreversibile. Occorre liberarci dagli schemi e dalle logiche del passato. Lo capiscano il prima possibile i vari partiti che stanno facendo melina, altrimenti saranno gli elettori (e questa volta definitivamente) a farglielo intendere alle prossime elezioni.