Single è bello, ma in coppia è meglio. O forse no? Complicato il rebus psicologico da risolvere quando si parla di single. Se nel 2006 secondo l’Istat in Italia chi vive da solo ha raggiunto sette milioni e mezzo di unità, continuando una crescita costante nel tempo, almeno dagli anni settanta in avanti, ecco che arriva il dato che non t’aspetti.
Secondo un’inchiesta condotta da SpeedDate.it la maggior parte dei single (65%) considera il fatto di sposarsi o di costruire comunque una propria famiglia qualcosa di importante e il 14% considera addirittura il matrimonio l’obiettivo della propria esistenza. La ricerca di SpeedDate.it è stata effettuata nella seconda metà dello scorso mese di marzo su un campione di mille donne e mille uomini celibi o nubili, separati, divorziati o vedovi, di età compresa tra i 18 e i 46 anni. “Del campione intervistato”, spiegano ancora da SpeedDate.it, “il 65% vive con i genitori, soprattutto gli uomini: 78% contro il 52% delle donne. E quelli che abitano da soli vivono generalmente in case di dimensioni inferiori ai 70 metri quadri”. Poi ancora, il 45% dei single ha almeno un animale in casa (sono i cani i più diffusi); a livello socioeconomico il profilo e medio alto (liberi professionisti 14%, imprenditori 9%, e dirigenti 7%). Solo che quando si apre la casella “aspettative” ecco sbucare il sempiterno sentimento del zitellone o della zitellona: voglio sposarmi. Il 78% degli intervistati, infatti, considera provvisoria la sua condizione di single, un passaggio inevitabile che prima o poi lo condurrà verso una nuova relazione. Ed ecco fioccare parole come “amore vero”, “romanticismo”, “fiducia”, “rapporto di coppia di lunga durata”, “vita sessuale equilibrata”.
Non è giunto alle stesse conclusioni, invece, il sociologo americano Eric Klinenberg che nel 2013 ha pubblicato il libro Going Solo, con un sottotitolo come “la straordinaria crescita e il sorprendente appeal di vivere soli”. Il libro che si può trovare online, è stato scritto qualche anno fa e riguarda un campione di 300 persone rilevato sul territorio statunitense. E che cosa ti scova il dottor Klinenberg? Che i single non vivono più isolati e tristi, pronti con il pomello del gas o con un cappio in cantina per farla finita, anzi: del matrimonio non gliene frega un fico secco. Il professore alla New York University ha scoperto addirittura che i single conducono una vita più attiva e soddisfacente rispetto a chi è sposato, stanno meglio a livello mentale e hanno uno stile di vita più sostenibile a livello ambientale.
Dati comunque interessanti quelli provenienti dagli Stati Uniti perché se quei sette milioni e rotti, fonte Istat di single in Italia nel 2016 corrisponde a circa il 30% della popolazione, il corrispettivo oltreoceano nel 2014 sfiorava il 48% del totale. “L’idea novecentesca dell’uomo solo nel West non esiste più e nemmeno i personaggi senza faccia dei quadri di Hopper”, ha spiegato Klinenberg diversi anni fa in un tour promozionale del proprio libro facendo tappa in atenei italiani, “le persone che vivono da sole per lungo tempo sono la più grande trasformazione della nostra società”. Infine soli oggi, e qui si costruisce il ponte tra dati italiani e dati statunitensi, non significa vivere isolati. Nelle pagine di Going solo viene spiegato come i single sono quelli che hanno una vita più attiva e socializzante, ben oltre i social network, frequentando bar, cinema e ristoranti. Insomma: meglio soli che male accompagnati. O no?