È di almeno 70 vittime civili il bilancio di un attacco lanciato venerdì dalle truppe governative siriane verso la città di Douma, ultima roccaforte dei combattenti ribelli nella Ghouta orientale, a soli 10 km da Damasco, dove negli ultimi 30 giorni hanno perso la vita più di 1.500 persone. I servizi di assistenza medica, tra cui Medical Care and Relief Organizations, accusano il regime di Damasco di aver utilizzato armi chimiche. Il portavoce dell’associazione Ari D’Souza ha detto che i morti includevano “un numero significativo di bambini” e che il numero di persone ferite sono oltre 500. L’Osservatorio siriano per i diritti umani, organizzazione con base a Londra, ha denunciato l’uso di “gas di cloro tossico” e ha parlato di dozzine di casi di soffocamento.
More families were found suffocated in their houses and shelters in #Douma. The number of victıms is increasing dramatically, and the ambulance teams and the Civil Defense volunteers continue their search and rescue operations. #Doumasuffocating pic.twitter.com/R2Wa3JzZWg
— The White Helmets (@SyriaCivilDef) 7 aprile 2018
Secondo i White Helmets, gruppo di volontari che opera nelle aree controllate dai ribelli, gran parte delle vittime sono donne e bambini: “Centinaia di persone stanno soffocando”, ha detto ad al Al Jaazera il capo dell’organizzazione Raed al-Saleh, aggiungendo che il numero delle vittime è destinato a salire e che sulla città sono stati scaricati il gas clorico e un’altra sostanza non identificata, ma anche più letale.
Dura la reazione degli Stati Uniti che chiedono una risposta da parte della comunità internazionale se le dinamiche di un attacco chimico dovessero essere confermate: “Il regime di Bashar al-Assad e i suoi sostenitori devono essere ritenuti responsabili e ogni ulteriore attacco deve essere impedito immediatamente”, ha detto in una nota la portavoce del Dipartimento di Stato americano, Heather Nauert. Poi l’attacco a Mosca: “La Russia, con il suo incrollabile sostegno per il regime, si assume la responsabilità di questi attacchi brutali. La protezione al regime di Assad e il fallimento nel fermare l’uso di armi chimiche in Siria mettono in discussione l’impegno del Cremlino a risolvere la crisi globale e le maggiori priorità di non proliferazione”.
By shielding #Syria, #Russia has breached its commitments to the @UN, betrayed UNSCR 2118 & ultimately bears responsibility for these brutal attacks. We call on Russia to end this unmitigated support and work with the international community to prevent further chemical attacks.
— Heather Nauert (@statedeptspox) 8 aprile 2018
Immediata la risposta di Mosca: “Siamo pronti, una volta che Douma sarà liberata dai militanti, a inviare immediatamente i nostri specialisti per raccogliere dati che confermeranno che queste affermazioni sono state fabbricate” ha detto il generale Yuri Yevtushenko, capo del Centro russo per la riconciliazione siriana. Damasco ha negato ogni responsabilità del regime e ha parlato di “farsa”.
Sulla vicenda è intervenuto anche Papa Francesco: “Giungono dalla Siria notizia terribili con decine di vittime, di cui molte donne e bambini”, notizie di tragici effetti “dell’uso di armi chimiche“, ha detto il Pontefice al termine della recita del Regina Coeli in piazza San Pietro. “Non c’è una guerra buona e una guerra cattiva e niente può giustificare l’uso di tali strumenti di sterminio contro persone e popolazioni inermi” ha aggiunto.
L’attacco delle milizie di Assad e dei suoi alleati era stato lanciato venerdì, rompendo dieci giorni di tregua, dopo il fallimento dei negoziati con Jaich al-Islam, l’ala radicale del gruppo dei ribelli che aveva rifiutato ogni evacuazione di Douma nei giorni scorsi. Il regime ha fatto sapere che riprenderà durante la giornata di oggi i negoziati con il gruppo ribelle: “I terroristi di Jaich al-Islam hanno chiesto negoziati con lo Stato siriano e lo Stato inizierà i negoziati”, secondo l’agenzia di stampa ufficiale siriana Sana.
(Foto da Twitter)