L'incidente, avvenuto il 12 luglio 2016, provocò 23 morti e 51 feriti. Secondo gli inquirenti, il primo convoglio partì da Andria senza aspettare l’incrocio con quello proveniente da Corato, la cui partenza, però, non era stata comunicata
Disastro ferroviario, omicidio colposo, lesioni gravi, omissione dolosa di cautele, violazione delle norme sulla sicurezza sul lavoro e falso. Con queste accuse la procura di Trani ha chiesto il rinvio a giudizio per 18 persone e per la società pugliese Ferrotramviaria, in seguito allo scontro fra due treni avvenuto il 12 luglio 2016 sulla tratta fra Andria e Corato. Un incidente che costò la vita a 23 persone e provocò 51 feriti.
Dal capostazione al capotreno, dai dirigenti ai funzionari di Ferrotramviaria, fino al il direttore generale del ministero delle Infrastrutture, Virginio Di Giambattista: sono tutti a rischio processo. Di Giambattista è accusato in concorso con un’altra dirigente, Elena Molinaro, di non aver “compiuto verifiche periodiche” e di non aver adottato “provvedimenti urgenti” per eliminare il sistema del blocco telefonico in vigore sulla tratta a binario unico. Cosa significa? Che il passaggio del treno su quel percorso ferroviario doveva essere concordato tra i due capistazione via telefono. Un impianto definito “obsoleto e insicuro” dal pm a capo dell’indagine.
Era il 12 luglio del 2016 quando due treni della Ferrotramviaria che viaggiavano in direzione opposta si scontrarono sul binario delle ferrovie Bari-Nord, accartocciandosi su se stessi. “Sembra un disastro aereo“, aveva dichiarato il sindaco di Corato: diversi corpi delle vittime erano stati resi irriconoscibili dalla violenza dell’impatto. Immediatamente nel mirino degli inquirenti finì quella tratta a binario unico e la società ferroviaria pugliese, che in base ad altri sei episodi identici, registrati tra il 2003 e il 2015 sulla tratta Bari-Barletta, non avrebbe fatto nulla per migliorare la situazione ed eliminare il blocco telefonico.
Le indagini della Squadra mobile, della Polizia ferroviaria e della Guardia di finanza hanno accertato che il primo convoglio partì da Andria senza aspettare l’incrocio con quello proveniente da Corato, la cui partenza, però, non era stata neppure comunicata. Per queste condotte la procura ha chiesto il processo per i capistazione di Andria e Corato, Vito Piccareta e Alessio Porcelli, per il dirigente coordinatore centrale Francesco Pistolato e per il capotreno del convoglio di Andria Nicola Lorizzo. Il collega che era a bordo del treno da Corato, invece, ha perso la vita nell’incidente. Sottovalutazione dei rischi e violazione di una serie di norme sulla sicurezza sono le colpe imputate dalla procura ai dirigenti di Ferrotramviaria: coinvolti i due amministratori delegati dell’epoca, Enrico Maria Pasquini e a sua sorella Gloria Pasquini, il direttore generale Massimo Nitti, il direttore di esercizio Michele Ronchi e altri sei dirigenti. Ma non è tutto. Ai due capistazione Piccareta e Porcelli si contesta anche di aver falsificato i registri contenenti le annotazioni sui “via libera” per la partenza dei treni. Il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, ha dato disposizione all’Avvocatura dell’Ente di predisporre la dichiarazione di costituzione di parte civile in vista dell’udienza preliminare.