L’aveva detto poco dopo la sua elezione al vertice della Camera dei deputati, quando aveva rinunciato all’indennità di funzione accessoria prevista per la terza carica dello Stato. “L’epoca dei privilegi è finita, dobbiamo tagliare i costi della politica e razionalizzare i costi della Camera”, erano state le parole utilizzate da Roberto Fico. Che adesso rilancia quello che è stato uno dei temi principali della campagna elettorale del Movimento 5 stelle: modificare il regolamento per l’accesso ai vitalizi da parte degli parlamentari. Durante l’ufficio di presidenza, infatti, il numero uno di Montecitorio ha dato 15 giorni di tempo ai deputati questori per svolgere un’istruttoria e quindi presentare una proposta sul superamento dell’attuale sistema dei vitalizi.
“Dobbiamo riconoscere che dopo le riforme degli ultimi anni, la sensazione diffusa nel Paese è che la classe politica abbia chiesto ai cittadini sacrifici senza essere disposta a farne essa stessa, per prima. Non possiamo rimanere inerti. Una delle prime direttrici su cui dobbiamo muoverci è una riforma dei vitalizi di cui godono gli ex parlamentari”, ha detto ai questori il presidente della Camera. Secondo Fico, “la domanda sempre più forte di equità sociale che viene dal paese richiede la massima attenzione del Parlamento. Un ruolo determinante è svolto naturalmente della funzione legislativa, ma il principio di equità sociale chiama direttamente in causa anche il nostro modo di agire nelle istituzioni. Credo che fra i problemi vissuti in modo più angosciante dalla collettività ci sia quello del sistema previdenziale“. Da qui la “necessità” di procedere ad un loro “ricalcolo” che “riequilibri in modo sostenibile il rapporto tra quanto versato e le prestazioni erogate, così come sta avvenendo da due decenni per la generalità dei cittadini”.
“È un momento storico. Si tratta di un atto che i cittadini aspettavano. Abbiamo avuto mandato dal presidente Fico per una istruttoria che avvii il sistema contributivo sui vitalizi degli ex parlamentari. Inizia la fine dell’epoca dei privilegi, inizia la Terza Repubblica dei cittadini”, dice il questore del M5s, Riccardo Fraccaro. “Andiamo verso una delibera – spiega – visto che con delibera i vitalizi sono stati istituiti sia alla Camera sia al Senato”. In pratica, quindi, basta una delibera degli organismi di vertice della Camera per modificare regolamenti interni e così ridefinire, in virtù del principio dell’autodichia – ossia il potere regolamentare riconosciuto a Palazzo Madama e Montecitorio a garanzia della propria autonomia rispetto alle ingerenze dei poteri esterni – come spendere e, soprattutto, cosa tagliare.
Nel dettaglio, dunque, l’istruttoria dei questori per preparare la proposta dovrà tenere conto di una serie di aspetti, elencati dal presidente di Montecitorio: possibili modalità di ricalcolo con metodo contributivo dei trattamenti in essere, attenta valutazione dell’impatto delle varie ipotesi sui trattamenti più bassi, opportunità di fissare un tetto per cui il ricalcolo non possa condurre a un trattamento migliore rispetto a quello attualmente goduto, valutazione della possibilità di una revisione della disciplina relativa ai vitalizi degli ex deputati condannati, ai fini di una maggiore effettività ed efficacia della disciplina stessa, avvio immediato di consultazioni con i questori dell’altro ramo del parlamento affinché si valuti la proposta di una disciplina uniforme in materia di vitalizi degli ex parlamentari.
Durante la scorsa legislatura a tagliare i vitalizi – non con una delibera ma con una vera e proprio legge – ci aveva provato il depuato del Pd Matteo Richetti. L’esponente dem proponeva di ricalcolare col metodo contributivo tutti i vitalizi in essere (191 milioni di euro di spesa totale nel 2016, risparmio stimato circa 75 milioni). Il suo stesso partito, ma anche Forza Italia, affondarono la proposta: prima facendo approvare quella dell’altra dem Marina Sereni, poi dichiarando inammissibile l’emendamento alla legge di Bilancio l’emendamento che incorporava il ricalcolo dei vitalizi in essere. “Mi vergogno per tutto il Pd. Tutto. Non hanno capito cosa c’è in gioco. I senatori si sono dimostrati di un’avidità incomprensibile”, si era sfogato Richetti con i suoi. Almeno ci aveva provato.