Il senatore, intervistato da Lucia Annunziata su Rai3, ha annunciato che correrà alle prossime primarie del partito. Lui che in passato era molto vicino all'ex segretario ha criticato l'idea che ritorni in campo. Sul dialogo con i 5 stelle ha chiuso: "Distanze profonde"
“Renzi e le dimissioni? E’ incoerente se ci ripensa”. “Ha già pagato l’aver detto che si ritirava e poi essersi presentato alle elezioni”. Nel bel mezzo del caos dentro il Partito democratico, chi prova a smarcarsi in qualche modo è il senatore Matteo Richetti. In passato molto vicino all’ex segretario, intervistato da Lucia Annunziata a “In mezz’ora” su Rai3, non solo ha annunciato la sua già prevista candidatura alle prossime primarie, ma ha anche in qualche modo preso le distanze dall’ex leader: “Io penso”, ha dichiarato, “che al Pd faccia bene un percorso ordinato. Se Renzi dovesse avere un ripensamento, ci sarebbe un elemento di incoerenza che danneggerebbe innanzitutto lui. Se uno si ritira e poi non si ritira è come dire ‘lascio la politica’, poi fa un percorso in cui si dimette da tutto e alla fine si presenta alle elezioni. E’ successo che ha pagato questa cosa. Si smetta di dire ‘Richetti accusa Renzi‘, la realtà è che Richetti gli vuole talmente bene che quando Matteo fa una cavolata glielo dice. Io lo ritengo una delle menti più brillanti della politica”.
Il senatore, che ieri ha radunato i suoi sostenitori a Roma per lanciare il suo progetto di candidatura, ha chiesto poi che l’Assemblea nazionale del Pd del 21 aprile stabilisca per l’autunno la data del congresso. “Se il 21 ci sarà la fissazione di primarie”, ha detto, “quello che abbiamo lanciato ieri diverrà un progetto. Noi saremo in campo, e dico noi, perché non è l’autocandidatura di Matteo Richetti. Ieri c’erano 500 persone che non erano truppe cammellate, sono venute con i loro soldi”. Richetti ha quindi ricordato che l’Assemblea del 21 aprile “deciderà se individuare un segretario con pieni poteri o indire il congresso. Ma anche nel primo caso si può condurre il partito sul percorso per il Congresso. Dopo quello che è successo non possiamo pensare di cavarcela con una assemblea senza congresso anche se ci deve essere una prima fase di gestione collegiale“.
Quanto al congresso, Richetti ha detto di non volersi “impiccare alle date”, ed ha indicato nell’autunno il periodo opportuno. L’importante è arrivare all’Assemblea de 21 con una proposta condivisa: “Sarebbe da irresponsabili – ha affermato – spaccare l’Assemblea. Spero che a partire da Maurizio Martina si prepari una proposta unitaria. Qualsiasi sia l’epilogo il Pd non potrebbe gestire la fase politica dopo una spaccatura in Assemblea”. Spiegando poi la proposta politica della componente nata sabato 7 aprile, Richetti ha sottolineato la continuità con quella di Renzi, pur nella diversità con l’ex segretario: “Nell’ottobre 2014, nel pieno del renzismo, io dicevo ‘fermatevi perché si va a sbattere, perché nei territori non c’è quello che stiamo dicendo ma solo un cambio di capi bastone’. Renzi ha dato un grande contributo al riformismo di questo Paese, e io difendo questo lavoro. Non dobbiamo discutere di renzismo ma di riformismo. Al di la del destino di Renzi quel percorso non va lasciato cadere”.
Per quanto riguarda il dialogo con i 5 stelle in vista della formazione di un eventuale governo, Richetti ha dato segnali di chiusura: “Non si può aprire una fase di maggioranza con chi fa firmare un contratto con la Casaleggio, con una deriva privatistica pericolosissima. Salvini ha delle proposte che non condivido ma che sono chiare. Ma cosa propone Di Maio non l’ho capito. Ci sono distante profonde sia sulle proposte per il Paese che sull’idea di democrazia”. Nel merito dell’apertura al dialogo con M5s da parte di alcuni esponenti Pd, come Dario Franceschini, ha poi replicato: “Secondo me c’è già un accordo chiuso tra Salvini e Di Maio. In scena viene messo un percorso finto cosi Di Maio può giustificare l’accordo con FI”. Richetti ha ricordato che all’ultima Direzione “nessuno si è defilato” dal documento votato che assegnava al Pd un ruolo di minoranza parlamentare: “Oggi qualcuno propone un atteggiamento più dialogante e potrei essere d’accordo per far partire la legislatura ma ciò non significa entrare in maggioranza. Noi siamo pronti a fare la nostra parte in Parlamento ma non a far parte di una accozzaglia di questo tipo”. Alla domanda se, in caso di fallimento delle trattative tra M5s e centrodestra, fosse proposto un governo del presidente, Richetti ha concluso: “Ad oggi lo vedo come la cosa meno realizzabile. Poi il Paese è una cosa seria e nessuno può dire ‘io me ne tiro fuori'”.