Il leader della Lega chiede un incontro al capo politico del Movimento. Il tema resta quello della premiership, e per tutta la giornata nessuno di due ha mostrato di voler fare un passo indietro. La soluzione del "premier terzo" per il leader del Carroccio è subordinata al raggiungimento di un accordo: "Chi lo vota? I voti in Parlamento da dove arrivano?". Il pentastellato: "Ho preso 11 milioni di voti e devo farmi da parte io?"
“Ci sono il 51% di possibilità di fare governo tra centrodestra e 5 stelle”, dice Matteo Salvini. “C’è lo 0% di possibilità che il Movimento 5 Stelle vada al governo con Berlusconi e con l’ammucchiata di centrodestra”, assicura Luigi Di Maio. “Di Maio, in questo momento, mi interessa meno di zero“, replica duro il leader del Carroccio. “È ormai chiaro a tutti che il M5s non lo si può escludere dal governo: si rivolgono per questo a noi. Ma noi dobbiamo porre condizioni: potete immaginare un governo con noi e Berlusconi? Sono fiducioso che un governo si formerà e sarà un governo del cambiamento”, controreplica l’aspirante premier pentastellato. È un botta e risposta che va avanti per tutto il giorno quello tra il segretario della Lega e il capo politico del M5s. Sempre lo stesso l’oggetto del contendere: la formazione di un esecutivo a trazione grillo-leghista.
La prima mossa, per quanto soltanto verbale, della settimana sullo scacchiere politico la firma in mattinata il leader del Carroccio. “A Di Maio chiederò un incontro volentieri, sulla disponibilità a venirci incontro per fare. Gli italiani chiedono di fare. Al di là dei veti o delle simpatie, facciamo qualcosa o no? Se la risposta è no, i numeri sono numeri, si torna al voto“, ha detto a Udine Salvini, bypassando almeno temporaneamente il veto posto dal M5s sulla presenza di Silvio Berlusconi sia quello posto da quest’ultimo sulla presenza dei primi in una eventuale coalizione di governo. Che ha “il 51% di possibilità” di vedere la luce, ha detto poi il leader leghista: “Non ci sono altri vertici (di centrodestra, ndr), non è che possiamo far vertici tutti i giorni. Esiste il telefono fortunatamente, nel 2018″.
Il tema resta quello della premiership. Per ora né Salvini né Di Maio hanno mostrato di voler fare un passo indietro. Da parte sua il capo politico dei 5 Stelle domenica aveva chiesto a Salvini di evitare i veti e di prendere una strada chiara, ribadendo il suo no a una “grande ammucchiata” che includa l’ex Cavaliere. E oggi su Twitter ribadisce: “C’è lo 0% di possibilità che il MoVimento 5 Stelle vada al governo con Berlusconi e con l’ammucchiata di centrodestra”. “La Lega ha fatto più di un passo indietro – premette il leader del Carroccio – per eleggere i presidenti di Camera e Senato noi non abbiamo chiesto niente e non abbiamo ottenuto niente. Mi piacerebbe che anche gli altri usassero lo stesso buon senso e la stessa generosità. Se rimangono sulle stesse posizioni, o io o nessuno, l’unica via che rimane è quella del voto, non vedo altre soluzioni”.
Posizioni che i due leader mantengono per tutta la giornata. “La risposta a Di Maio è la vita reale: significa che c’è una squadra che ha vinto, voglio dialogare, non voglio fare il premier a tutti i costi, sono disposto a parlare di programmi, ma se dall’altra parte arrivano solo no, si va a votare e gli italiani daranno il loro voto a chi si fidano di più e penso che saremo noi”, è il leit motiv di Salvini, in Friuli Venezia Giulia per la campagna elettorale in vista delle elezioni regionali che vedono favorito il candidato della Lega, Massimiliano Fedriga. “Ha senso andare al governo se quel governo sarà in grado di cambiare tutto: non avrebbe senso fare il presidente del consiglio per tirare a campare. Sono fiducioso che un governo si formerà e sarà un governo del cambiamento ed è per questo che stiamo chiedendo che il premier sia del M5s”, rimane invece la linea di Di Maio, impegnato in un comizio in Molise, altra regione chiamata al voto, che potrebbe essere la prima amministrata dai 5 stelle.
Anche la soluzione del “premier terzo“, scegliere una figura che possa trovare il favore di entrambi gli schieramenti in modo da superare l’impasse e favorire la formazione di un esecutivo, per Salvini è subordinata al raggiungimento di un accordo: “Quarto, quinto, dodicesimo, ma chi lo vota? I voti in Parlamento da dove arrivano? Dal centrodestra e io immagino dai Cinque stelle, se vogliono ragionare seriamente. Mi dicono: tu staresti un anno in un Governo con tutti dentro a occuparti della legge elettoralè? Che palle”. “A Di Maio – ha aggiunto – chiedo se vuole ragionare o se preferisce il Pd, perché io ho visto che dice dialogo col Pd e anche con Renzi… auguri”. “Si parla tanto di presidenti del Consiglio che non hanno preso neanche un voto e invece io che ho preso 11 milioni di voti mi devo fare da parte?”, dice invece il capo politico dei pentastellati.
La porta aperta ai dem, intanto, il M5s la tiene aperta: “Penso che il Pd nei prossimi giorni cambi idea perché gli stiamo dando un’importante possibilità di riscattarsi per i fallimenti degli ultimi anni”, ha detto a Punto di vista sul Tg2 il capogruppo dei senatori pentastellati Danilo Toninelli. “È già pronto un modello di abiura preparato dalla Casaleggio ed associati?”, replica caustico Andrea Marcucci. “I primi passi del M5S in questa legislatura sono terrificanti – sottolinea il capogruppo del Pd a Palazzo Madama – prima si sono spartiti tutti gli incarichi parlamentari, lasciando fuori l’opposizione, poi continuano a fare appelli al Pd particolarmente confusi e pasticciati”.