Politica

Perché M5s incarna (meglio del Pd) i valori di sinistra

di Angelo Mazzoleni

Capire cosa e dove sia la sinistra in Italia, agli inizi della terza Repubblica, quali forze politiche ancora la rappresentino in una società complessa, post-ideologica e globalizzata come la nostra, non è compito facile. Vedo in effetti tanta confusione, anche nel pensiero di autorevoli opinionisti. Dopo il tradimento di tanti suoi valori da parte dei partiti storici di sinistra (o presunta tale) e la loro negazione più evidente nelle politiche neoliberiste del Pd renziano, servirebbe un attento riesame storico delle idee di base che, da Marx in poi, furono sviluppate da intellettuali e pensatori che ad esse si ispirarono.

Si pensi, solo come esempio, all’attualità concetto del “lavorare meno ma tutti” già preconizzato da E. Marcuse, in alcuni suoi scritti di quarant’anni fa e ripreso oggi dal M5S nel suo programma come prospettiva di riorganizzazione del lavoro e di contrasto alla disoccupazione crescente a causa anche dell’introduzione crescente dei robot nelle industrie.

Credo perciò utile riassumere qui almeno alcuni parametri di riferimento che possano aiutare a riconoscere l’azione politica di una vera forza di sinistra quali:
1. il controllo costante sulla distribuzione delle risorse per garantire almeno uno standard medio a tutti i cittadini e condizioni di partenza uguali per tutti;
2. una forte presenza regolatrice dello Stato anche in economia ma soprattutto nella garanzia dell’equità sociale;
3. un’apertura e dialogo con i cittadini delle fasce più deboli e politiche di sostegno ai loro bisogni primari (con particolare riguardo ai problemi del lavoro che dovrebbero tradursi in provvedimenti basati su solidarietà, equità sociale, redistribuzione della ricchezza secondo i valori della rappresentanza diretta e dell’inclusione ecc.);
4. un’azione politica dei partiti orientata a favorire una democrazia partecipata da parte dei cittadini, in modo collegiale e realmente rappresentativo dei bisogni delle masse (l’opposto del leaderismo e dell’uomo solo al comando);
5. soprattutto, politiche di contrasto alle diseguaglianze, allo sfruttamento ed impoverimento delle masse (non solo operaie ma anche del ceto medio) generate dalle politiche dell’Austerity e del neoliberismo finanziario dei nuovi poteri forti internazionali che hanno provocato un grande aumento del divario tra ricchi e poveri;
6. la difesa dei diritti sociali e dell’ambiente, la riconquista dei valori del senso della comunità e del bene comune, della solidarietà anti-utilitaristica ed individualistica.

Da questo breve elenco mi pare emerga chiaramente che i valori di sinistra oggi non sono più rappresentati dal Pd, che con il Jobs Act, le elargizioni alle banche, i favori ai poteri forti ed una politica elitaria, poco attenta per altro anche alle questioni ambientali ed etiche, ne ha tradito le speranze. Questo spostamento a destra è anche uno dei motivi di fondo della sua sconfitta elettorale.

Alcuni di questi valori sono ritrovabili, a sprazzi, nel programma di Liberi ed Uguali (non a caso l’unico partito per ora disponibile ad appoggiare un governo del M5s). Sono invece riscontrabili più compiutamente in gran parte del programma generale del M5s (ripristino articolo 18, revisione Jobs Act e legge Fornero, riforma della scuola, sanità, politica economica keynesiana, provvedimenti strutturali a sostegno della fasce più deboli, contrasto al conflitto di interessi, abolizione dei privilegi e vitalizi, progetti alternativi per l’ambiente, nazionalizzazione di una grande banca, progetto di una democrazia diretta e partecipata ecc.).

Certo, il M5s è partito trasversale dove ci sono anche temi non prettamente di sinistra ma, nel complesso dell’attuale panorama politico, mi pare innegabile che questa forza politica ne abbia ereditato gran parte dei valori.

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