Le indagini erano iniziate il 21 agosto 2017 quando il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti d’America notificò, per via diplomatica, al Vaticano la possibile violazione delle norme da parte di un membro del corpo diplomatico della Santa Sede
Monsignor Carlo Alberto Capella, l’ex consigliere diplomatico a Washington, è stato arrestato dalla Gendarmeria Vaticana. Su di lui pesa la pesante accusa di pedopornografia. “Questa mattina – si legge in un comunicato della Santa Sede – su proposta del Promotore di Giustizia, il Giudice Istruttore del Tribunale dello Stato della Città del Vaticano ha emesso un mandato di cattura a carico di Mons. Carlo Alberto Capella. Il provvedimento è stato eseguito dalla Gendarmeria Vaticana. L’imputato – precisa ancora la nota – è detenuto in una cella della caserma del Corpo della Gendarmeria, a disposizione dell’autorità giudiziaria. L’arresto giunge al termine di un’indagine del Promotore di Giustizia”.
Era stato proprio Papa Francesco, pochi mesi dopo la sua elezione, a emanare norme penali più severe per chi si macchia di reati di pedofilia e pedopornografia. Le indagini su monsignor Capella sono iniziate il 21 agosto 2017 quando il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti d’America ha notificato, per via diplomatica, al Vaticano la possibile violazione delle norme in materia di immagini pedopornografiche da parte di un membro del corpo diplomatico della Santa Sede accreditato a Washington.
“La Santa Sede – precisava una nota ufficiale – secondo la prassi adottata dagli Stati sovrani, ha richiamato il sacerdote in questione il quale si trova attualmente nella Città del Vaticano. Ricevute le informazioni dal governo statunitense, la Segreteria di Stato le ha trasmesse al Promotore di Giustizia del Tribunale vaticano. Il Promotore di Giustizia ha aperto un’indagine ed è stata già avviata una collaborazione a livello internazionale al fine di raccogliere elementi relativi al caso. Si ricorda che, come è previsto dalle leggi vigenti per tutte le istruttorie preliminari, le indagini del Promotore di Giustizia sono protette dal necessario riserbo istruttorio”.
Un mese dopo gli Stati Uniti, anche il Canada emise un mandato di arresto per monsignor Capella con l’accusa di possesso e distribuzione di materiale pedopornografico. Un comunicato della polizia di Windsor informò che l’inchiesta era stata condotta sul web dopo una segnalazione del Centro nazionale di coordinamento contro lo sfruttamento dei bambini. Dall’indagine era emerso il serio sospetto che Capella avesse scaricato e poi diffuso materiale di natura pedopornografica mentre visitava un luogo di culto in Ontario, nel periodo tra il 24 il 27 dicembre 2016. La diocesi di London, sempre in Ontario, confermò di aver ricevuto una richiesta di aiuto per l’indagine e che l’assistenza era stata fornita in relazione alle possibili violazioni della legge sulla pornografia infantile commesse da monsignor Capella.
In questi mesi, durante le indagini, il nome del prelato non era mai stato fatto ufficialmente dalla Santa Sede ma fonti vaticane avevano confermato a ilfattoquotidiano.it l’identità del diplomatico indagato. Nato a Milano ma con origini emiliane, Capella ha 50 anni ed è stato ordinato prete per l’arcidiocesi ambrosiana. In passato si era occupato dell’accordo in materia fiscale tra la Santa Sede e l’Italia. Dopo le accuse degli Stati Uniti e del Canada, il Segretario di Stato vaticano, il cardinale Pietro Parolin, dichiarò che si trattava di “una vicenda dolorosissima, una prova grande per tutti quelli che sono coinvolti”. Ora, dopo l’arresto, è inevitabile che Capella sarà processato dal Tribunale penale della Santa Sede.
Twitter: @FrancescoGrana