Il giornalista, intervistato dal Foglio, torna sulla vicenda del cronista de la Stampa a cui è stato negato l'accredito alla manifestazione: "I giornalisti hanno il diritto di essere critici, persino faziosi". E aggiunge: "All'inizio non avevo capito cosa fosse successo. Una cosa inaccettabile"
“E’ stata una scelta personale di Davide Casaleggio. Una decisione sua. Sbagliata. E che io non condivido in nessun modo”. Gianluigi Nuzzi, intervistato da il Foglio, torna sulle polemiche per l’allontanamento del giornalista Jacopo Iacoboni da Sum#02 , festival organizzato dall’associazione Gianroberto Casaleggio a Ivrea lo scorso 8 aprile. Il giornalista, membro dell’associazione e tra i presentatori della manifestazione, aveva in un primo momento motivato la decisione dicendo che il cronista si era presentato con un “badge tarocco”. Ora dice: “A Ivrea non avevo capito quello che era successo. Ero stato informato male“. Nelle scorse ore Davide Casaleggio, con un post su Facebook, ha specificato che la scelta di vietare l’accredito a Iacoboni è dovuta ad alcuni articoli scritti sulle condizioni di salute del padre pochi giorni prima che morisse: “In un evento per ricordare il pensiero e gli ideali di mio padre”, si legge, “mi sono chiesto se lui avrebbe voluto che ci fosse una persona tanto meschina. E sulla risposta non ho avuto alcun dubbio”.
Nuzzi, parlando al Foglio, torna sullo scambio di battute avuto con il direttore del TgLa7 Enrico Mentana dal palco di Ivrea. “Mi stavo organizzando nel retropalco per l’incontro pubblico. In una situazione in cui dovevo gestire decine di cose, quando a un certo punto ho saputo che una persona si era intrufolata in sala con un badge taroccato, un accredito fasullo. Così, quando Mentana ha citato il fatto, io ho ripetuto quello che sapevo, che credevo di sapere, davanti a tutti. Perché obbiettivamente entrare con un badge falso non è il massimo della vita, specialmente perché lì i posti sono pochi, appena mille”. Quindi aggiunge: “Io mi ero fermato alla questione formale. Ho sbagliato. Ma bisogna tenere conto del contesto. Ce n’erano altri che non riuscivano ad accreditarsi. C’era un operatore della Rai che non era potuto entrare. Su mille persone in sala, io mi ero battuto per avere il maggior numero di giornalisti possibile: cinquanta. Ma questo ormai non ha nessuna importanza. Perché domenica sera ho capito quello che era successo veramente. Anzi ho avuto la certezza che il giornalista era stato escluso perché sgradito al presidente dell’associazione. Una cosa inaccettabile“.
Per quanto riguarda il rapporto tra giornalisti e Movimento, Nuzzi continua: “I giornalisti hanno il diritto di essere critici, persino faziosi. Davide però ha un atteggiamento diverso. Lui dice: ‘Questo signore ha infangato mio padre, e io non lo faccio entrare in una giornata dedicata alla sua memoria’. Personalmente non sono affatto d’accordo, nemmeno con questo ragionamento. Spesso con Davide abbiamo posizioni diverse. D’altra parte avevo discussioni accese anche con Gianroberto”. E osserva: “Non credo che Davide sia un leader così importante nel Movimento. Davide è una voce“.
Infine, a chi lo accusa di conflitto d’interessi essendo sua moglie responsabile dell’agenzia VisVerbi che ha gestito i rapporti con la stampa a Ivrea, Nuzzi replica: “Mia moglie fa l’imprenditrice, fa il suo mestiere. Mentre io sono un volontario dell’associazione Casaleggio, che ho aiutato a crescere da privato cittadino. Mia moglie ha organizzato l’ufficio stampa. Certo. Ma tra le due cose non c’è rapporto. Quello del conflitto d’interessi è un pensiero così malizioso, e non veritiero, che faccio persino fatica a percorrerlo. Cosa c’entra? Valentina organizza rassegne culturali per qualsiasi tipo di committente”.