È di ieri la notizia che in una scuola di Milano alcuni ragazzi disabili siano rimasti chiusi in classe con l’ascensore rotto: la riporta il Corriere della Sera in un articolo di Elisabetta Andreis. A chi può interessare il fatto che – tutti i giorni – a Milano, la metropoli più europea d’Italia, molti ragazzi disabili siano costretti a estenuanti e umilianti condizioni per frequentare la scuola?

Nel nostro Paese evidentemente basta che un ascensore in una scuola si rompa – e che per la sua riparazione sia necessario un intervento più appropriato – per mandare all’aria la possibilità di frequentare l’istituto per un disabile motorio.

La storia a cui faccio riferimento è anche, come tante vicende che riguardano i nostri giovani studenti, una bella pagina di solidarietà .

Quelli che dovrebbero fare la loro parte, non per motivi filantropici ma per dovere professionale, sono i responsabili di un intervento che andrebbe riparato in 24 ore e non (se tutto andrà bene) in 720 .

In fondo se dei ragazzi disabili per frequentare la scuola debbono usare un montacarichi e spostarsi con fatica tra istituti diversi non sarà un gran male. Soprattutto, chiedo scusa per la franchezza, se per spostarsi non si ha bisogno della carrozzella! Ma questo aspetto probabilmente sarà sfuggito a qualcuno.

La tragedia è che nessuno, ma proprio nessuno, si vergognerà di questo e nemmeno verrà sanzionato.

Ps Aveva proprio ragione qualche giorno fa Papa Francesco quando parlava di una società che ha perso la capacità di vergognarsi.

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