Rifiuti sotterrati e sversamenti pericolosi”. E ora per ripulire l’area servono dai 4 ai 10 milioni di euro, ma non si sa chi dovrà sborsarli. Tutto ciò mentre la “bomba ecologica” rischia di esplodere da un momento all’altro. Legambiente lancia un serio allarme sulla Frigo Valley, area verde di oltre 60 ettari al confine fra i comuni di Roma e di Tivoli, invasa dalle carcasse di centinaia di frigoriferi, oltre che copertoni, calcinacci e rifiuti di ogni tipo.

Dopo il servizio de IlFattoQuotidiano.it pubblicato lo scorso 3 aprile, quello della gigantesca discarica abusiva alle porte della Capitale è diventato un caso nazionale. Anche perché la distesa di elettrodomestici dismessi è attraversata dal fiume Aniene, il principale affluente del Tevere, che insieme al ‘Biondo’ bagna la Città Eterna e vi trascina anche rifiuti a agenti inquinanti, trasportandoli fino alla foce di Ostia-Fiumicino.

“Abbiamo ragione di pensare – ci spiega Gianni Innocenti, presidente del Circolo di Legambiente Tivoli nonché consigliere comunale nel comune tiburtino – che oltre a quello che vediamo in superficie, già di per sé spaventoso, lì sotto vi sia dell’altro”. Innocenti cita qualche esempio. “Siamo sicuri – afferma – che in precedenza, quando sull’area insisteva lo stabilimento Stacchini per la produzione della polvere da sparo, vi fossero delle grandi vasche industriali che oggi non si trovano più. Inoltre il sito è stato per tanto tempo, preda di insediamenti abusivi e completamente incontrollato”.

IL PROGETTO DEL POLO LOGISTICO – Ma perché nessuno bonifica? Chi è deputato al cosiddetto “ripristino dei luoghi”? Come si sta muovendo la magistratura? Andiamo con ordine. Dal 2015 l’area – di proprietà privata – è disabitata, grazie all’azione del sindaco di Tivoli, Giuseppe Proietti, che l’ha transennata, fatta sorvegliare, e spinto gran parte dei 570 rom italiani che vi vivevano ad andare altrove.

Dai primi mesi del 2016, circa 40 dei 63 ettari sono diventati definitivamente di proprietà della società Euroiset Srl, che ha acquistato all’asta il terreno per circa 1 milione di euro. Il nuovo proprietario è in trattativa con il Comune per realizzare un polo logistico, in ottemperanza a quanto prevede il Prusst Asse Tiburtino ed avrebbe dunque tutto l’interesse di procedere il prima possibile ad investire nel ripristino dei luoghi.

Per questa operazione servono dai 4 milioni, qualora ci sia bisogno solo di rimuovere i rifiuti di superficie, ai 10 milioni di euro, nel caso si necessiti di un intervento più profondo. “Nei prossimi giorni – assicura l’assessora all’Ambiente di Tivoli, Maria Ioannilli – dovremmo avere in mano il piano di caratterizzazione dei rifiuti e potremmo capire quanto la discarica abusiva abbia contaminato il suolo”.

IL VINCOLO EUROPEO – Ci siamo quasi allora? Non è proprio così. E’ vero che da una parte il piano urbanistico individua la destinazione logistica per l’ex Stacchini, ma e’ altrettanto vero che sugli stessi 60 ettari vi e’ un vincolo comunitario denominato “Sic”, in virtù di una particolare muschio selvatico che cresce con quelle quantità solamente in quel terreno e solo grazie alla presenza del marmo travertino. Tradotto: l’area potrebbe non essere edificabile. E la Euroiset potrebbe non avere alcun interesse – finché il vincolo non verrà rimosso, cosa tutt’altro che scontata – a investire dieci volte il prezzo pagato per aggiudicarsi il terreno. “E’ in corso l’indagine di un botanico per capire se esistono altre zone di pari importanza che possano rispecchiare l’habitat per questa pianta”, afferma ancora l’assessore Ioannilli, che poi aggiunge: “Vanno avanti gli incontri con il privato e la Regione Lazio per studiare insieme il percorso. Il Comune di Tivoli non ha certo i soldi da investire nella bonifica”.

TIVOLI POTREBBE INTERVENIRE “IN SOLIDO” – E’ evidente che la trafila burocratica, al di là dei buoni propositi, potrebbe andare avanti per anni. “La Regione Lazio dovrebbe intervenire in maniera coatta – attacca Innocenti – sequestrare l’area e bonificarla in danno”. In realtà, come spiegano a IlFattoQuotidiano.it gli uffici dell’Ente regionale, si tratta di un procedimento che potrebbe portare avanti fin da subito proprio il Comune di Tivoli.

Secondo il decreto legislativo 152/2006, art. 192, chiunque abbandona rifiuti di qualsiasi genere sul suolo “è tenuto a procedere alla rimozione, all’avvio a recupero o allo smaltimento dei rifiuti ed al ripristino dello stato dei luoghi in solido con il proprietario e con i titolari di diritti reali o personali di godimento sull’area”, motivo per il quale “il Sindaco dispone con ordinanza le operazioni a tal fine necessarie ed il termine entro cui provvedere, decorso il quale procede all’esecuzione in danno dei soggetti obbligati ed al recupero delle somme anticipate”.

ORDINANZE E MAGISTRATURA: NULLA DI FATTO – Le ordinanze del sindaco Proietti ci sono state, e sono datate ormai 12 febbraio e 6 giugno 2015. Da allora si sono susseguiti da parte del Comune tiburtino esposti e diffide alla Procura di Tivoli e al Noe dei Carabinieri – di cui per il momento non si registrano effetti – oltre a 24 interventi di bonifica in altrettanti siti nelle aree circostanti. Ma la Frigo Valley, e tutto ciò che ne deriva, è ancora lì ad affacciarsi minacciosa sul quadrante est della Città Eterna.

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